Quale sarà il prossimo shock per l’economia? Attenzione a 5 rischi

Violetta Silvestri

26 Luglio 2023 - 10:49

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L’economia globale deve prepararsi a nuovi shock? Ci sono almeno 5 fattori di rischio da non sottovalutare. L’allarme è del Fondo Monetario Internazionale.

Quale sarà il prossimo shock per l’economia? Attenzione a 5 rischi

Il FMI si è pronunciato con le sue previsioni economiche mondiali, stimando una ripresa ancora debole rispetto alla normalità. E indicando almeno 5 fattori di rischio per le stime future: queste minacce per l’economia globale possono ancora innescare shock e turbare la ripresa sia delle potenze che delle nazioni emergenti, esacerbando disuguaglianze già evidenti e dannose.

Nello specifico, il Fondo ha sottolineato che “Si prevede che la crescita globale diminuirà da una stima del 3,5% nel 2022 al 3,0% sia nel 2023 che nel 2024. Sebbene la previsione per il 2023 sia leggermente superiore a quella prevista nel World Economic Outlook (WEO) dell’aprile 2023, rimane debole rispetto agli standard storici”.

Tassi di interesse in rialzo con ritmi record, inflazione core che diminuisce troppo lentamente, una guerra ancora in corso restano campanelli di allarme da non sottovalutare.

Nel dettaglio, il FMI ha indicato 5 motivi per i quali uno shock economico globale può ancora sconvolgere la ripresa.

1. Pressione sull’inflazione

Pur in un contesto globale di prezzi in raffreddamento, grazie soprattutto alla dinamica al ribasso dei costi energetici, l’inflazione rimane un fattore di rischio per la stabilità economica mondiale.

Secondo il FMI:

Mercati del lavoro tesi e trasmissione del deprezzamento del tasso di cambio potrebbe spingere verso l’alto l’inflazione e rischiare di disancorare le aspettative di inflazione a lungo termine in un certo numero di economie”

L’attenzione è massima sulla fissazione dei salari e in alcune economie mondiali potrebbero verificarsi aumenti per adeguarsi all’inflazione che andrebbero a pressare gli indici inflazionistici, spingendoli verso l’alto. Da ricordare, a tal proposito, che proprio la Bce e la Fed stanno monitorando da tempo l’andamento salariale, auspicando l’assenza di aumenti.

Tuttavia, c’è anche un altro aspetto da considerare quando si parla di inflazione e possibile shock economico. Il FMI ha evidenziato: “El Niño potrebbe portare aumenti di temperatura più estremi rispetto a
previsto, esacerbare le condizioni di siccità e aumentare i prezzi delle materie prime
.

L’allarme alimentare e per le materie prime agricole già è scattato, con riso e grano schizzati in alto. In questo contesto, la guerra in Ucraina gioca purtroppo il suo ruolo. L’ultima mossa della Russia sull’uscita dall’accordo per il grano nel Mar Nero ha avuto il suo impatto sui prezzi del cereale. Ma da Mosca dipendono anche potenziali balzi di gas, petrolio, fertilizzanti.

Il Fondo non ha nascosto preoccupazione:

“Tali shock di offerta avversi potrebbero colpire i paesi in modo asimmetrico, implicando dinamiche diverse per l’inflazione core e le aspettative di inflazione, a divergenza nelle risposte politiche e ulteriori movimenti valutari.”

D’altronde, proprio il persistere del timore inflazione sta costringendo le banche centrali a continuare con gli aumenti dei tassi di interesse, sebbene l’inasprimento si stia avvicinando al picco.

2. Instabilità finanziaria

I mercati stanno prezzando la fine degli aumenti da record dei tassi di interesse da parte delle banche centrali. Tuttavia, con l’andamento dell’inflazione incerto le sorprese sono dietro l’angolo e se i prezzi al consumo dovessero trovare una nuova spinta, il costo del denaro potrebbe aumentare ancora.

Con un rialzo delle aspettative sui tassi di interesse e il calo dei prezzi delle attività (azioni e obbligazioni), l’instabilità finanziaria potrebbe tornare. I bilanci delle banche rimangono vulnerabili al rischio di tasso di interesse, in particolare quelli altamente esposti a immobili commerciali.

Inoltre, il FMI ha allertato che “Sono possibili effetti di contagio e una fuga verso la sicurezza, con un conseguente apprezzamento delle valute di riserva, innescherebbe effetti a catena negativi per il commercio globale e la crescita”.

3. Il “problema” Cina

La crescita - e non crescita - della Cina sta diventando una preoccupazione, con potenziali implicazioni negative per i partner commerciali nella regione e non solo ha dichiarato il FMI.

Questi i rischi legati al fallimento della ripresa del dragone, secondo il Fondo:

  • una contrazione più profonda del previsto nel settore immobiliare in assenza di un’azione rapida per ristrutturare i promotori immobiliari;
  • consumi più deboli del previsto in un contesto di scarsa fiducia;
  • inasprimento fiscale in risposta alle minori entrate fiscali per i governi locali

4. Bomba debito

L’allerta debito per i Paesi più vulnerabili rimane alto.

I costi di indebitamento per i mercati emergenti e in via di sviluppo rimangono elevati, limitando lo spazio per la spesa prioritaria e aumentando il rischio di indebitamento. La quota dei mercati emergenti e delle economie in via di sviluppo con spread creditizi sovrani sopra i 1.000 punti base è rimasto al 25% a giugno (rispetto al solo 6,8% due anni fa).

5. Frammentazione geopolitica

La divisione del mondo in blocchi contrapposti in seguito alla guerra in Ucraina e la frammentazione geopolitica in termini anche di rapporti commerciali tra le potenze globali potrebbe sfociare in nuovi shock.

Il FMI evidenzia che restrizioni al commercio (in particolare quello dei beni strategici, come i minerali critici), ai movimenti transfrontalieri di capitale, tecnologia e lavoratori e ai pagamenti internazionali potrebbero causare tensioni. Le conseguenze di questi mutamenti sarebbero gravi, quali: volatilità dei prezzi delle materie prime e ostacoli alla cooperazione multilaterale sulla fornitura di beni pubblici globali.

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