L’inflazione può salire ancora, lo conferma la Bce

Violetta Silvestri

07/02/2024

07/02/2024 - 12:10

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La paura per un aumento dell’inflazione domina ancora la Bce: perché si teme un balzo dei prezzi e i tagli dei tassi sono ancora rimandati? La risposta da Schnabel, che invoca pazienza.

L’inflazione può salire ancora, lo conferma la Bce

Massima cautela sul calo dell’inflazione, i prezzi possono divampare di nuovo in Europa: l’allerta è della Bce, con le ultime dichiarazioni di Isabel Schnabel, membro del board, ad allontanare ogni speranza di un taglio dei tassi già in primavera.

Intervistata dal Financial Times, la funzionaria dell’Eurotower ha ribadito la necessità di avere pazienza in questo contesto di fragilità economica, oscillazione - seppure al ribasso - dei prezzi, tensioni geopolitiche e attenta osservazione dei salari europei.

Il rischio di diminuire il costo del denaro troppo presto è reale e temuto a Francoforte, tanto che le dichiarazioni di cautela si stanno moltiplicando dopo la riunione Bce di gennaio - dove nulla è cambiato con tassi fermi al 4,5% - e in attesa del meeting di marzo con nuove proiezioni economiche sull’Eurozona.

Perché la Bce ha paura di un balzo dell’inflazione

Il binomio inflazione-crescita economica perseguita la Bce, consapevole che le prossime scelte di politica monetaria potrebbero impattare sulla ripresa dell’Eurozona, impantanata in una situazione di stagnazione e prezzi in calo, ma non ancora a livelli soddisfacenti.

È lo spettro della stagnazione che più si teme in Europa, a differenza degli Usa dove la resilienza dell’economia e del mondo del lavoro sta prospettando tempi più rosei.

La Bce sta mantenendo i tassi di interesse a livelli record da settembre, ma il dibattito sull’allentamento della politica monetaria si è ormai intensificato e i mercati scontano un’inversione di rotta questa primavera, data la debole crescita e l’attenuarsi delle pressioni sui prezzi.

Di prudenza e pazienza, invece, continua a parlare la banca centrale per bocca dei suoi funzionari: “Dobbiamo essere pazienti e cauti perché sappiamo, anche per esperienza storica, che l’inflazione può divampare di nuovo, ha sottolineato Schnabel sul FT.

Citando la vischiosità dell’inflazione dei servizi, un mercato del lavoro resiliente, un notevole allentamento delle condizioni finanziarie e le tensioni nel Mar Rosso, il membro della Bce ha ricordato che allentare la politica monetaria troppo presto potrebbe essere un errore.

In sostanza, nonostante i progressi nel calo dei prezzi, l’inflazione incute ancora un certo timore. La ripresa dell’inflazione non è lo scenario principale della Bce, ma per quanto riguarda i dati c’è cautela nei confronti di un taglio dei tassi troppo presto, soprattutto perché le interruzioni del trasporto marittimo nel Mar Rosso hanno suscitato preoccupazioni per nuove blocchi della catena di approvvigionamento.

“Direi che stiamo entrando in una fase critica in cui la calibrazione e la trasmissione della politica monetaria diventano particolarmente importanti perché si tratta di contenere gli effetti di secondo impatto”, ha evidenziato Schnabel.

I salari, per esempio, sono aumentati in media di oltre il 5% annuo in tutta l’Eurozona poiché i lavoratori dei 20 Paesi che condividono l’euro cercano di riconquistare il potere d’acquisto perso a causa del più grande aumento del costo della vita da una generazione.

Schnabel è apparsa ottimista sul fatto che le aziende stiano assorbendo parte della recente crescita salariale, come la Bce sperava da tempo, dal momento che la crescita economica è debole e hanno poco spazio per spingere i costi più elevati sui clienti.

“Se la domanda viene frenata da una politica monetaria restrittiva, sarà molto più difficile per le aziende trasferire i costi più elevati ai consumatori. Stiamo vedendo alcune prove che ciò sta accadendo”, ha spiegato.

In sintesi, il taglio dei tassi non è imminente e la Bce teme ancora fiammate dell’inflazione. Per questo, il costo del denaro al 4,5% è ancora considerato valido per frenare la domanda che innesca i prezzi. Intanto, però, l’Eurozona langue in una debole ripresa.

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