Reddito di cittadinanza, perché la riforma è “discriminatoria” e cosa può succedere

Simone Micocci

18 Maggio 2023 - 15:19

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Reddito di cittadinanza, il presidente (uscente) dell’Inps attacca il governo: la riforma è rigida e discriminatoria, ma non sono attesi passi indietro da parte dell’Esecutivo.

Reddito di cittadinanza, perché la riforma è “discriminatoria” e cosa può succedere

Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico non ha usato mezzi termini nel commentare la riforma del Reddito di cittadinanza formalizzata dal governo Meloni con il decreto Lavoro del 4 maggio, definendola “rigida” e soprattutto “discriminatoria”.

D’altronde il mandato di Tridico è in scadenza - visto l’ultimo colpo di mano del governo - e di fatto il presidente dell’Inps non ha più motivo per mascherare la sua opinione sulle scelte prese dall’esecutivo. Non si è nascosto, di fatto, nell’ultima audizione al Senato, dove rispondendo alle domande sul decreto Lavoro di recente approvazione ha spiegato le ragioni per cui la riforma del Reddito di cittadinanza è, secondo lui, discriminatoria e non in linea con i principi del reddito minimo suggerito dall’Unione europea.

L’analisi di Tridico parte dalla stretta al Reddito di cittadinanza, che non sarà più in vigore dal prossimo gennaio, fino ad arrivare alle due misure che lo sostituiranno: l’Assegno di inclusione (Adi) da una parte e il Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl) dall’altra.

Cosa sono l’Assegno di inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro

Prima di spiegare le ragioni per cui il presidente Tridico ritiene che la riforma del Reddito di cittadinanza sia discriminante dobbiamo partire spiegando come funzionano le misure che prenderanno il suo posto.

Da una parte l’Assegno di inclusione che spetterà a chi soddisfa, più o meno, gli stessi requisiti del Rdc, visto che il limite Isee è sempre di 9.360 euro mentre per il reddito si parte da 6.000 euro. La grande novità è che per valutare se un nucleo familiare ha diritto o meno alla misura si guarda anche alla sua composizione: è necessaria, infatti, la presenza di almeno un minore, un disabile oppure un over 60.

Coloro che invece sono esclusi da questa misura potranno richiedere il Supporto per la formazione e il lavoro, bonus del valore di 350 euro mensili per 12 mesi, a patto però che stiano frequentando un corso di formazione.

Perché la riforma del Reddito di cittadinanza è “rigida e discriminante

Secondo il parere di Pasquale Tridico, che ne ha parlato in audizione al Senato, la riforma del Reddito di cittadinanza presenta diverse problematiche. Di fatto, Tridico ritiene che si tratti di una riforma rigida in quanto, specialmente per l’Assegno di inclusione, l’accesso alla misura è legato perlopiù a fattori qualitativi, come appunto l’età (sotto i 18 anni, oppure sopra i 60 anni) oppure la disabilità.

Dovesse arrivare una crisi, come è stata l’ultima pandemia”, spiega Tridico, “il numero dei beneficiari sarebbe sempre lo stesso”. D’altronde, poco importa se una famiglia cade in una condizione di povertà: se al suo interno non può vantare un minore, un componente disabile, oppure un ultrasessantenne, non avrà comunque diritto al sostegno.

Tale esclusione per Tridico è anche discriminante. Basta fare alcuni esempi per rendersene conto: se da una parte un nucleo formato da due cinquantenni, con reddito pari a 0, non avrà diritto all’Assegno di inclusione, dall’altra un nucleo formato da un sessantenne e un cinquantenne e reddito di 4.000 euro, potrà invece accedervi. Il fatto che un nucleo con reddito più alto abbia diritto a un sostegno mentre uno con reddito pari a zero no è, secondo Tridico, una chiara “discriminazione”.

Ciò va contro il principio di un reddito minimo suggerito dall’Unione europea che, come fa notare Tridico, in altri Paesi è basato “su condizioni socio economiche, oltre a essere universale anziché categoriale e quindi uguale per tutti”.

Cosa può cambiare?

Di certo non sarà il parere di Pasquale Tridico a far cambiare idea al governo, il quale proprio in questi giorni ha comunicato il benservito al presidente dell’Inps in modo da sostituirlo con una figura più in linea con il proprio pensiero politico.

Per il momento, quindi, non sembrano esserci possibilità di un passo indietro: ciò significa che già da agosto 2023 i nuclei familiari che al loro interno non hanno un minore, un disabile o un over 60 - che secondo Tridico sono stati discriminati - dovranno rinunciare al sostegno, visto che per loro il Rdc nel 2023 può essere pagato per un massimo di 7 mensilità.

Tuttavia, non è da escludere che della questione si possa anche parlare in ambito comunitario. D’altronde Tridico ha parlato di violazione del principio di non discriminazione, un’accusa pesante che potrebbe mettere l’Assegno di inclusione nel mirino della Commissione europea. D’altronde, già per il Reddito di cittadinanza la Commissione ha disposto una procedura d’infrazione ai danni dell’Italia, per il fatto che il requisito dei 10 anni di residenza è stato ritenuto discriminante nei confronti degli stranieri. Ed è questa la ragione per cui con l’Assegno di inclusione tale requisito è sceso a 5 anni.

Laddove l’esclusione dei nuclei familiari senza minori, disabili oppure over 60 dovesse essere contestata dalla Commissione allora sì che potrebbero esserci cambiamenti; ma per il momento la riforma è questa e difficilmente questo governo accetterà di estendere la platea dei beneficiari.

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