Movida e rumori notturni, quando è il Comune a pagare il risarcimento ai residenti

Ilena D’Errico

4 Giugno 2023 - 18:55

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Movida insopportabile, musica, rumori e schiamazzi che tengono svegli i residenti fino a tarda notte. Ecco quando si può chiedere il risarcimento al Comune.

Movida e rumori notturni, quando è il Comune a pagare il risarcimento ai residenti

La movida e i rumori notturni possono seriamente compromettere la qualità della vita dei cittadini. Schiamazzi e musica alta in orari inappropriati possono infatti creare dei veri e propri danni ai residenti, tecnicamente possono perfino ledere il loro diritto alla salute. Ci sono fascicoli e fascicoli di cause civili sul punto, peraltro spesso simili fra loro. Di solito pervengono richieste di risarcimento nei confronti dei diretti trasgressori, dei proprietari di casa o del locale, a seconda del luogo da cui provengono i rumori.

Proprio oggi, però, si è creato un nuovo precedente giuridico: il risarcimento dovuto dal Comune di competenza. Vediamo cosa è successo e quando potrebbero ripresentarsi le possibilità di chiedere il risarcimento al Comune a causa della movida incontrollata.

Risarcimento per i rumori notturni, la responsabilità del Comune: le sentenze

La Corte di cassazione ha emanato una sentenza riguardo alla causa avanzata nel 2012 da una coppia residente a Brescia. In particolare, Gianfranco Paroli (fratello dell’allora sindaco Adriano) e sua moglie, Piera Nava, hanno denunciato l’insostenibile caos notturno che perdurava nelle strade pubbliche, a causa degli affollamenti nei locali.

La prima sentenza è arrivata nel 2017, quando il tribunale di Brescia ha sancito la responsabilità del Comune condannandolo al pagamento di un risarcimento di oltre 50.000 euro (20.000 euro a persona per il danno non patrimoniale, 9.000 per il danno patrimoniale, oltre alle spese legali).

Oltretutto, il tribunale ha ordinato al Comune di Brescia di attivarsi per riportare le immissioni entro la soglia della normale tollerabilità e di predisporre e di predisporre una vigilanza nelle sere dal giovedì alla domenica per il periodo fra maggio e ottobre, in quanto più colpito dalla problematica.

Questa prima sentenza favorevole alla responsabilità dell’ente è stata tuttavia ribaltata dagli esiti dell’appello, in quanto i giudici hanno ritenuto che il Comune non avesse specifici obblighi a riguardo (escludendo il mantenimento della quiete pubblica) e ritenendo che non spettasse al tribunale ordinario la regolamentazione delle pubbliche amministrazioni.

La coppia ha quindi presentato ricorso alla Cassazione e la Corte ha confermato la sentenza dei giudici di primo grado. In particolare, la Cassazione ha sottolineato che il Comune – in quanto ente pubblico – ha il dovere di tutelare il diritto alla salute dei residenti e di rispettare “le regole tecniche o i canoni di diligenza e prudenza nella gestione dei propri beni”.

Quando è il Comune a pagare il risarcimento per le immissioni rumorose

L’esito della causa fra la coppia e il Comune di Brescia non va certo a concretizzare un’automatica responsabilità del Comune. Allo stesso tempo, è innegabile il peso di un precedente giuridico fornito dalla Corte di cassazione. Così, è assai probabile che la giurisprudenza inizi a seguire questo filone, perlomeno limitatamente alle situazioni analoghe o assimilabili.

È quindi importante capire quali sono le basi normative e i dettagli concreti che hanno motivato la sentenza degli Ermellini. Il punto di partenza è chiaramente la presenza di immissioni rumorose superiori alla normale tollerabilità, che avrebbero dovuto essere represse dal Comune per via del loro svolgimento in una strada pubblica.

Oltretutto, il Comune di Brescia non ha apportato nessun cambiamento per risolvere la situazione, nemmeno dopo la segnalazione dei cittadini. I giudici di Cassazione hanno infatti ribadito che non può essere compressa la tutela dei privati che lamentano una lesione del diritto alla salute.

Quest’ultimo è infatti garantito dall’articolo 37 della Costituzione, secondo cui:

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

La Corte ha poi sottolineato che anche il diritto di proprietà e della vita familiare sono meritevoli della tutela pubblica, in particolar modo quando la lesione proviene da un area di competenza pubblica. Così, il Comune e in genere le pubbliche amministrazioni possono essere condannate al risarcimento danni, dovuti alla lesione dei diritti citati, ma anche a obblighi atti a ridurre le immissioni acustiche.

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