Smart working, nuove regole: cosa può cambiare per settore pubblico e privato

Simone Micocci

05/01/2022

05/01/2022 - 10:47

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Possibile l’introduzione di nuove regole per lo smart working: il nuovo picco di contagi impone riflessioni per il lavoro agile, tanto per il settore pubblico quanto per il privato.

Smart working, nuove regole: cosa può cambiare per settore pubblico e privato

L’aumento dei contagi dovuto dalla diffusione della variante Omicron impone delle riflessioni sullo smart working. Il Governo lo sta facendo in queste ore e le nuove regole - che dovrebbero riguardare tanto il settore pubblico quanto quello privato - dovrebbero essere messe nere su bianco nel nuovo decreto che verrà approvato oggi, nel quale si parlerà anche di obbligo vaccinale.

Mario Draghi e i ministri interessati, Andrea Orlando per il Lavoro e Renato Brunetta per la Pubblica Amministrazione, ne hanno già parlato e il premier ha fatto capire che bisognerà superare le varie divergenze in quanto un ritorno allo smart working appare comunque necessario. Ricordiamo, infatti, che solamente qualche giorno fa il Ministro Brunetta aveva espresso i propri dubbi riguardo a un ritorno allo smart working nella Pubblica Amministrazione, confermando che la presenza in ufficio della maggior parte dei lavoratori - nonostante le richieste dei sindacati - non è in discussione.

Tuttavia, Mario Draghi ha spiegato di dover in qualche modo bilanciare la necessità di mantenere le scuole aperte: ecco perché si è deciso di puntare ancora sullo smart working, potenziando le percentuali attualmente previste.

Smart working nella Pubblica Amministrazione

Il Ministro Brunetta continua dunque a essere contrario all’introduzione dello smart working massiccio nella Pubblica Amministrazione, ma in ogni caso dovrà accettare la decisione presa da Mario Draghi.

Dovrebbe tuttavia esserci un compromesso, ossia quello d’imporre il lavoro a distanza nel pubblico impiego ma utilizzando le regole già previste. Per le amministrazioni, quindi, approfittare dello smart working non sarà una possibilità ma un obbligo, nel rispetto delle percentuali oggi previste.

Un utilizzo esteso che dovrebbe far sì che lo smart working interesserà circa 1 lavoratore su 2 nella Pubblica Amministrazione, in quanto la percentuale prevista sarebbe del 49%.

Massima flessibilità a disposizione delle singole amministrazioni le quali potranno programmare una rotazione di personale che sia settimanale, mensile e plurimensile. Dunque, fonti del ministero confermano la linea intrapresa dal Ministro Brunetta: nonostante le pressioni di Draghi non ci sarà un ritorno in massa allo smart working nella Pubblica Amministrazione visto che ci sono tutti gli strumenti per garantire la sicurezza dei lavoratori e degli utenti.

Smart working nel settore privato

Con lo stesso provvedimento poi dovrebbero esserci novità anche per il settore privato. Sembra, come riportano le ultime indiscrezioni, che sia stato lo stesso Brunetta a voler coinvolgere anche il Ministro del Lavoro Andrea Orlando, così da estendere il potenziamento dello smart working anche nel settore privato.

Qui la percentuale di lavoratori autorizzati a lavorare da remoto dovrebbe essere persino maggiore: si parla della facoltà per le aziende di autorizzare anche uno smart working al 100%, permettendo dunque a tutti i lavoratori di prestare servizio da remoto, laddove possibile ovviamente.

Uno strumento che comunque sembra già essere utilizzato da molte aziende, specialmente adesso che tra isolamenti e quarantene si rischia di restare senza personale. Lo smart working sembra essere lo strumento più sicuro, anche alla luce del fatto che - differentemente da quanto emerso nei giorni scorsi - sembra che il super green pass non verrà esteso ai lavoratori.

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