Perché l’Iran ha attaccato Israele?

Alessandro Nuzzo

14/04/2024

14/04/2024 - 10:20

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I timori dei giorni scorsi si sono rivelati fondati e l’Iran ha lanciato centinaia di droni e missili contro Israele. Vediamo cosa si cela dietro questo attacco.

Perché l’Iran ha attaccato Israele?

I servizi di intelligence degli Stati Uniti avevano percepito l’allarme già alcuni giorni fa invitando l’Iran a non avviare un attacco contro Israele. Invito però non accolto dal regime degli Ayatollah che nella notte tra sabato 14 e domenica 15 aprile, hanno lanciato circa 300 tra droni e missili dal proprio territorio e verso lo Stato ebraico.

Per fortuna la contraerea israeliana, supportata anche da caccia statunitensi e francesi, è riuscita ad intercettare e abbattere il 99% dei missili. Solo alcuni sono riusciti a bucare la difesa israeliana raggiungendo la base aerea di Nevatim nel sud di Israele, causando però solo danni leggeri. Senza dubbio l’attacco diretto dell’Iran a Israele segna una svolta nel rapporto tra i due Stati. Un rapporto la cui tensione proviene da lontano ma che fino ad ora non aveva portato mai l’Iran a compiere un attacco di questo genere nei confronti del territorio israeliano. Lo Stato guidato da Netanyahu ha già annunciato che la risposta all’attacco arriverà con prepotenza nei prossimi giorni. Insomma c’è il serio rischio dell’inizio di un conflitto che rischia poi di allargarsi.

Ma cosa si nasconde dietro l’attacco dell’Iran ad Israele? Qual è il motivo? Ecco la risposta.

La risposta dell’Iran all’attacco subito lo scorso 1° aprile

L’attacco effettuato dall’Iran a Israele nel corso della notte tra sabato e domenica è stata più una dimostrazione di forza da parte dello Stato regime degli Ayatollah che un attacco effettuato con la volontà di creare danni. Difatti il 99% dei missili è stato intercettato e abbattuto dalla contraerea e soltanto alcuni hanno raggiunto una base creando danni leggeri.

Resta però comunque un attacco diretto nei confronti di un altro Stato che potrebbe portare ad una risposta alquanto violenta di Israele che a sua volta potrebbe portare ad una nuova risposta ancora più violenta dell’Iran. «Se il regime israeliano dovesse commettere nuovamente un’aggressione militare, la risposta dell’Iran sarà sicuramente e decisamente più forte e più risoluta», hanno fatto sapere infatti da Teheran.

Ufficialmente l’attacco di sabato è una risposta dell’Iran agli attacchi subiti lo scorso 1° aprile, quando nel corso di un raid missilistico fu colpita la sezione consolare dell’ambasciata iraniana a Damasco, in Siria. Un attacco preciso con l’ordigno che ha colpito precisamente una sala riunioni uccidendo diverse persone, tra cui Mohamed Reza Zahedi, figura di spicco delle Guardie della rivoluzione iraniane. Di quell’attacco gli Stati Uniti hanno detto di non esser stati informati e Israele non lo ha mai rivendicato. La sua mano però sul raid è evidente. La tensione tra i due Stati proviene da lontano. È da decenni che l’odio tra Iran e Israele è lì, latente. Lo Stato ebraico soffre molto l’influenza che l’Iran ha sulle milizie libanese di Hezbollah così come sugli Houthi dello Yemen o le milizie irachene sciite.

L’ultimo attacco consolare aveva l’obiettivo di contrastare l’ampia presenza politico-militare dell’Iran in Siria. L’uccisione di importanti alti ufficiali militari limiterà nel breve periodo il lavoro iraniano.

Israele dall’ottobre scorso non sta combattendo soltanto una guerra nella Striscia di Gaza ma deve gestire anche nel Nord del paese una guerra con gli Hezbollah al confine con il Libano. Scopo degli Hezbollah è impegnare parte delle forze armate israeliane per impedirgli di usare l’intera forza su Gaza. Ma Tel Aviv sta rispondendo con la forza e nelle ultime settimane ha alzato il livello dello scontro.

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