Intelligenza artificiale: +32% di investimenti in Italia nel 2022

Niccolò Ellena

2 Febbraio 2023 - 14:52

In Italia nel 2022 sono stati investiti 500 milioni di euro in intelligenza artificiale, il 32% in più rispetto al 2021, secondo quanto rilevato dall’Osservatorio Artificial Intelligence del PoliMi.

Intelligenza artificiale: +32% di investimenti in Italia nel 2022

L’intelligenza artificiale fa sempre più parte della vita degli italiani, lo dimostra una ricerca condotta dal Politecnico di Milano, in particolare dall’Osservatorio sull’Intelligenza artificiale, il quale ha studiato l’impatto che questa tecnologia ha avuto sul Paese nel 2022.

I risultati sono positivi e mostrano una tendenza in crescita, con sempre più persone che la conoscono e sempre più investimenti.

Intelligenza artificiale: mezzo miliardo investito in Italia

Rispetto al 2021, gli investimenti nell’ambito dell’intelligenza artificiale in Italia sono cresciuti di circa un terzo (32%), arrivando a essere ben 500 milioni. Di questi milioni, il 73% (365 mln) è stato commissionato da aziende italiane, mentre il restante 27% (135 mln) è rappresentato dall’export di progetti.

Sembra dunque che sempre più aziende credano in questa tecnologia: in soli 5 anni, il numero di grandi imprese ad aver avviato al loro interno almeno un progetto di intelligenza artificiale è passato dal 51% al 61%; di queste inoltre, il 42% ne ha più di uno in atto.

Per quanto riguarda le Pmi, quelle ad avere al loro interno un progetto di AI al loro interno sono passate in un solo anno dal 6% al 15%. Una su tre, infine, dichiara di volerne avviare almeno un altro nei prossimi due anni.

Intelligenza artificiale: i dati del mercato nel 2022

L’intelligenza artificiale è una tecnologia molto duttile, può infatti essere utilizzata in moltissimi ambiti. Dunque non è importante soltanto quantificare gli investimenti, ma anche capire in quali settori specifici sono fatti e con quali finalità.

In italia, ad esempio, il 34% degli investimenti sono stati fatti in strumenti che usano l’AI per estrarre e analizzare informazioni dai dati, specialmente per attività di pianificazione aziendale.

Un’altra porzione importante degli investimenti italiani riguarda la cosiddetta Language AI (28%), in cui si trovano tecnologie come i chatbot che, come risaputo, possono essere utilizzati in moltissimi ambiti, dal customer care, all’analisi dei dati.

Si attesta al 19% la fetta di mercato dei «recomandation systems», ossia dei sistemi che sfruttano l’AI per suggerire ai clienti cosa comprare in base alle loro preferenze.

Al 10% e al 9%, infine, si trovano le iniziative di computer vision, realizzate ad esempio per la sorveglianza nei luoghi pubblici; e le soluzioni per automatizzare le varie parti di un processo (Intelligent Robotic Process Automation).

Intelligenza artificiale: se ne parla sempre di più

L’Osservatorio del Politecnico di Milano ha rilevato che ormai quasi tutti gli italiani (93%) hanno sentito parlare almeno una volta di «intelligenza artificiale». Questo dato potrebbe essere dovuto alla grande fama riscossa a partire da novembre 2022 da ChatGPT, il chatbot di OpenAI che ha fatto molto parlare di sé per le sue capacità.

Secondo lo studio, inoltre, il 55% delle persone pensa che l’intelligenza artificiale sia molto presente nella propria vita, mentre il 37% afferma lo stesso, ma nella vita lavorativa.

Sono in pochi a essere contrari all’ingresso dell’AI nel mondo del lavoro (19%), tuttavia il 73% teme che questa tecnologia possa peggiorare la loro condizione lavorativa in qualche modo.

Le grandi aziende sono pronte a integrare l’intelligenza artificiale?

Secondo la ricerca condotta dal Politecnico di Milano, il grado di maturità nell’adozione dell’intelligenza artificiale da parte della grandi aziende è variabile.

Per distinguerlo, sono state due categorie, all’interno delle quali sono presenti altre sotto categorie: il 34% delle grandi aziende si trova nel periodo dell’implementazione, mentre il restante 66% si trova in una situazione eterogenea.

All’interno del primo gruppo si trovano i pionieri (9%), ossia coloro che gestiscono correttamente l’intera catena del valore nei progetti di AI; e gli apprendisti (25%), è cioè che hanno già diversi progetti avviati ma che devono ancora capire a pieno tutte le potenzialità e i rischi etici legati a questa tecnologia.

All’interno del secondo gruppo la divisione è molto più frammentata: quello di maggiore rilevanza viene definito come «in cammino» (33%), già dotato degli elementi abilitanti. Mentre gli altri componenti sono tra loro molto vari. Sono presenti, tra le altre, anche quelle aziende che non sono interessate ad applicare l’intelligenza artificiale o che non dispongono delle infrastrutture adeguate.

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