Il petrolio è in calo: torna l’allerta sulla domanda, i motivi

Violetta Silvestri

13 Giugno 2022 - 10:37

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Prezzo del petrolio scende, sebbene rimanga ben oltre i 115 dollari al barile. Nel calo delle quotazioni si rispecchia il momento economico globale pressato dalle banche centrali e dal Covid cinese.

Il petrolio è in calo: torna l’allerta sulla domanda, i motivi

Prezzo del petrolio in diminuzione stamane: pur restando ancorate sulle soglie dei 118 e 119 dollari al barile, le quotazioni WTI e Brent smorzano il rally.

Il greggio scende di oltre 2 dollari a causa della riacutizzazione dei casi Covid a Pechino, che ha deluso le speranze di una rapida ripresa della domanda di carburante in Cina, mentre le preoccupazioni per l’inflazione globale e la crescita economica lenta ha ulteriormente depresso il mercato.

Alle ore 10.15 circa, il Brent scambia a 119,60, con un ribasso dell’1,98% e il WTI viaggia sui 118,14, con un tonfo del 2,07%.

Prezzi del petrolio in ribasso: tutti i fattori da considerare

Nella flessione dei prezzi del greggio si rispecchiano le forze economiche che guidano le incertezze globali del momento.

Il petrolio ha esteso le perdite, poiché gli investitori hanno valutato la prospettiva di un’ulteriore stretta monetaria per combattere l’aumento dell’inflazione negli Stati Uniti e le ulteriori restrizioni in Cina. In focus c’è di nuovo la domanda mondiale, che potrebbe indebolirsi con le famiglie che affrontano prezzi alle stelle e rischio recessione.

I prezzi al consumo statunitensi sono accelerati fino a raggiungere un nuovo massimo da 40 anni il mese scorso, aumentando la probabilità di aumenti dei tassi di interesse più aggressivi da parte della Federal Reserve.

Pechino e Shanghai sono alle prese con l’aumento dei casi Covid, mentre il più grande importatore di greggio del mondo cercando di riprendersi dai severi blocchi delle scorse settimane.

“Le preoccupazioni per il rallentamento della crescita economica che frena i consumi globali nei prossimi mesi e i persistenti freni in Cina che ne intaccano i consumi a breve termine stanno dominando il sentimento del mercato”, ha affermato l’analista Vandana Hari a Bloomberg.

Tuttavia, entrambi i benchmark globali del petrolio sono aumentati di oltre l’1% la scorsa settimana dopo che i dati hanno mostrato una solida domanda di petrolio nel principale consumatore mondiale, gli Stati Uniti, nonostante i timori sull’inflazione.

Goldman Sachs ha ribadito che i prezzi dell’energia devono salire ulteriormente affinché gli americani inizino davvero a tagliare i consumi. La resilienza della domanda è “ancora sufficiente per assorbire i prezzi più alti alla pompa”, ha detto Damien Courvalin, uno stratega senior delle materie prime presso la banca, a Bloomberg Television.

Intanto, i produttori di petrolio e le raffinerie stanno lavorando a pieno regime per soddisfare il picco previsto della domanda estiva. In vista dell’embargo sul petrolio russo in Europa, inoltre, il principale esportatore dell’Arabia Saudita prevede di dirottare parte del greggio nel vecchio continente dalla Cina a luglio.

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