Donazione o vendita, cosa conviene fare?

Ilena D’Errico

25 Aprile 2023 - 17:05

Donazione o vendita? In entrambi casi si compie un trasferimento di proprietà, ma oltre alla fondamentale questione del pagamento le differenze sono molte. Ecco cosa conviene fare.

Donazione o vendita, cosa conviene fare?

Per trasferire la proprietà di un bene si può utilizzare sia la vendita che la donazione. Entrambi questi metodi producono lo stesso risultato, per l’appunto il trasferimento di proprietà, ma è ovvio che ci sia una sostanziale differenza: il pagamento, previsto nella vendita e assolutamente contrario, invece, alla natura della donazione.

Di norma, perciò, non ci si trova in difficoltà nella scelta fra donazione e vendita, proprio perché la chiara differenza tra questi due istituti è sostanziale. Vende chi desidera ottenere un profitto da un bene che non gli serve più, dona chi vuole fare un regalo. Eppure, ci sono aspetti della donazione sconosciuti ai più, che in alcuni casi possono minarne i vantaggi tanto da far preferire la compravendita. Vediamo quindi cosa conviene fare a seconda dei casi.

Dalla revoca all’obbligo alimentare, gli svantaggi poco conosciuti della donazione

La donazione permette di certo di ottenere diversi vantaggi nel trasferimento di un bene senza compenso e di norma viene usata indifferentemente quando lo scopo è per l’appunto il regalo. Chi ha ricevuto l’assistenza di un notaio, peraltro indispensabile in caso di donazione diretta di non modico valore, sa però bene che non sempre questa pratica è sconsigliabile.

La donazione nasconde infatti delle insidie per chi la riceve, proprio per via del trasferimento che avviene a titolo gratuito. In particolare, il beneficiario di una donazione potrà essere obbligato a versare gli alimenti al donante, compatibilmente con la propria condizione economica, nel caso si trovasse in stato di bisogno. Con la vendita, ovviamente, questo genere di obbligo non c’è poiché non rimane alcun tipo di rapporto significativo tra le parti che hanno concluso il contratto.

Un secondo elemento che caratterizza la donazione, inasprendo le differenze rispetto alla vendita, è la possibilità di revoca. Quest’ultima è riconosciuta in favore del donante o dei suoi eredi per:

  • Indegnità del donatario, al pari dell’indegnità a succedere;
  • nascita di nuovi figli del donante;
  • violazione della quota di legittima.

In altre parole, al presentarsi di queste ipotesi il donatario può essere obbligato alla restituzione del bene, ovviamente senza alcun tipo di rimborso dato che il trasferimento è avvenuto a titolo gratuito. La revoca è invece impossibile nella vendita, anche perché sarebbe contraria alla sua funzionalità, a meno che non ci sia un inadempimento da parte dell’acquirente. Queste circostanze, oltretutto, rendono piuttosto ostica la vendita di un immobile ricevuto in donazione.

I costi della donazione

La donazione avviene a titolo gratuito, ma questa definizione si applica esclusivamente all’assenza di compenso per il bene ricevuto. In caso di donazione, restano infatti da pagare:

  • La parcella del notaio;
  • le imposte;
  • la tassa di donazione, variabile a seconda del valore del bene e l’aliquota prevista per alcuni soggetti.

Donazione o vendita, cosa conviene fare

Alla luce delle differenze tra i due istituti, non si può stabilire a priori quale sia migliore. Generalizzando, si può tuttavia affermare che la vendita è la scelta migliore, perché al contempo:

  • Tutela l’acquirente in modo sicuro e lo ripara da revoche e obblighi alimentari;
  • consente al venditore di ottenere un guadagno.

Allo stesso tempo, con la vendita viene meno l’elemento essenziale che si intende assolvere con la donazione, per l’appunto la gratuità. È dunque ovvio che se non si può o vuole pagare il compenso per il bene e il suo proprietario è disponibile a donarlo non vi è soluzione migliore che possa soddisfare questo requisito. Bisogna comunque ricordare che la donazione può essere revocata solo entro 5 anni dalla scoperta della motivazione da parte del donante (ad esempio entro 5 anni dalla nascita dell’ultimo figlio). Per lesione della legittima, invece, la donazione può essere impugnata dagli eredi entro 10 anni dal decesso del donante.

Per estremizzare, la donazione esprime i suoi migliori vantaggi quando:

  • Non lede la quota di legittima degli eredi del donante;
  • il donante è impossibilitato ad avere altri figli (resta comunque imprevedibile un riconoscimento postumo);
  • il donatario non compie alcun atto grave contro il donante o la sua famiglia;
  • è improbabile che il donante si ritrovi in uno stato di bisogno o comunque sono presenti altre persone obbligabili primariamente rispetto agli alimenti.

La comparazione di vantaggi e svantaggi è comunque per lo più riferita al donatario, che comunque non può imporre al proprietario del bene una scelta piuttosto che l’altra. Per il donante o venditore, infatti, non ha senso comparare i due istituti perché tutto dipende dal risultato che desidera ottenere. Una via intermedia si presenta con la vendita mista a donazione indiretta, nella quale il bene viene venduto a un prezzo più basso rispetto al suo valore. In questo modo vi sono comunque delle garanzie per l’acquirente, che comunque non è però al riparo dai rischi collegati alla donazione.

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