Flat tax e IVA: cosa cambia dopo le elezioni europee?

Francesco Oliva

27/05/2019

Vittoria netta della Lega alle elezioni europee 2019, che annuncia subito novità in materia di flat tax e sulla più volte annunciata riforma fiscale. Resta l’incognita sugli aumenti IVA e sulla possibile richiesta dell’Italia di maggiore flessibilità.

Flat tax e IVA: cosa cambia dopo le elezioni europee?

Flat tax e riforma fiscale tornano al centro degli obiettivi del Governo dopo la vittoria della Lega alle elezioni europee 2019.

Con lo storico risultato raggiunto dalla Lega che, con il 34% circa delle preferenze diventa il primo partito in Italia e con il parallelo calo del M5S, il quale ha raggiunto il 17% dei voti, è inevitabile che cambieranno gli equilibri all’interno del Governo.

La flat tax ed il tema degli aumenti IVA si apprestano a diventare i protagonisti indiscussi dell’agenda politica del Governo.

Nella conferenza stampa tenutasi nella notte, il Vicepremier Salvini ha subito dichiarato che non saranno all’ordine del giorno il ruolo del premier e le poltrone, ma ringraziando gli elettori ha altresì affermato che la vittoria schiacciante “ci dà più forza per mettere in campo alcune cose tra cui le infrastrutture e la flat tax”.

Nei programmi dei partiti candidati alle europee 2019 il fisco è stato uno dei temi centrali, anche se ovviamente connesso alle politiche economiche europee.

Com’è noto, infatti, le scelte di politica fiscale nazionale sono fortemente connesse con le risorse finanziarie disponibili, queste ultime a loro volta sono una conseguenza del rispetto dei parametri economici comunitari (tra cui domina per importanza il famoso rapporto deficit PIL, il cui limite è stabilito nel 3%).

I temi caldi sono diversi al momento: flat tax, riforma dell’Irpef, sterilizzazione delle clausole di salvaguardia IVA, salario minimo garantito europeo e riduzione del cuneo fiscale. Per non parlare di altri temi tipicamente interni che però c’entrano davvero poco con le elezioni europee 2019, come la semplificazione fiscale.

Cosa cambierà ora con la schiacciante vittoria della Lega alle elezioni europee 2019?

Elezioni europee 2019: novità in arrivo sul fronte flat tax?

Uno dei temi caldi di questi ultimi mesi è senza dubbio la flat tax, ovvero l’imposta ad aliquota unica che andrebbe a sostituire l’attuale sistema basato sugli scaglioni e le aliquote Irpef.

La flat tax è un tema storicamente portato avanti dal centrodestra italiano, ma dopo la firma del contratto di Governo tra Lega e M5S dello scorso anno, è diventato un obiettivo condiviso anche dai pentastellati.

Matteo Salvini, segretario della Lega, vice premier e Ministro dell’Interno, aveva più volte dichiarato che un’eventuale successo della Lega alle elezioni europee 2019 avrebbe rafforzato fortemente le possibilità di introduzione della flat tax già dal prossimo anno.

La flat tax è stata al centro anche delle dichiarazioni rese ai giornalisti nella notte, quando i primi risultati dello spoglio elettorale confermavano le previsioni: la Lega è il primo partito in Italia e porta a casa quasi il doppio dei voti dell’alleato M5S.

Nonostante ciò, la battaglia sulla flat tax non sarà solo sui numeri, e l’ipotesi di una sua introduzione già dal 2020 non appare realistica e razionale.

È almeno dal 1994 che si parla di flat tax, poi di sistema a doppia aliquota/scaglione, ma tutte le proposte avanzate dalla politica non si sono mai realizzate, fondamentalmente per due ragioni:

  • scarse risorse finanziarie disponibili;
  • rigidità dei parametri di bilancio da rispettare;
  • difficoltà a garantire un sistema progressivo come quello garantito dall’Irpef.

