Germania e non solo, chi sono i “malati” d’Europa (c’è anche l’Italia)

Violetta Silvestri

28 Marzo 2024 - 10:22

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La crisi economica europea non dipende solo dalla Germania: sono diversi, infatti, i malati d’Europa che mettono a rischio la ripresa. Anche l’Italia mostra sintomi di fragilità.

Germania e non solo, chi sono i “malati” d’Europa (c’è anche l’Italia)

La Germania si è conquistata il titolo di “malata” d’Europa nel 2023, con prospettive economiche ancora cupe per l’anno in corso. Il motore della crescita europea, soprattutto grazie alla forza dell’industria e del commercio si è inceppato tra gli alti prezzi energetici innescati dalla guerra in Ucraina e una rivalutazione generale dei rapporti di scambio, innanzitutto con la Cina.

Tuttavia, un’analisi attenta della performance economica del vecchio continente mostra che anche altri Paesi arrancano nella ripresa, evidenziando fragilità da leggere come sintomi di uno stato di salute precario. Tra di essi l’Italia non eccelle, sebbene il suo Pil abbia registrato un rialzo importante e maggiore di altre nazioni. Le questioni debito e crescita lenta continuano a destare preoccupazioni sul medio-lungo periodo.

Se, quindi, la Germania sta guidando la debolezza europea, altri Stati rischiano di far deragliare la tanto attesa ripresa economica Ue, mostrando le debolezze anche strutturali della regione.

La Germania conferma la crisi

Il primo aspetto da considerare quando si analizza la situazione economica europea è che la Germania continua a fornire pochi elementi di ottimismo.

La nazione infatti sta per chiudere un trimestre che preferirebbe dimenticare. I primi tre mesi del 2024 hanno segnato probabilmente il secondo trimestre consecutivo di contrazione economica e per l’intero anno si prevede una crescita minima o nulla. La sua potenza industriale è diventata un ostacolo, con una domanda ancora contenuta. Il mondo in de-globalizzazione l’ha privata di leve come le esportazioni cinesi, il gas russo a buon mercato e la garanzia di sicurezza statunitense.

Il tutto si somma alle vicende politiche interne, con il Governo di coalizione guidato da Scholz spesso in bilico e con la questione della crisi di bilancio che ha di fatto privato lo Stato di miliardi importanti per investire nell’innovazione e nella transizione energetica. Improvvisamente, anche nella prudente nazione tedesca si è iniziato a discutere del troppo debito.

Infine, la crisi di Berlino si inserisce in una cornice globale molto precaria e pericolosa, sull’orlo della guerra mondiale. Non a caso sta aumentando la pressione affinché gli Stati europei convoglino più risorse sulla spesa militare e di difesa. La Germania lo sta già facendo con una svolta epocale. E con conseguenti ripercussioni sulle voci di bilancio.

Gli altri “malati” d’Europa

Data per certa la debolezza tedesca, le preoccupazioni di analisti, investitori e politici sono tutte rivolte allo stato di salute di altri Stati dell’Eurozona.

Economie come i Paesi Bassi e l’Irlanda, dipendenti dal commercio, sono stati grandi motori della crescita europea negli ultimi anni, ma ora sono in fase di stallo (fa notare un’analisi pubblicata su Bloomberg). La Francia, la cui economia guidata dalla domanda di solito va a gonfie vele quando la Germania vacilla, sta registrando una crescita deludente con un deficit di bilancio in aumento a causa dei tassi di interesse più elevati. L’ottimismo sulla possibilità di evitare una recessione è temperato da investimenti e crescita della produttività anemici.

E l’Italia? L’espansione del Pil di circa l’1% quest’anno ha dato speranza. La crescita, infatti, sarebbe la migliore di quella di Germania, Francia, Paesi Bassi e della media dell’euro e in linea con la sovraperformance dell’Italia dal 2019, nonostante una storia di bassa crescita, debito elevato e Governi instabili. Insieme a Paesi come Spagna e Portogallo, che dopo anni di crisi stanno godendo di maggiore competitività e crescita delle esportazioni, secondo la ricerca ING, la ripresa dell’Italia è stata una spinta per l’Europa. Tuttavia, anche il Belpaese mostra sintomi poco rassicuranti.

Cosa aspettarsi dall’Italia?

L’Italia non è esente da segnali di cattiva salute, o di quello che il Ministro delle Finanze italiano Giancarlo Giorgetti ha recentemente definito un “mal di pancia”. Il riferimento esplicito era al Superbonus, un credito d’imposta per ristrutturazioni domestiche ecocompatibili del valore del 110% del costo, che ha portato una grande corsa agli investimenti residenziali e ha dato un notevole impulso nel dopo la pandemia.

L’economista della Financiere de la Cité Nicolas Goetzmann stima che la misura – del valore sbalorditivo di 107 miliardi di euro di investimenti ammissibili – abbia aggiunto circa 15 volte di più al Pil dell’area euro come investimenti fissi edilizi italiani rispetto all’intera economia tedesca dalla fine del 2019.

Il colpo, però, è stato inferto alle finanze pubbliche – dopotutto è un credito d’imposta – ed è per questo che il Superbonus è stato ridotto dopo aver contribuito ad un deficit di bilancio del 7,2% l’anno scorso.

Purtroppo, secondo alcune analisi e come sottolineato da Lionel Laurent su Bloomberg, l’Italia ha ancora maggiori probabilità di rallentare piuttosto che di sovraperformare. Come evitare la malattia? Molto del successo economico sperato dipenderà dai fondi per la ripresa dalla pandemia progettati per investire nel futuro. Roma ha speso 45,7 miliardi di euro, ovvero meno della metà dei finanziamenti ricevuti, il che non basta. Il Pnrr è l’ancora di salvezza del Paese, come sottolineato da più parti. Dovrà, infatti, consentire la cura ai mali cronici della nazione: debito elevato, scarsa produttività, ostacoli burocratici, crescita lenta, poca innovazione.

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