Tagli agli stipendi, manovra correttiva e amnistia: cosa ci aspetta dopo le europee

Alessandro Cipolla

26 Aprile 2024 - 08:26

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Passate le europee il governo potrebbe proporre un’amnistia per svuotare le carceri, quasi certi i tagli alla spesa pubblica e agli stipendi oltre a una manovra correttiva.

Tagli agli stipendi, manovra correttiva e amnistia: cosa ci aspetta dopo le europee

Tagli alla spesa pubblica, stipendi più bassi per 14 milioni di italiani, tagli alla spesa pubblica, vendita di quote delle partecipate più in salute - Eni e Poste - e una nuova amnistia per svuotare le carceri, mandando a casa anche i pochi colletti bianchi che ancora sono dietro le sbarre.

Una volte superate le elezioni europee il governo sarà chiamato ad affrontare tutte quelle questioni ora accantonate per motivi di campagna elettorale, mentre c’è fretta di sbandierare il bonus 80 euro per le tredicesime dei redditi più bassi anticipandolo di diversi mesi e di portare in Cdm il nuovo condono edilizio.

Giorgia Meloni negli ultimi tempi è stata bravissima a parlare di tutto eccezion fatta per i veri problemi del Paese: stipendi, tasse, pensioni, produttività e spesa pubblica. La riprova è stato un Def dove i pochi numeri inseriti sono inspiegabilmente troppo ottimistici, con il conseguente buco di bilancio - si parla di 10 miliardi - che dovrebbe portare a una manovra correttiva già in estate.

Grazie alla benevolenza di Bruxelles, la lettera della procedura di infrazione arriverà solo dopo le europee mentre in autunno la legge di Bilancio dovrà fare i conti con la necessità di diminuire il nostro debito pubblico a causa del ritorno dei vincoli del Patto di Stabilità.

Per uno studio condotto da parte dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica, nei prossimi mesi il governo potrebbe essere chiamato a varare misure correttive per un totale di 30 miliardi: giusto per dare l’idea di quale salasso potrebbe essere per i cittadini, si tratta di una cifra superiore a quella complessiva dell’ultima finanziaria che renderebbe inattuabile ogni promessa fatta dal governo su pensioni, fisco e stipendi.

Dagli stipendi alla spesa pubblica: cosa ci aspetta dopo le europee

Lo scorso anno il governo ha finanziato la proroga del taglio al cuneo fiscale e la nuova Irpef ricorrendo al debito per un totale di 20 miliardi; il ministro Giancarlo Giorgetti ha spiegato che il rifinanziamento delle due misure sarà la priorità nella prossima finanziaria, ma non potendo più aumentare il deficit senza coperture degne di tal nome inevitabilmente a partire dal 2025 gli stipendi di 14 milioni di italiani torneranno a essere più bassi.

Stipendi già da anni fermi al palo - caso unico in Europa - e da tempo erosi dall’inflazione, ma il governo al momento per provare a fare cassa ha in mente solo la vendita di parte delle sue quote di Poste ed Eni, il condono edilizio e una vaga stretta ad alcune agevolazioni fiscali.

La vera scure che si abbatterà sugli italiani sarà però quella dettata dal binomio procedura di infrazione-Patto di Stabilità: bene che ci possa andare si tratterà di mettere in atto tagli alla spesa pubblica per 10 miliardi di euro all’anno fino al 2032.

Tagli alla sanità, all’istruzione e agli enti locali che non potranno far altro che aumentare le tasse comunali, con scuole e ospedali - dove situazione è già deficitaria - che potrebbero finire in ginocchio.

Il governo pensa a una amnistia?

Con i balneari che da tempo manifestano a Roma convinti che dopo le elezioni il governo possa tradire le promesse fatte, c’è un altro argomento che la maggioranza in questo momento sta cercando di evitare: quello di una possibile amnistia.

Il centrodestra infatti nei prossimi mesi potrebbe togliere dalla naftalina la legge Giachetti-Bernardini, che prevede un aumento degli sconti pena per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri.

A beneficiare di questo provvedimento sarebbero circa 23.000 detenuti che potrebbero uscire dal carcere prima del dovuto nei prossimi due anni. Per il procuratore aggiunto di Catania, Sebastiano Ardita, si tratterebbe di un “indulto a tutti gli effetti” che potrebbe portare a ridurre di un terzo le condanne.

Non tutti all’interno della maggioranza però sembrerebbero essere d’accordo con questa proposta di legge, con anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che ha espresso i suoi dubbi: tra i corridoi però si vocifera che una sorta di amnistia alla fine ci sarà, naturalmente sempre dopo che si saranno chiuse le urne delle europee.

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