Al momento quando si parla di flat tax, si fa riferimento solo all’estensione del regime forfettario - precedentemente introdotto dai Governi di centrosinistra - a fatturati fino a 65.000 euro, sia per professionisti che per imprese.

L’obiettivo dichiarato del Governo è estendere tale sistema alle famiglie. Ma al momento non vi sono i presupposti e soprattutto le condizioni economico-finanziarie per poterlo fare. Basti pensare ai 23 miliardi di euro che dovranno essere individuati con la prossima Legge di Bilancio per scongiurare l’attivazione delle clausole di salvaguardia IVA.

Elezioni europee 2019: conseguenze e possibili novità sulle clausole di salvaguardia IVA

Un altro tema molto importante dal punto di vista fiscale - e sociale - è quello delle clausole di salvaguardia IVA.

La normativa attualmente vigente prevede un aumento delle aliquote IVA secondo la seguente progressione:

  • aumento dell’aliquota IVA ridotta dal 10% al 13% nel 2020;
  • aumento dell’aliquota IVA ordinaria dal 22% al 25,2% nel 2020 e al 26,5% nel 2021.

Le nuove clausole di salvaguardia IVA, vero e proprio compromesso nei confronti dell’UE per ripianare i conti pubblici e per evitare l’incremento del deficit, garantirà allo Stato un incremento di 23 miliardi di entrate per il 2020 e di 29 miliardi per il 2021.

Per evitare che scattino gli aumenti questi soldi andrebbero individuati da altri canali, ma quali?

Anche su questo punto il più “garibaldino” dei politici nostrani è stato Matteo Salvini, il quale ha recentemente affermato che:

un’affermazione del fronte sovranista alle elezioni europee 2019 consentirà all’Italia di non dover più rispettare i parametri previsti in materia di clausole di salvaguardia IVA

I partiti conservatori, euroscettici e nazionalisti avanzano rispetto ai risultati delle consultazioni tenutesi nel 2014, ma è improbabile che le idee sovraniste abbiano la meglio, nonostante il risultato schiacciante ottenuto in Paesi con l’Italia ma anche la Francia.

Anche in questo caso e sul possibile superamento dei parametri imposti dall’UE, fattore che arginerebbe il rischio di un aumento delle aliquote IVA, ci sentiamo di nutrire qualche dubbio.

Il fronte sovranista - come lo chiama Salvini - è tra l’altro composto notoriamente dai Paesi che hanno firmato il famoso accordo di Visegrad, Paesi che sino ad oggi sono stati inflessibili rispetto al tema del rispetto dei parametri comunitari (si pensi al caso dell’ungherese Viktor Orbán per citare l’esempio più eclatante...).

Com’è possibile che l’affermazione dei partiti sovranisti possa addirittura comportare un cambio di rotta tale da sconfessare una condotta durata per anni?

Elezioni europee 2019: conseguenze sul Governo e provvedimenti in attesa di attuazione

È chiaro tuttavia che queste elezioni europee potrebbero determinare conseguenze sul Governo del Paese.

Alcuni retroscena degli ultimi giorni hanno parlato di una possibile revisione del contratto di Governo tra Lega e M5S.

È stato Salvini a “rassicurare” che (almeno per ora) non vi saranno conseguenze sulla linea politica nazionale, salvo la necessità di dare una spinta in più all’attuazione del Contratto di Governo.

Una crisi di Governo avrebbe inoltre conseguenze deleterie per il Paese, tenuto conto che attualmente il Parlamento sta lavorando su alcuni temi importanti, come quelli del decreto crescita e del nuovo sistema di controllo e revisione delle società di capitali. Entrambi i provvedimenti sarebbero evidentemente condizionati dalle sorti dell’Esecutivo.

Quello che è chiaro è che dopo l’esito delle europee 2019 ad avere il coltello dalla parte del manico è indubbiamente la Lega, che difficilmente mollerà la presa sull’avvio della flat tax e sull’attuazione della propria riforma fiscale.

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