Guerra energetica for dummies: l’America sta pregando che Putin chiuda i rubinetti

Mauro Bottarelli

10 Luglio 2022 - 18:00

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Nuova esplosione in un hub di gas Usa, mentre Nordstream va in manutenzione. E con Biden che ha venduto riserve strategiche di petrolio all’azienda cinese legata al figlio. Qualcuno svegli l’Europa

Guerra energetica for dummies: l’America sta pregando che Putin chiuda i rubinetti

Il festival delle coincidenze. Questi ultimi giorni sembrano davvero una kermesse della casualità, il Sanremo del fato. Accadono cose che, magicamente, si incastrano tra loro come tessere di un mosaico. Ad esempio, questo filmato

mostra come, a meno di un mese dall’esplosione che ha messo fuori gioco per almeno altri due mesi l’hub texano della Freeport LNG, principale esportatore di gas liquefatto Usa verso l’Europa, ieri pomeriggio un altro incidente ha messo in ginocchio lo stabilimento della ONEOK a Medford, ridente cittadina dell’Oklahoma. Nemmeno a dirlo, altro sito dedicato al gas LNG. Nemmeno a dirlo, a meno di 48 ore dal blocco di Nordstream fino al 21 luglio.

Cosa accadrà sul mercato delle valutazioni del gas domattina? Dove finiranno i futures del Dutch ad Amsterdam? Magari si tratterà di un falso allarme. D’altronde, ironia di queste sanzioni farsesche, basterebbe che il Canada restituisse alla Germania le turbine della Gazprom sequestrate in ossequio alle sanzioni e, magicamente, quei lavori di manutenzione potrebbero divenire non più necessari. O, comunque, più brevi del previsto. Ma attenzione, perché questi grafici

Andamento della domanda di elettricità per l'Electric Reliability Council of Texas Andamento della domanda di elettricità per l’Electric Reliability Council of Texas Fonte: Bloomberg/Zerohedge
Andamento della domanda di elettricità per l'ERCOT a 1 mese Andamento della domanda di elettricità per l’ERCOT a 1 mese Fonte: Bloomberg/Zerohedge
Previsione della domanda di elettricità a livello settimanale (8-15 luglio) dell'ERCOT Previsione della domanda di elettricità a livello settimanale (8-15 luglio) dell’ERCOT Fonte: ERCOT

ci mostrano un’altra dinamica in atto e un’altra strana coincidenza attesa sempre per la giornata di domani. Se le prime due immagini ci mostrano quale sia il livello di domanda di energia elettrica cui è sottoposta la ERCOT (Electric Reliability Council of Texas), la utility che gestisce la rete del Texas, la terza si focalizza sulle previsioni di richiesta nella settimana che sta entrando nel vivo. Casualmente, domani si toccherà un picco. In concomitanza con la chiusura di Nord Stream e subito dopo l’indicente in Oklahoma. E proprio in quel Texas dove ha sede l’hub di export della Freeport, destinato a proseguire con l’operatività ridotta fino al 1 settembre, quando saranno presentate all’Ente federale le risultanze dell’indagine indipendente sull’esplosione.

Insomma, ancora poche ore e l’Europa rischia un effetto tempesta perfetta, tra flussi pressoché azzerati dalla Russia e prezzatura di mercato di un’offerta alternativa statunitense che rischia un drastico ridimensionamento dopo i due incidenti, Proprio nel periodo di maggior necessità, quando Mosca gioca i war games energetici e occorre riempire gli stoccaggi per l’autunno. Coincidenze, ovviamente. Come non devono far pensar male i dati sottostanti a questo grafico,

Andamento di stoccaggio delle riserve strategiche Usa di petrolio Andamento di stoccaggio delle riserve strategiche Usa di petrolio Fonte: Bloomberg/Zerohedge

il quale ci mostra la svendita record di riserve strategiche di petrolio posta in essere dall’amministrazione Biden nel mese di giugno: circa 5 milioni di barili, la maggior parte dei quali esportati in Europa e Asia, proprio mentre i prezzi dell’energia negli Stati Uniti volavano alle stelle. Ma non basta. Perché se l’atto in sé appare già totalmente privo di senso, al limite dell’auto-sabotaggio, ecco che i dati del Department of Energy appena resi noti confermano che quasi 1 milione di quei barili sono stati ceduti a quello che, formalmente, dovrebbe essere un avversario e una minaccia per l’America. Ovvero, la Cina. La stessa con cui, stranamente, al G20 di Bali il segretario di Stato Usa ha dato vita a un corteggiamento degno di un romanzo della Harmony.

E non basta ancora. Perché la pressoché totalità di quel greggio è stato recapitato alla Sinopec, colosso energetico a totale controllo statale che, stranamente, figura nella lista delle aziende con cui ha intrattenuto rapporti di affari il figlio del presidente statunitense, Hunter, già nel cda dell’ucraina Burisma e per questo terminato in un poco edificante scandalo di mazzette e corruzione. Hunter Biden, infatti, collaborò alla creazione del fondo di privaty equity BHR Partners, il quale investì circa 1,5 miliardi in Sinopec nel 2014. Ora, per quanto gli hardliners repubblicani come il senatore della Florida, Marco Rubio, gridino già al potenziale impeachment, tutto appare destinato a finire nel nulla.

E non solo perché Hunter Biden figurò sì nel board di BHR Partners ma come membro non pagato fino all’aprile 2020, limitandosi poi a detenere una quota del 10%. Bensì perché, in realtà, quanto sta accadendo all’ombra della guerra energetica globale rappresenta il segreto di Pulcinella. Ovvero, la Russia usa il gas come arma per veder ritirate le sanzioni e costringere l’Europa ad abbandonare Zelensky al suo destino, mentre Washington punta a ridimensionare fino ad azzoppare del tutto un competitor economico e commerciale come l’Ue. Qualcuno suoni la svegli a Bruxelles, prima che sia davvero tardi. E potrebbe già esserlo.

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