Pensione con Quota 100 e Opzione donna: contribuzione effettiva minima

Simone Micocci

24 Aprile 2019 - 09:30

Per anticipare la pensione bisogna avere una contribuzione effettiva - al netto dei periodi di malattia e disoccupazione - pari almeno a 35 anni; questo vale anche per Opzione Donna e Quota 100.

Pensione con Quota 100 e Opzione donna: contribuzione effettiva minima

Come noto per andare in pensione con Quota 100 e maturare i 38 anni di contributi previsti dalla misura è ammessa ogni tipologia di contribuzione: obbligatoria, volontaria, da riscatto e figurativa.

In questo modo il legislatore ha reso più semplice la maturazione della contribuzione necessaria per anticipare la pensione smettendo di lavorare già all’età di 62 anni; tuttavia per Quota 100 - così come per l’Opzione Donna - c’è un limite molto importante riguardante la contribuzione figurativa versata nei periodi di malattia, disoccupazione o prestazioni equivalenti.

Nonostante la recente riforma delle pensioni, attuata con il decreto 4/2019, infatti, è ancora in vigore la norma - che interessa esclusivamente i lavoratori dipendenti del settore privato - descritta dall’articolo 22 - I comma - della legge 153/1969; vediamo cosa prevede.

Limite contribuzione effettiva per andare in pensione

Nel I comma dell’articolo 22 della legge 153/1969 (stesso articolo dove si legge che per andare in pensione bisogna cessare qualsiasi attività di lavoro subordinato) viene stabilito che “gli iscritti alle assicurazioni obbligatorie per l’invalidità, la vecchiaia, ed i superstiti dei lavoratori dipendenti, dei lavoratori delle miniere, cave e torbiere, dei coltivatori diretti, mezzadri e coloni, degli artigiani e degli esercenti attività commerciali hanno diritto alla pensione solo se”:

possono far valere 35 anni di contribuzione effettiva, o anche volontarie e figurativa accreditata a favore degli ex combattenti, militari e categorie assimilate.

Questo limite si applica anche nei confronti di Quota 100, per la quale ricordiamo sono necessari almeno 38 anni di contributi. Di conseguenza, anche se per anticipare la pensione è utile anche la contribuzione accreditata durante i periodi di malattia e disoccupazione è assolutamente necessario che l’interessato possa far valere almeno 35 anni di contribuzione effettiva.

Prendiamo come esempio un lavoratore che nel corso della sua carriera lavorativa è stato assente per malattia per un arco temporale di due anni e che per altri due anni è stato disoccupato; questo può andare in pensione con Quota 100 ma solo se oltre ai quattro anni di contribuzione figurativa ne può vantare almeno 35 di contribuzione effettiva; in caso contrario gli sarà preclusa la possibilità di anticipare la pensione ricorrendo a Quota 100.

Questo limite può essere “raggirato” grazie al cumulo dei contributi; ricordiamo, infatti, che il requisito contributivo richiesto per Quota 100 può essere raggiunto anche cumulando gratuitamente i contributi versati in una o più gestione previdenziali.

A tal proposito, per il riconoscimento dei 35 anni di contribuzione effettiva si deve tener conto di tutti i contributi versati in ogni gestione previdenziale; quindi se un lavoratore non raggiunge il limite previsto solo con i contributi accreditati nel fondo pensioni per lavoratori dipendenti può colmare questa mancanza grazie al cumulo, ad esempio con eventuali anni di contribuzione effettiva presenti nella Gestione Separata.

Contribuzione effettiva: cosa cambia per Opzione Donna?

A differenza di Quota 100, per andare in pensione con Opzione Donna - per la quale sono richiesti almeno 35 anni di contribuzione - non sono riconosciuti i contributi accreditati per malattia o disoccupazione, mentre sono utili tutti gli altri contributi obbligatori, da riscatto, da ricongiunzione, volontari e figurativi.

Questo limite si applica per Opzione Donna nonostante la prestazione sia determinata con il sistema contributivo; l’applicazione di questo metodo, infatti, è limitata solamente alle regole di calcolo.

Inoltre, rispetto a Quota 100 non è neppure possibile aggirare questo limite visto che non si tiene conto della contribuzione accreditata in altre gestioni previdenziali per raggiungere i 35 anni di contribuzione effettiva al netto dei periodi di malattia e disoccupazione.

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