Settimana corta in Italia, c’è la svolta: il governo dice sì, ecco perché

Giorgia Bonamoneta

2 Luglio 2023 - 23:05

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La settimana corta entra negli obiettivi del governo Meloni e lo fa occupando posto nel Piano nazionale per l’energia e il clima. La svolta sulle abitudini lavorative.

Settimana corta in Italia, c’è la svolta: il governo dice sì, ecco perché

La settimana corta potrebbe entrare a gamba tesa nel sistema e nelle abitudini di lavoro italiane grazie ai nuovi target europei per la riduzione delle emissioni. Il piano del governo per ridurre le emissioni passerà anche attraverso l’accelerazione sullo smart working e la settimana corta, almeno questo è quello che è emerso dal Piano nazionale per l’Energia e il Clima inviato all’Europa.

Tra le tante iniziative messe in campo per ridurre i consumi c’è la necessità di porre maggiore attenzione alle misure che limitano gli spostamenti dei lavoratori, tra cui la settimana corta e lo smart working. Queste sono alternative solide al sistema del lavoro attuale, perché provate in altri Paesi e soprattutto sono alternative sostenibili per raggiungere gli obiettivi energetici e velocizzare la transizione ecologica.

Fin da subito era chiaro che la digitalizzazione del Paese prometteva un diverso approccio al lavoro e ora, con la firma del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin sembra concretizzarsi. Ecco i dettagli della svolta del governo Meloni sulla settimana corta, lo smart working e più in generale sull’efficientamento energetico e sostenibile dell’Italia.

La settimana corta negli obiettivi energetici: c’è la svolta del governo

Nel Piano nazionale per l’Energia e il Clima, che il governo ha inviato all’Europa, è presente una svolta sulla settimana corta. Dopo la decisione di diverse realtà (grandi aziende che hanno introdotto la settimana corta) per incrementare forme diversificate di settimana corta, anche il governo sembra voler andare in questa direzione.

Il regolamento Ue 2023/857 (Effort Sharing o ESR) fissa degli obiettivi su trasporti, immobiliare, industria, rifiuti e molto altro. L’idea è quella di ridurre del 43,7% le emissioni di CO2 rispetto al 2005. Gli obiettivi sono ambiziosi, ma per raggiungere la quota di riduzione delle emissioni “sarà necessario avviare da subito una significativa riduzione delle emissioni pari a oltre il 30% rispetto ai livelli del 2021, da conseguirsi prevalentemente nei settori trasporti, civile e agricoltura”, ha detto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Nel documento si pone l’accento sulle possibili iniziative da mettere in campo, tra cui la riduzione dei consumi per il settore lavoro. Da qui l’idea di ridurre gli spostamenti con politiche a favore dello smart working e la settimana corta lavorativa. “Occorrerà - si ha spiegato il ministro - un utilizzo pieno della digitalizzazione del Paese e della conseguente riduzione di spostamenti fisici, oltre alla promozione della mobilità dolce e degli strumenti per la pianificazione della mobilità”.

Riduzione dei consumi: edifici ed efficienza energetica

Un ulteriore focus, oltre i trasporti, è il potenziamento per l’efficienza energetica nel settore residenziale. Nei documenti inviati all’Europa vengono infatti introdotte misure per promuovere l’efficienza energetica e sono identificati nuovi strumenti a tal fine. L’obiettivo è quello di coinvolgere i privati e il settore pubblico nella riqualificazione del parco edilizio esistente.

Come si legge:

Il settore civile (edifici) dovrà essere aggredito combinando misure per l’efficienza e l’impiego delle rinnovabili, nonché misure di cambiamento comportamentale che mirino alla riduzione della domanda di energia.

Fondamentale l’impiego delle rinnovabili, non solo per le case indipendenti. Tra iniziative anche azioni per comportamenti corretti che mirano alla riduzione della domanda di energia.

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