Varco di Rafah: cos’è e perché si rischia una catastrofe nella guerra Isreale-Hamas

Alessandro Cipolla

14 Febbraio 2024 - 12:15

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La guerra non si ferma e adesso Israele per debellare Hamas sarebbe pronta a un’azione militare a Rafah: i timori per una catastrofe umanitaria e perché l’Egitto non apre il varco.

Varco di Rafah: cos’è e perché si rischia una catastrofe nella guerra Isreale-Hamas

Che cos’è il varco di Rafah? Da quando è scoppiata la nuova guerra tra Israele e Hamas - ormai in corso da oltre 4 mesi con un bilancio complessivo finora di oltre 30.000 morti di cui più di 20.000 donne o bambini - molto si sta parlando di questo luogo ora al centro di un autentico intrigo internazionale.

È bene allora chiarire subito di cosa stiamo parlando: il varco di Rafah è un confine internazionale che divide l’Egitto e la striscia di Gaza; la sua creazione è frutto dell’accordo di pace tra Israele e Il Cario dopo la guerra del 1979.

Per capire ancora meglio perché ora si sta parlando così tanto di Rafah in questa guerra, bisogna dare uno sguardo alla mappa di questo territorio che divide la striscia di Gaza dall’Egitto.

Mappa varco Rafah Mappa varco Rafah Fonte Cursdeguvernare

Come ben noto la striscia di Gaza è un’enclave palestinese incastonato tra Israele, Egitto e il Mediterraneo. Al suo interno vivono 2,3 milioni di persone - il 43% sono bambini - in quella che è stata definita come la più grande prigione a cielo aperto del mondo.

Al momento l’83% della popolazione della striscia di Gaza è sfollata con 1,7 milioni di persone che vivono nei campi profughi gestiti dall’Unrwa, l’organizzazione dell’Onu a cui l’Italia - insieme ad altri Paesi occidentali - ha sospeso i finanziamenti dopo le accuse di Israele a 12 dipendenti di aver collaborato con Hamas nell’attacco del 7 ottobre.

Varco di Rafah: perché è importante nella guerra Israele-Hamas

Con lo scoppio della guerra la popolazione civile della striscia di Gaza è come in trappola: Israele a Nord ed Est, il Mediterraneo pattugliato dagli israeliani a Ovest e l’Egitto a Sud, con il varco di Rafah che è stato chiuso da Il Cairo.

Quando Israele ha iniziato la sua operazione via terra nell’enclave, le autorità di Tel Aviv hanno invitato i civili palestinesi a spostarsi a Sud. In molti così da Gaza City si sono spostati verso l’altra grande città della striscia, Khan Yunis.

Dopo che l’esercito israeliano ha preso Gaza City, nell’inseguire i miliziani di Hamas ha messo nel mirino proprio Khan Yunis e, questa volta, ai civili è stato detto di andare verso Rafah dove al momento nei campi profughi ci sono oltre 1 milione di persone che vivono in condizioni disumane.

Adesso però Israele si sta preparando a invadere anche Rafah e, tutte queste persone, non possono più andare da nessuna parte visto che il varco è chiuso e non ci sono più altre grandi città: senza una soluzione, se l’esercito israeliano dovesse iniziare l’operazione militare sarebbe una catastrofe, una potenziale carneficina.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu nei giorni scorsi ha dato ordine di evacuare i civili da Rafah visto l’imminente attacco per stanare i battaglioni di Hamas, ma dove andrebbero tutte queste donne e bambini ancora è un mistero.

Perché il varco di Rafah è chiuso

Da quando c’è la guerra il varco di Rafah è stato utilizzato per far entrare nella striscia di Gaza aiuti militari e per evacuare alcuni civili; adesso l’unica frontiera transitabile esistente con l’Egitto è stata chiusa dalle autorità egiziane che hanno rafforzato i controlli inviando anche diversi carri armati.

L’Egitto in passato più volte è stato in guerra con Israele, con la Palestina e il Sinai nelle vesti di teatro di battaglia. Dopo lo scorso 7 ottobre il governo di Il Cairo è stato molto duro nei confronti di Netanyahu, minacciando Israele di sospendere la pace nel caso di un attacco a Rafah.

L’Egitto non vuole una fuga di massa dei civili palestinesi nel proprio territorio per un motivo molto semplice: a Il Cairo sono convinti che una volta spostate queste persone fuori dalla striscia di Gaza, Israele in futuro non gli permetterà di ritornare a casa vista anche la distruzione degli edifici civili da parte delle truppe dello Stato ebraico.

Una fuga di massa dei civili palestinesi dall’enclave sarebbe proprio uno degli obiettivi del governo israeliano, tanto che alcuni ministri hanno ipotizzato il loro trasferimento forzato in Africa: in caso di una annessione della Palestina dove si fanno molti figli, il timore di Israele è quello di ritrovarsi poi in minoranza all’interno del proprio Stato.

In mezzo a questo gioco politico e sotto le bombe ci sono più di un milione di civili palestinesi, vittime di questa guerra senza che di loro se ne possa parlare in tv per non essere tacciati di fare propaganda ad Hamas o di fomentare l’odio verso Israele.

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