Lo scenario peggiore per l’inflazione è in Europa: i motivi sono 2

Violetta Silvestri

03/04/2023

L’Europa in balia di un’inflazione sempre più alta? Il rischio c’è e risiede in almeno 2 motivi: generi alimentari sempre più costosi e petrolio in corso peggiorano le stime nel vecchio continente.

Lo scenario peggiore per l’inflazione è in Europa: i motivi sono 2

Lo scenario per l’inflazione in Europa si complica e le cause di un peggioramento delle previsioni sono almeno 2.

Secondo diverse analisi, infatti, la battaglia del vecchio continente contro la più grave crisi del costo della vita in una generazione è tutt’altro che finita.

Per esempio, anche se l’inflazione complessiva inizia ad allentarsi, la pressione al rialzo sui prezzi dei generi alimentari rimane saldamente in atto. Ciò significa che una grossa fetta della spesa domestica sta rapidamente diventando sempre più costosa. Per fare solo un esempio, lo zucchero, utilizzato in una miriade di prodotti, la scorsa settimana ha raggiunto il livello più alto in oltre un decennio.

Non solo, la scelta dell’OPEC di tagliare la produzione di petrolio ha fatto impennare il prezzo del greggio, riportando in primo piano la paura di un’inflazione al rialzo guidata dai carburanti.

Partendo proprio da questi 2 settori, generi alimentari e petrolio, il destino per l’Europa è di una inflazione ancora elevata. E, di conseguenza, tassi di interesse in aumento.

1. Generi alimentari sempre più costosi in Europa: è crisi

Per i governi europei, c’è ancora una forte urgenza di azione sul caro vita, dato che il balzo record dell’inflazione ha lasciato molte famiglie in difficoltà e non sembra mollare la presa, scatenando scioperi e proteste in tutta Europa mentre i lavoratori chiedono maggiori richieste salariali.

In alcune parti dell’Eurozona, i prezzi dei prodotti alimentari stanno aumentando a un ritmo mai visto nella storia del dopoguerra, secondo un economista senior del gruppo Rabobank Maartje Wijffelaars. I dati della scorsa settimana hanno mostrato che l’inflazione nell’area dell’euro è scesa al 6,9% a marzo. Tuttavia, i prezzi alimentari sono aumentati a circa il 16% in Francia. È una storia simile in Germania, dove l’inflazione alimentare è superiore al 20%.

Ciò sta spingendo più governi europei a intensificare le misure per arginare il ritmo degli aumenti, politiche tipicamente perseguite dai Paesi a basso reddito.

“Con i prezzi del cibo che salgono del 15-20%, per alcuni prodotti alimentari anche di più, i governi stanno diventando sempre più nervosi”, ha affermato Angel Talavera, responsabile dell’economia europea presso Oxford Economics. “L’inflazione alimentare è davvero dannosa e fa arrabbiare la gente”.

Per molti governi, la sfida è capire come proteggere i consumatori senza distorcere i mercati.

In Francia, il governo ha negoziato un accordo con i supermercati che consente loro di mostrare con un adesivo ufficiale con i colori della bandiera nazionale gli articoli essenziali venduti a prezzo ridotto. Si stima che le aziende subiranno un calo di margine pari a diverse centinaia di milioni di euro in tre mesi.

Il governo socialista portoghese sta anche collaborando con rivenditori e produttori alimentari per cercare di abbassare i prezzi. Modelo Continente, la più grande catena di supermercati del Paese, si è detta disposta ad accettare margini di profitto inferiori per assorbire parte degli aumenti che hanno costretto i clienti a ridurre le spese.

2. Il petrolio schizza e minaccia l’inflazione

La decisione a sorpresa dell’OPEC di tagliare la produzione di petrolio di oltre 1 milione di barili al giorno, abbandonando le precedenti assicurazioni che avrebbe mantenuto costante l’offerta e ponendo un nuovo rischio per l’economia globale, ha colpito anche le previsioni sull’inflazione.

I futures sul petrolio sono saliti fino all’8% a New York e anche la benzina ha guadagnato, aggiungendo pressioni inflazionistiche che potrebbero costringere le banche centrali di tutto il mondo a mantenere i tassi di interesse più alti più a lungo.

L’Europa trema, visto che già in diverse occasioni la Bce ha ripetuto di voler ancora alzare il costo del denaro. L’allarme non è da sottovalutare: con oscillazioni verso l’alto dei prezzi del petrolio, l’inflazione può risentirne, soprattutto se c’è incertezza e se il cartello OPEC mostra l’intenzione di mantenere le quotazioni alte per non rischiare un crollo, con la domanda ancora poco sostenuta da una reale ripresa economica globale.

Il tutto sta accadendo proprio mentre si indeboliscono i segnali di crescita europei. L’attività nelle fabbriche in tutta la zona euro è diminuita ulteriormente il mese scorso, secondo i dati PMI aggiornati a marzo.

“La produzione nell’Eurozona rimane in acque agitate, con le fabbriche che segnalano un calo della domanda di beni per un undicesimo mese consecutivo a causa dell’aumento del costo della vita, della politica monetaria più restrittiva, del passaggio alla riduzione delle scorte e della scarsa fiducia dei clienti”, ha affermato Chris Williamson di S&P Global.

Non solo, una crisi energetica può ancora sconvolgere l’Europa in estate, con impennate dei prezzi anche del gas.

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