Marco Rizzo: “Obiettivo del Partito Comunista è la rivoluzione non entrare in Parlamento”

Alessandro Cipolla

14/02/2018

Intervista al segretario del Partito Comunista Marco Rizzo: “Alle elezioni da soli perché siamo comunisti e non di sinistra, Liberi e Uguali come l’Arcobaleno del 2008”.

Marco Rizzo: “Obiettivo del Partito Comunista è la rivoluzione non entrare in Parlamento”

Lo scriva chiaro, lei ce li vede Grasso e la Boldrini a distribuire volantini fuori da Mirafiori? Liberi e Uguali sono una fotocopia del PD”. Una frase questa che sintetizza in pieno il pensiero di Marco Rizzo, segretario generale del Partito Comunista.

Una differenza di fondo quella tra chi si definisce di sinistra e chi invece è comunista che secondo Rizzo non può produrre intese programmatiche ed elettorali, con il Partito Comunista che quindi alle elezioni del 4 marzo andrà fieramente da solo.

“L’obiettivo è la rivoluzione non le elezioni politiche”

Mancano venti giorni a un voto dove non mancherà sulle schede la “falce e martello”, con il Partito Comunista che sarà presente in quindici regioni su venti il prossimo 4 marzo.

Essendo entrati nella fase clou della campagna elettorale, abbiamo intervistato il segretario generale Marco Rizzo che ci ha spiegato quali sono gli obiettivi del suo partito in queste delicate elezioni politiche.

Segretario, il 4 marzo oltre al Partito Comunista saranno in campo Sinistra Rivoluzionaria, Potere al Popolo, Liberi e Uguali e mettiamoci anche il PD. Anche questa volta la frammentazione è tanta a sinistra.

Vede, Bersani e D’Alema non sono in conflitto con Renzi ma soltanto vorrebbero essere al loro posto. Questa è una sinistra che ha tradito. Poi c’è la cosiddetta “sinistra antagonista” dove in molti si dicono comunisti ma non nella simbologia. Perché una volta si deve ricorrere all’arcobaleno, una volta ed Ingroia e ora ad altri nomi e simboli? Noi siamo comunisti e abbiamo una precisa visione della società che mai come in questo momento è così attuale. Il simbolo è sostanza, non c’è motivo di mettersi assieme a chi non si riconosce in queste cose.


Con un po’ più di unità però la soglia di sbarramento sarebbe alla portata.

Per esserci in queste elezioni abbiamo compiuto uno sforzo inumano nel raccogliere le firme. Alla fine ci saremo in quindici regioni ma il nostro obiettivo non è quello di entrare in Parlamento ma di fare la rivoluzione. Noi a giugno abbiamo rivolto un appello all’unità comunista per presentarci con questo nome e questo simbolo. Nel 2008 eravamo forti con Rifondazione, Verdi, Partito dei Comunisti Italiani e Sinistra Democratica, che insieme potevano prendere anche il 12%. Poi si scelse di adottare come nome Sinistra Arcobaleno e alle urne fu un flop come tutti ricordiamo. Manca una soggettività comunista e noi per queste elezioni abbiamo fatto le liste in mezz’ora, chiamando i compagni più significativi senza bisogno di battaglie di posto.

Liberi e Uguali rischia quindi di fare flop come accadde alla Sinistra Arcobaleno?

Liberi e Uguali rischia molto. Puoi rappresentare la sinistra con la seconda e terza carica dello Stato? Ce li vede lei Grasso e la Boldrini a fare volantinaggio fuori da Mirafiori? Liberi e Uguali sono una fotocopia del Partito Democratico, noi siamo un’altra cosa perché io non sono di sinistra ma sono un comunista.

Però per esempio Renzi come voi propone il salario minimo, ci potevano essere dei punti di convergenza.

Renzi lo ha proposto tre giorni dopo di noi e soltanto perché sà bene di perdere le elezioni. Solo per questo ha detto qualcosa di sinistra perché quando era al governo non ha fatto nulla. Loro puntano sui diritti civili mentre noi siamo per le battaglie sociali. Questa politica dei compromessi è quella che ha distrutto il Partito Comunista a partire dalle scelte di Occhetto. Il risultato ora è che le politiche del centrosinistra negli anni hanno fatto schifo e che il comunismo è scomparso dai programmi. Io non voglio fare alleanze politiche con questa gente, voglio invece alleanze sociali con il ceto medio che si sta sempre più “proletarizzando”.

Ora in Italia si parla di un possibili ritorno del fascismo, c’è veramente questo rischio?

C’è un mercato elettorale: se cresce CasaPound lo fa togliendo voti al centrodestra e quindi il PD con leggi come quella Fiano è ben lieta di dargli visibilità. La destra cresce perché il centrosinistra ha fallito nelle periferie e noi da qui vogliamo ripartire, perché l’unico modo per batterli è essere anticapitalisti.

Su alcuni temi come banche ed Europa CasaPound ha posizioni vicine alle vostre.

Loro hanno una visione contraria dell’Europa ma Di Stefano non parla mai della Nato. Parlano anche di sovranità nazionale ma a un lavoratore cosa cambia se è comandato da Zuckerberg o da Marchionne? Può essere felice se gli viene cambiato soltanto chi lo sfrutta?

C’è anche Putin che sembrerebbe piacere sia a destra che a sinistra.

La Siria era come la Libia eppure perchè all’epoca Putin non intervenne nel paese africano? Forse perché non c’era una base navale russa come in Siria? L’Unione Sovietica sarebbe intervenuta sia in Libia che in Siria, questa è la differenza tra l’URSS e quello che oggi è la politica di Putin.

In conclusione, ma alla fine come finiranno queste elezioni?

Il pallino è tutto in mano a Berlusconi. Se non andrà al governo con la Lega farà una grande coalizione con il Partito Democratico. Alla fine però a governare saranno sempre Francoforte e Bruxelles con il supporto militare della Nato. Solo la rivoluzione può cambiare le cose.

Iscriviti a Money.it