Iran e Israele, ecco perché la Terza guerra mondiale non conviene a nessuno

Luna Luciano

19 Aprile 2024 - 21:55

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Dopo le tensioni in Medio Oriente tra Iran e Israele, sembra aprirsi la possibilità di una de-escalation: ecco perché una terza guerra mondiale non conviene a nessuno dei due Paesi.

Iran e Israele, ecco perché la Terza guerra mondiale non conviene a nessuno

L’ombra dell’escalation e di una possibile Terza Guerra Mondiale si è pericolosamente allungata sul Medio Oriente, in seguito agli attacchi dell’Iran e di Israele che hanno lasciato con il fiato sospeso la comunità internazionale.

La data cruciale che ha segnato l’inizio dell’escalation tra Iran e Israele è stata quella del 1° aprile 2024, quando Tel Aviv ha bombardato l’ambasciata iraniana a Damasco, in Siria, dove cui sono stati uccisi diversi alti ufficiali dei Pasdaran, tra cui il generale Mohammad Reza Zahedi e il suo vice, considerato la testa di ponte tra Teheran ed Hezbollah.

Subito dopo l’attacco, l’ambasciatore iraniano in Siria, Hossein Akbari, aveva tuonato: “La risposta sarà dura”. Un attacco annunciato che ha colpito Israele la sera di sabato 13 aprile. Per la prima volta nella storia, l’Iran ha deciso di attaccare direttamente Israele colpendolo all’interno dei suoi confini, superando la linea rossa dell’attacco diretto.

Da quel momento sui media non si è fatto altro che parlare del rischio di una Terza guerra mondiale, soprattutto dopo la promessa di Israele di contrattaccare Teheran. Ritorsione che è giunta questa mattina, venerdì 19 aprile.

In entrambi i casi non sono stati colpiti obiettivi civili. Eppure, il timore resta, anche ora che gli esperti parlano di de-escalation. Alcuni si domandano se l’Iran possa davvero scatenare una terza guerra mondiale. Data la sua forza geopolitica è bene sciogliere ogni dubbio, cercando di capire se una guerra simile è negli interessi di Israele e Iran.

Iran, il suo ruolo geopolitico in Medio Oriente

Le minacce dell’Iran non dovrebbero mai essere sottovalutate, specialmente perché provengono dalla nona potenza militare al mondo. Negli ultimi anni Teheran ha rafforzato il proprio ruolo geopolitico, grazie alla sua influenza economica e politica a livello internazionale: è uno dei principali produttori di idrocarburi al mondo - 2° produttore di gas e 5° per il petrolio - e ricopre una posizione strategica su importantissime rotte commerciali.

Se dallo scoppio della guerra in Palestina Teheran è sempre stata pubblicamente impegnata sul piano diplomatico, dopo l’attacco del 13 aprile, la minaccia di un’escalation è diventata tetramente concreta, soprattutto se si conoscono le forze allineate sulla scacchiera:

  • Iran - paese leader del mondo sciita - potrebbe contare del sostegno non solo dei gruppi da lui finanziati, ma anche della Russia e della Cina (benché quest’ultima cerchi sempre di non schierarsi);
  • Israele potrebbe contare sull’Arabia Saudita, ma non solo. Se, infatti, gli Stati Uniti hanno dichiarato di non avere intenzione di partecipare a un attacco diretto a Teheran, potrebbe decidere di intervenire in sua difesa.

Nel caso si dovessero ripetere nuovi attacchi tra i due paesi, non si può escludere un’escalation regionale. La vera domanda però è un’altra: Iran e Israele avrebbero davvero un interesse nello scatenare un conflitto mondiale?

Perché né all’Iran né a Israele conviene scatenare una Terza guerra mondiale?

Dopo le ritorsioni tra Iran e Israele, l’allarme per un’escalation sembra essere rientrato, soprattutto alla luce del fatto che nessuno dei due attacchi ha avuto successo.

Ed è proprio questo aspetto che spinge gli esperti a stabilire che quello avvenuto in questi giorni tra Tel Aviv e Teheran non sono state altro che prove di forza esibita, necessarie per rimarcare la propria posizione all’avversario, senza dover scatenare una guerra. Dopotutto, una Terza guerra mondiale non rientra negli interessi di Iran e Israele.

In primo luogo perché un allargamento del conflitto regionale potrebbe aprire incognite troppo pericolose per la tenuta e la sopravvivenza della Repubblica Islamica. Teheran ha sì le forze per portare avanti una guerra, ma non ha gli interessi a mettere in pericolo il proprio ruolo di interlocutore e attore geopolitico conquistato fino a oggi.

In secondo luogo perché Israele, dopo l’attacco dell’Iran, è riuscito a riconquistare un sostegno, che stava venendo meno a causa del genocidio palestinese, da parte degli Stati Uniti e di una fetta della comunità internazionale. Un sostegno che perderebbe nuovamente se tentasse un nuovo attacco a Teheran, come la diplomazia statunitense ha lasciato intendere, dichiarando di non aver intenzione di intervenire e partecipare a un attacco diretto a obiettivi iraniani.

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