Mercati nervosi, la Terza guerra mondiale è inevitabile?

Violetta Silvestri

15/04/2024

15/04/2024 - 09:19

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I mercati oggi iniziano la settimana carica di tensione dopo l’attacco dell’Iran a Israele: sarà Terza guerra mondiale? In attesa di capire cosa accadrà, azioni e materie prime oscillano.

Mercati nervosi, la Terza guerra mondiale è inevitabile?

I mercati oggi si risvegliano in un clima di incertezza, con lo sguardo rivolto al Medio Oriente.

Sebbene la principale preoccupazione degli investitori finora sia stata la politica monetaria della Fed, con l’attesa per il taglio dei tassi che si fa sempre più lunga, l’attacco missilistico di Iran su Israele del fine settimana ha fatto suonare l’allarme Terza guerra mondiale. Uno scenario così estremo è davvero possibile?

La minaccia di una guerra aperta che scoppi tra gli acerrimi nemici del Medio Oriente e che si trascini negli Stati Uniti ha impattato sul sentiment egenerale. Il presidente americano Joe Biden ha avvertito il primo ministro Benjamin Netanyahu che gli Stati Uniti non prenderanno parte alla controffensiva contro l’Iran.
Israele ha detto però che la sua “campagna non è ancora finita”.

Un senso di nervosismo ha quindi pervaso i mercati asiatici a causa delle crescenti tensioni geopolitiche, con il Nikkei giapponese e l’Hang Seng di Hong Kong in calo. Gli indici cinesi, però, stanno chiudendo in rialzo e anche i futures sulle azioni Usa sono in amento. Il prezzo dell’oro è balzato di nuovo, mentre il dollaro è rimasto stabile.

L’Iran attacca Israele e spaventa i mercati: cosa succede?

Mercati all’insegna del nervosismo oggi, anche se una vera disfatta non si è verificata in Asia.

I titoli cinesi, infatti, sono stati un’eccezione nella regione inquieta per le dinamiche geopolitiche in Medio Oriente, e sono balzati grazie al rinnovato sostegno normativo da parte di Pechino. Venerdì il Consiglio di Stato si è impegnato a inasprire i criteri di quotazione delle azioni, a reprimere le vendite illegali di azioni e a rafforzare la supervisione sui pagamenti dei dividendi.

Gli investitori rimangono in una modalità di attesa prima di piazzare nuove scommesse su asset rischiosi dopo l’escalation di sabato delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente. Il Cboe Volatility Index, o VIX, noto come indicatore della paura di Wall Street, si aggira intorno ai massimi di cinque mesi.

Gli attacchi di ritorsione dei droni iraniani contro Israele sabato hanno infatti spaventato i mercati e riacceso la corsa a beni rifugio come l’oro. L’impennata del metallo sta beneficiando anche di un dollaro Usa ampiamente più debole e stabile finora.

I prezzi del petrolio sono stati scambiati al ribasso in Asia, anche se alcuni analisti hanno affermato che ciò è dovuto al fatto che il rischio di quella che l’Iran ha chiamato ritorsione era già stato scontato la scorsa settimana. I trader aspettano di vedere se le preoccupazioni di una guerra più ampia effettivamente si concretizzeranno.

I futures del Brent oscillano intorno ai 90 dollari al barile, dopo aver toccato il massimo di circa sei mesi venerdì. L’aumento è stato del 17% su base annua, mentre i futures del greggio statunitense hanno guadagnato il 19% da inizio anno.

Qualsiasi ulteriore rialzo del greggio verso i 100 dollari al barile sarà una notizia sgradita per i banchieri centrali che combattono l’aumento dei prezzi al consumo, con il rapporto sull’inflazione negli Stati Uniti della scorsa settimana, più caldo del previsto, che continua a riverberarsi sui mercati.

Con gli investitori già scossi dall’inflazione vischiosa e dalla prospettiva di tassi di interesse più alti per un periodo più lungo, l’escalation della crisi in Medio Oriente potrebbe iniettare nuova volatilità nei mercati. Mentre il conflitto si allarga, molti sostengono che il petrolio potrebbe rimbalzare e si aspettano una fuga verso i titoli del Tesoro, l’oro e il dollaro, insieme a ulteriori perdite del mercato azionario.

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