Pensione a 63 anni nel 2025 (e non è una buona notizia)

Simone Micocci

4 Aprile 2024 - 09:48

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Riforma delle pensioni, poche risorse nel 2025: potrebbe arrivare Quota 104 (in sostituzione di Quota 103).

Pensione a 63 anni nel 2025 (e non è una buona notizia)

Come noi di Money.it vi abbiamo anticipato, il Documento di Economia e Finanza in arrivo la prossima settimana sul tavolo del Consiglio dei Ministri non conterrà alcuna anticipazione sulla riforma delle pensioni. Il governo, d’altronde, non sa ancora cosa farà a riguardo.

Attualmente, infatti, le stime di crescita dell’economia sono contenute - anzi la percentuale dell’1% stimata nel Def sembra essere persino troppo ottimistica - e da parte della Bce non è arrivata ancora quell’apertura a un taglio dei tassi di interesse che aiuterebbe a liberare delle risorse per la prossima manovra finanziaria.

Per questo motivo pensare oggi che il 2025 possa essere l’anno della riforma delle pensioni promessa dal Centrodestra già in campagna elettorale appare alquanto irrealistico.

Anzi, semmai il rischio è che dopo le modifiche approvate nella scorsa manovra possa esserci un ulteriore peggioramento delle regole per l’accesso alla pensione, con l’introduzione di una nuova forma di pensionamento che consentirebbe l’accesso alla pensione a 63 anni di età. Il che può sembrare una notizia positiva se rapportata al fatto che oggi per accedere alla pensione di vecchiaia sono necessari 67 anni di età, ma non è così. Nelle intenzioni del governo, infatti, questa misura andrebbe a sostituire l’attuale Quota 103, con la quale è sufficiente un’età di 62 anni per il pensionamento.

La difficoltà della riforma delle pensioni, l’ammissione di Giorgetti

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è stato sempre piuttosto franco rispetto alle difficoltà di approvare in Italia una riforma delle pensioni in sostituzione delle regole imposte dalla legge Fornero.

Già lo scorso anno, alla luce degli ultimi dati sul tasso di natalità che registrarono un record storico per l’Italia, il ministro ha spiegato che alle condizioni attuali non c’è una riforma delle pensioni sostenibile per l’Italia.

Dichiarazioni che di fatto hanno rimandato qualsiasi discussione su una riforma a un futuro indeterminato.

Tuttavia, le speranze di chi attende con ansia il superamento delle regole imposte dalla Fornero si sono riaccese quando la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha rilanciato l’intenzione del suo governo di approvare una riforma strutturale e sostenibile entro la fine della legislatura, ipotesi confermata anche dalla ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone che tuttavia ha aggiunto:

“È ancora presto per parlarne”.

A conferma che ogni discorso su un cambio delle pensioni è prematuro arriva puntuale il Def di aprile che come ammesso da Giorgetti “avrà un contenuto assai asciutto”.

Nessun sbilanciamento sulle pensioni, né tantomeno sulla nuova riforma Irpef: si tratta di un Documento da calare in un “contesto estremamente complicato” e che per questo motivo richiede più tempo per riflettere sulle misure da introdurre.

L’eredità costosa dell’ultima legge di Bilancio può comportare un peggioramento delle regole di pensionamento

Va detto che l’ultima legge di Bilancio ha lasciato al governo un’eredità costosa. Nella prossima manovra, infatti, prima di pensare alle nuove misure bisognerà innanzitutto trovare le risorse per confermare:

  • lo sgravio contributivo in busta paga scongiurando così una riduzione degli stipendi;
  • l’aliquota Irpef del 23% (anziché del 25%) per il secondo scaglione;
  • l’aumento straordinario del 2,7% per le pensioni inferiori al minimo;
  • Ape Sociale e Opzione Donna;
  • Quota 103.

Proprio per quest’ultima misura, che negli ultimi due anni ha consentito l’accesso alla pensione con 41 anni di contributi e 62 anni di età (ma nel 2024 solo per chi accetta un ricalcolo contributivo dell’assegno) sono in corso delle riflessioni.

Se da una parte la soluzione più semplice sembra essere quella di prorogarla per almeno un altro anno, e poi sperare in condizioni più favorevoli nel 2026, nelle ultime ore sono in ascesa le quotazioni per un peggioramento della misura che verrebbe portata a 63 anni di età mantenendo stabile il requisito dei 41 anni di contributi.

Da Quota 103 a 104 quindi, il che comprometterebbe le possibilità di andare in pensione nel 2025 per tutti i nati nel 1963. Come anticipato è comunque presto per fare previsioni, ma quel che sembra essere certo è che difficilmente nel 2025 si potrà andare in pensione in anticipo rispetto all’anno corrente.

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