Referendum taglio parlamentari: quanto risparmia lo Stato se vince il Sì?

Alessandro Cipolla

25/08/2020

Referendum taglio dei parlamentari: con la riforma voluta dal Movimento 5 Stelle lo Stato risparmierebbe lo 0,012% della sua spesa pubblica, ma per Carlo Cottarelli la stima dei pentastellati è troppo ottimistica.

Referendum taglio parlamentari: quanto risparmia lo Stato se vince il Sì?

Quanto risparmierebbe lo Stato con la vittoria del Sì al referendum per il taglio dei parlamentari? Una domanda questa che sta animando la campagna elettorale in vista dell’election day del 20 e 21 settembre.

Per il Movimento 5 Stelle, che ha voluto fortemente questa riforma, iniziata con il governo in tandem con la Lega e conclusa con quello giallorosso del Conte bis, grazie alla sforbiciata di 345 parlamentari lo Stato spenderà 100 milioni in meno ogni anno.

Nell’arco dei cinque anni di un’intera legislatura, salvo elezioni anticipate, il risparmio sarebbe di 500 milioni. Per l’Osservatorio dei conti pubblici guidato da Carlo Cottarelli, tuttavia, le minori spese annue saranno invece di 57 milioni di euro l’anno per un totale di 285 milioni nell’arco di una legislatura.

Rapportando il risparmio previsto dai 5 Stelle con il totale della spesa pubblica in Italia, l’incidenza sulle casse dello Stato proveniente dal taglio dei parlamentari sarà dello 0,012%. La riforma si conferma così una misura simbolica piuttosto che economica e di risparmio.

Taglio dei parlamentari: quanto risparmia lo Stato?

Così come avvenuto con il Reddito di Cittadinanza, il Movimento 5 Stelle con l’approvazione definitiva del taglio dei parlamentari è riuscito a mantenere una delle sue più importanti promesse elettorali.

Nel dettaglio, la riforma prevede dalla prossima legislatura un taglio del numero dei deputati (da 630 a 400) e dei senatori (da 315 a 200), per una sforbiciata totale di 345 parlamentari.

Dopo le 71 firme presentate da altrettanti senatori, si è reso necessario un referendum confermativo sulla riforma del taglio dei parlamentari che si terrà il prossimo 20 e 21 settembre.

In questa campagna elettorale referendario, molto si sta parlando dell’effettivo risparmio per lo Stato derivante dalla riforma. Per il Movimento 5 Stelle, con 345 parlamentari in meno, il risparmio annuo ammonterebbe a 100 milioni di euro.

Per l’Osservatorio sui conti pubblici di Carlo Cottarelli invece il risparmio lordo sarebbe di 53 milioni alla Camera e di 29 milioni al Senato. Un totale quindi di 82 milioni.

Tuttavia, per il professore il calcolo deve essere fatto al netto delle imposte e dei contributi pagati dai parlamentari proprio allo Stato, con il computo finale che quindi ammonterebbe a 57 milioni di euro l’anno.

Nei cinque anni di una legislatura per il Movimento 5 Stelle si risparmierebbero 500 milioni, mentre la stima di Carlo Cottarelli è di 285 milioni, poco più della metà di quanto calcolato dai pentastellati.

Se rapportiamo queste cifre alla spesa totale annua da parte dello Stato, che nel 2018 è stata di circa 847 miliardi al netto delle passività finanziarie, ci sarebbe un risparmio per i conti pubblici dello 0,012% stando ai numeri forniti dai 5 Stelle, dello 0,007% invece se ci riferiamo alle stime di Cottarelli.

Con la spesa totale che nel 2019 è aumentata fino a superare il tetto dei 900 miliardi, con la tendenza che è di un costante aumento anche per il futuro, entrambe le percentuali andrebbero ritoccate al ribasso poiché il risparmio dal taglio dei parlamentari rimarrebbe sostanzialmente invariato negli anni.

La riforma avrebbe un’incidenza contenuta anche per quanto riguarda i costi del Parlamento in generale, che nel 2017 hanno raggiunto la cifra di 1,8 miliardi di euro sommando le spese per la Camera e per il Senato.

La diminuzione sarebbe quindi del 5,5% con un risparmio annuo di 100 milioni come affermato dal Movimento 5 Stelle, mentre stando alla stima di Carlo Cottarelli il Parlamento spenderebbe soltanto il 3,2% in meno.

/ Stima M5S Stima Cottarelli
Spesa totale Stato -0,012% -0,007%
Spesa totale Parlamento -5,5% -3,2%

Il taglio dei parlamentari appare quindi più come una riforma simbolica che come un modo per dare respiro alle casse statali, con anche la spesa generale per il mantenimento del parlamento che subirebbe una sforbiciata poco significativa.

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