Pensione anticipata impossibile per questi lavoratori (specialmente se giovani)

Simone Micocci

8 Febbraio 2024 - 11:08

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Pensione anticipata a 64 anni impossibile per gran parte dei lavoratori, specialmente per chi solo in questi anni sta approcciando al mercato del lavoro.

Pensione anticipata impossibile per questi lavoratori (specialmente se giovani)

Nuovo allarme sul futuro delle pensioni: questa volta a lanciarlo è Cgil che analizzando le novità in materia previdenziale introdotte dall’ultima legge di Bilancio, nonché i dati Istat riguardanti la crescita dei salari, ha spiegato come anticipare l’accesso alla pensione è diventato quasi impossibile (e lo sarà sicuramente in futuro) per gran parte dei lavoratori.

La ragione principale sta nelle difficoltà riscontrate da chi solo in questi anni inizia a lavorare, dovendo fare i conti con un mercato del lavoro che, almeno nella prima fase della carriera, offre perlopiù contratti precari e poco retribuiti.

Devono passare diversi anni per raggiungere quella stabilità economica utile anche per assicurarsi una buona pensione futura. Un problema che sembra essere generalizzato, come dimostrato dai recenti dati Istat sulla crescita dei salari in Italia, lenta e distante da quella di altri Paesi europei come Francia e Germania.

In Italia c’è un problema salari

Nel dettaglio, secondo l’Istat nel 2023 i salari sono cresciuti del 3,1%. Un buon dato se si guarda a quanto successo nel 2022, quando la crescita era stata di appena l’1,1%, pessimo se invece viene rapportato all’inflazione registrata lo stesso anno, pari al 5,7% (che nel 2022 era stata persino pari all’8,1%).

In questi anni, quindi, c’è stata una notevole perdita del potere d’acquisto dei salari, visto che la loro crescita prosegue molto più lentamente rispetto a quella del costo della vita.

Ovviamente a farne le spese sono tutti i lavoratori, i quali devono fare i conti con maggiori spese e uno stipendio che non è cresciuto più di tanto. Ma l’impatto maggiore lo avranno i più giovani, specialmente quelli che avendo iniziato a versare contributi dopo il 1996 si ritroveranno la pensione calcolata interamente con il sistema contributivo dove tutti gli stipendi hanno lo stesso impatto (mentre con il retributivo si teneva conto solamente di quelli percepiti negli ultimi anni di lavoro che solitamente, considerando l’anzianità di servizio, sono anche i migliori).

Il sistema contributivo

Nel dettaglio, con il sistema contributivo la pensione viene calcolata prendendo tutti i contributi versati dal lavoratore in carriera, che nel caso dei dipendenti ammontano generalmente al 33% dello stipendio lordo percepito. Una volta rivalutati, tenendo conto del costo della vita registrato negli anni, si moltiplicano per il cosiddetto coefficiente di trasformazione, tanto più vantaggioso quanto più si ritarda l’accesso alla pensione.

Guadagnare poco, quindi, fa versare pochi contributi e di conseguenza rende complicato assicurarsi una pensione di importo adeguato. E non si tratta solamente di un problema economico: con una pensione bassa diventa molto difficile andare in pensione in anticipo, specialmente dopo le ultime novità introdotte dal governo Meloni con l’ultima manovra di bilancio.

Pensione anticipata, le novità che penalizzano i più giovani

Chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1° gennaio 1994 può accedere all’opzione contributiva della pensione anticipata che consente di smettere di lavorare all’età di 64 anni a patto di aver maturato almeno 20 anni di contributi.

A patto però di aver raggiunto un certo importo di pensione che fino allo scorso anno era pari a 2,8 volte il valore dell’Assegno sociale ma che dal 2024 è stato portato a:

  • 3 volte il valore dell’Assegno sociale. Stando ai valori aggiornati nel 2024, quindi, generalmente si può accedere a questa opzione di pensionamento con un assegno di 1.603,23 euro;
  • 2,8 volte il valore dell’Assegno sociale per le donne con un figlio, quindi 1.496,34 euro;
  • 2,6 volte il valore dell’assegno sociale per le donne con almeno due figli, quindi 1.389,46 euro.

Nel 2024, quindi, un lavoratore per andare in pensione a 64 anni dovrebbe aver maturato una pensione di circa 1.600 euro, quindi 20.800 euro annui. Ma cosa serve per arrivarci? Considerando che il coefficiente di trasformazione per chi smette di lavorare a 64 anni è pari a 5,184%, per assicurarsi una pensione di un tale importo bisogna avere un montante contributivo di almeno 400 mila euro.

Un valore che con 20 anni lavoro si raggiunge solo con almeno 20 mila euro di contributi versati ogni anno. Trattandosi del 33% dello stipendio lordo, significa che il guadagno annuo deve essere di almeno 60 mila euro lordi. Una cifra spropositata che non serve specificarlo esclude la maggior parte dei lavoratori, tant’è che lo stipendio medio in Italia, accertato nei recenti report di Istat e Confindustria per l’anno 2023 (a maggio), oscilla tra i 22.500 e i 28.500 mila euro lordi.

Gran parte dei lavoratori quindi sono esclusi dalla possibilità di andare in pensione a 64 anni con 20 anni di contributi, mentre maggiori possibilità ci sono per chi ha più anni di lavoro: ad esempio con 30 anni di contributi un montante contributivo di 400 mila euro si raggiunge con una retribuzione media di circa 40 mila euro (comunque riservata a pochi), mentre con 40 anni di contributi si abbassa a 30 mila euro.

Siamo comunque al di sopra del valore medio degli stipendi percepiti in Italia, dimostrazione che per la maggior parte dei lavoratori, specialmente i più giovani, l’accesso alla pensione anticipata diventa alquanto complicato.

Anche perché va considerato che questa soglia viene rivalutata ogni anno in quanto dipende dall’Assegno sociale che a sua volta ha un valore che annualmente è adeguato al costo della vita. Quindi più l’Assegno sociale aumenta e più si alza l’asticella. E se l’inflazione dovesse continuare a correre molto più velocemente degli stipendi, allora sì che la pensione anticipata contributiva rischia di diventare una misura riservata a pochissimi.

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