Quando è obbligatorio cambiare residenza

Ilena D’Errico

6 Marzo 2024 - 22:24

condividi

Cambiare residenza è utile per utilizzare i servizi pubblici ed essere reperibili, ma per alcune persone si tratta di un vero e proprio obbligo. Ecco quando e cosa rischia chi non lo rispetta.

Quando è obbligatorio cambiare residenza

Raramente si considerano i possibili obblighi relativi alla residenza. La maggior parte delle persone si limita a spostarla quando si trasferisce oppure nemmeno in quei casi, dimenticandosene completamente. Questa pratica non è fra le più utili, perché cambiare la residenza in modo che coincida con quella reale permette di accedere ai servizi pubblici e di essere reperibili.

Non aver cambiato la residenza può comportare grossi disagi e, come approfondiremo, anche spese non indifferenti. Al di là di ciò, in alcuni casi il cambio di residenza è obbligatorio. Il soggetto in questione non deve solo farlo per evitare inconvenienti, ma vi è tenuto per legge. Le conseguenze sono variabili a seconda del motivo per cui esiste l’obbligo, ma possono essere anche gravi. Ecco cosa c’è da sapere.

Il cambio di residenza è obbligatorio?

Secondo il Codice civile, la residenza corrisponde alla dimora abituale del cittadino, quel luogo in cui pernotta e trascorre la maggior parte del tempo. Altro non è che l’abitazione principale. Questo dato pubblico risulta con l’iscrizione nei registri dell’Anagrafe comunale ed è necessario per usufruire dei servizi pubblici (tra cui la sanità e l’istruzione) ed essere reperibili per le comunicazioni ufficiali, compresi gli atti giudiziari.

Avendo questa rilevanza, la residenza anagrafica deve sempre coincidere con la dimora abituale del cittadino e di fatto il cambio è sempre obbligatorio quando la dimora varia. Allo stesso tempo, al di fuori di alcune particolari situazioni, non ci sono vere e proprie sanzioni dirette. Chi non ha cambiato la residenza rischia comunque delle conseguenze, relative alle funzioni collegate.

Tecnicamente, il cambio di residenza è obbligatorio in presenza di un trasferimento definitivo. Non è obbligatorio né proficuo spostare la residenza per trasferimenti temporanei, situazioni in cui è utile modificare invece la dimora.

Cosa rischia chi non fa il cambio di residenza

Come anticipato, al di fuori delle ipotesi specifiche, il mancato cambio di residenza comporta vari fastidi, ecco quelli principali.

  • Prestazioni sanitarie: in una Regione diversa da quella in cui si ha la residenza è possibile effettuare visite ed esami con il Ssn, ma non usufruire del medico di famiglia e del pediatra di libera scelta, per i quali è richiesto il pagamento della visita. Per ovviare al problema, è necessario presentare richiesta esclusivamente per motivi di salute, vacanze, studio o lavoro.
  • Scuola pubblica: come per la sanità, anche la scuola pubblica è accessibile su tutto il territorio italiano, indipendentemente dalla residenza. Per i gradi non obbligatori, tuttavia, l’iscrizione può essere subordinata alla residenza limitrofa, ciò vale per asilo nido e scuola dell’infanzia. Anche per gli altri gradi, tuttavia, è spesso data precedenza ai residenti limitrofi, con possibilità che l’alunno sia indirizzato presso una scuola vicina alla residenza.
  • Notifiche: per la maggior parte delle persone, il domicilio è insieme alla residenza. Non spostandoli, tutte le notifiche consegnate si considerano notificate, compresi atti giudiziari, richieste di pagamento e così via. Il problema non si pone se il cittadino ha diverso domicilio.
  • Irreperibilità: il Comune può effettuare (anche dietro segnalazioni) appositi controlli per verificare la residenza. Appurando che il soggetto non vive lì procede con la cancellazione, così che il cittadino rimane senza residenza e i diritti correlati (diritto di voto, rinnovo dei documenti di riconoscimento, prestazioni sanitarie e così via).

Affittare un immobile

Il cambio di residenza è obbligatorio per il locatore che dà in affitto l’immobile in cui viveva e deve essere fatto in tempi brevi, coerentemente con la stipula del contratto. Se il proprietario non cambia residenza risulta infatti convivente con gli inquilini, i quali possono recarsi all’Anagrafe comunale per verificare il dato e chiedere la cancellazione della residenza.

Ovviamente, non deve cambiare residenza il locatore che affitta solo parte dell’immobile e continua a vivere nell’altra metà oppure a un differente piano dell’appartamento. Ipoteticamente, il proprietario mantiene legittimamente la residenza anche quando vive con i conduttori, se questi ultimi sono d’accordo.

Agevolazioni fiscali

Infine, il cambio di residenza è obbligatorio anche per usufruire di determinate agevolazioni fiscali correlate all’abitazione. Le principali sono senza dubbio il bonus prima casa e l’esenzione Imu. Per il primo è richiesto il cambio di residenza nello stesso Comune della casa entro 18 mesi, pena una sanzione pari al 30% dell’imposta.

Riguardo all’esenzione Imu, invece, non è possibile fruirne senza che il richiedente abbia la residenza nell’abitazione in questione.

Iscriviti a Money.it

Correlato