Quanto è vicina una nuova guerra tra Serbia e Kosovo?

Giorgia Bonamoneta

30 Settembre 2023 - 13:05

Tra Serbia e Kosovo aumenta la tensione. La goccia che ha rischiato di far traboccare il vaso è stato l’attacco a Banjska. Quanto è vicina una nuova guerra?

Quanto è vicina una nuova guerra tra Serbia e Kosovo?

La Nato ha annunciato un’operazione di rafforzamento della presenza di truppe in Kosovo, dopo i recenti episodi di sparatorie e l’accumulo di forze serbe lungo il confine del suo ex territorio.

La guerra tra Serbia e Kosovo è vicina, ma soprattutto possibile? C’è un episodio che ha richiamato subito alla mente lo stato di tensione al preludio delle guerre jugoslave: l’agitazione nello stadio. Il 12 settembre le squadre di calcio di Romania e Kosovo hanno concluso tardi la partita, dopo che tra i tifosi sono stati lanciati cori che inneggiavano alla Serbia. Presente anche uno striscione: “Kosovo è Serbia”. Un breve episodio, ma che ha riportato alla mente la guerriglia calcistica del 13 maggio 1990 allo stadio Maksimir di Zagabria, dove gli ultras della Dinamo Zagreb e quelli della Stella Rossa Belgrado si scontrarono. L’episodio è considerato il preludio della guerra d’indipendenza croata e un episodio emblematico della fine della Jugoslavia.

L’episodio che ha portato la tensione a esacerbarsi (da maggio scorso) è stato però l’attacco di un gruppo di 30 uomini armati contro il paese di Banjska, nel nord del Kosovo. Il primo ministro kosovaro ha parlato di “attacco terroristico”, mentre il presidente serbo Vučić ha condannato l’uccisione del poliziotto kosovaro, ma ha fatto ricadere la colpa sul Kosovo stesso, per non concedere autonomia alle aree a maggioranza serba.

L’attacco a Banjska: cosa è successo

Domenica scorsa un gruppo di 30 uomini ha bloccato con camion agricoli un ponte della cittadina di Banjska, nel nord del Kosovo. Dato importante: Banjska è abitata prevalentemente da serbi. Quando la polizia kosovara si è avvicinata al ponte, gli uomini armati hanno cominciato a sparare, uccidendo un poliziotto kosovaro e ferendone un altro. Dopo lo scontro il gruppo si è barricato in un monastero serbo-ortodosso. Dopo 12 ore le autorità kosovare hanno dichiarato che sei persone sono state arrestate, tre sono rimaste vittime degli scontri e le altre potrebbero essere in fuga.

Fondamentale per lo stato di tensione è comprendere la provenienze del gruppo armato. Infatti in Kosovo vivono circa 50 mila serbi che non riconoscono l’autorità dello stato kosovaro e sostengono di fare ancora parte della Serbia. Questi sono definiti “serbi kosovari” e sono sostenuti dal governo serbo.

Il governo kosovaro sostiene che i membri del gruppo armato fossero serbi provenienti dalla Serbia. Se fosse così, la guerra tra Serbia e Kosovo potrebbe essere più vicina di quanto ci si aspetti. Infatti vorrebbe dire che un gruppo di serbi ha compiuto un attentato sul suolo di un paese straniero (anche se la Serbia non riconosce l’indipendenza del Kosovo).

Venerdì la polizia del Kosovo ha quindi fatto irruzione in diverse località di Banjska per indagare sull’origine dell’attacco. Le perquisizioni hanno permesso di trovare una grande quantità di armi, che lasciano pensare a un attacco su più larga scala. Secondo i media serbi, la polizia del Kosovo avrebbe fatto irruzione in un ospedale e in un ristorante, confiscando diversi veicoli.

Aumenta la tensione: le dichiarazioni

Domenica sera il presidente serbo Aleksandar Vučić ha dichiarato che l’omicidio del poliziotto kosovaro “non può essere giustificato”, ma che la sparatoria di domenica è solo il risultato della pressione che i serbi kosovari subiscono dal governo del Kosovo. Vučić ha quindi negato il coinvolgimento del governo serbo nell’attacco.

La presidente del Kosovo Vjosa Osmani ha risposto che la comunità internazionale dovrebbe non solo condannare l’attacco come ha fatto, ma anche “adottare misure chiare contro la Serbia”.

La decisione della Nato: aumentano i KFOR

La Nato, in risposta alla tensione, ha annunciato l’aumento di truppe KFOR in Kosovo. Il primo ministro kosovaro, Albin Kurti, ha commentato positivamente la decisione, perché ritiene che il Paese abbia bisogno della Nato per difendere il confine con la Serbia - molto lungo - e che l’esercito serbo ha recentemente rafforzato.

Serbia e Nato si sono telefonati e il presidente Vučić ha dato la propria approvazione all’aumento di truppe KFOR. Così alcune centinaia di soldati del 1° battaglione del reggimento reale della Principessa di Galles del Regno Unito sono stati aggiunti alle forze già schierate, pari a 4.500 uomini e donne provenienti da 27 Paesi. “Continueremo sempre a garantire che il nostro comandante disponga delle risorse e della flessibilità necessarie affinché la KFOR possa adempiere al proprio mandato”, ha dichiarato il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg.

Serbia-Russia: qual è il legame?

Mentre Vučić interpreta un ruolo ambiguo, tra il cooperativo e l’ostile, il ministro degli Interni del Kosovo, Xhelal Sveçla, ha affermato in un’intervista che la Serbia gestisce campi di addestramento per i ribelli. Nella stessa intervista Sveçla annuncia che le autorità del Kosovo stanno indagando sul coinvolgimento della Russia nelle crescenti tensioni.

La presidente Osmani ha confermato le affermazioni del suo ministro, definendo Vučić un delegato di Vladimir Putin. “È ormai chiaro a tutti, anche a quelli che avevano qualche dubbio, che sta mettendo in atto il piano della Russia nei Balcani occidentali”.

La Russia, così come in altri paesi per esempio in Niger, potrebbe voler destabilizzare i Balcani e spostare parte dell’attenzione dall’invasione dell’Ucraina. 

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