Diffamazione e false accuse in ufficio: come tutelarsi?

Claudio Garau

08/11/2022

Il lavoratore subordinato potrebbe essere vittima di false accuse e maldicenze mirate a screditarlo agli occhi del capo e dei superiori, ma la legge prevede delle contromosse ad hoc. Ecco quali.

Diffamazione e false accuse in ufficio: come tutelarsi?

Non sempre i luoghi di lavoro sono ambienti in cui regna lo spirito di collaborazione, il rispetto reciproco e la lealtà. False accuse, ingiustizie, discriminazioni di vario tipo, abusi di potere da parte del datore di lavoro o dei superiori, casi di mobbing sono soltanto alcuni dei fattori che possono deteriorare uno o più rapporti di lavoro, nel corso del tempo. A rimetterci è ovviamente il dipendente che, non di rado, oltre a veder lesa la propria dignità, si trova talvolta a subire un vero e proprio danno alla salute psicofisica, che si sostanzia in stress, ansia e disturbi psicosomatici di vario tipo.

Ebbene, se dunque lo scenario a lavoro può non essere roseo, ma esattamente l’opposto, non ci dobbiamo stupire se durante l’orario d’ufficio si creino le condizioni per diffamare il collega. Proprio così: non semplici chiacchiere e pettegolezzi durante la pausa caffè alla macchinetta - che seppur di cattivo gusto costituiscono una semplice ’parentesi’ - ma vere e proprie calunnie e maldicenze fatte per infangare qualcuno. Nei casi delle false accuse possono ricorrere gli estremi di un illecito penale, come la diffamazione.

Su questo ci focalizzeremo nel corso di questo articolo, ovvero: come tutelarsi contro notizie inventate sul proprio conto, tese a screditare e diffamare sul luogo di lavoro? Che fare per evitare una possibile sanzione disciplinare in verità infondata? Lo scopriremo insieme più avanti.

Diffamazione in ufficio e false accuse sul luogo di lavoro: il contesto di riferimento

La buona resa dei lavoratori dipende anche dall’umore che si respira in azienda e dall’aria che tira, non soltanto dalla preparazione, dalla competenza e dal talento di chi è stato assunto. Ecco perché talvolta le antipatie, i dispetti e i piccoli trabocchetti possono essere davvero un ostacolo al profitto aziendale. Pensiamo ad esempio al dipendente che, in malafede, accusa falsamente i colleghi di comportamenti che non hanno mai compiuto nella realtà, e ciò per un motivo ben preciso. Le false accuse, magari legate a qualche precedente screzio o incomprensione, sono tese e mettere in cattiva luce la vittima, in modo da aumentare le chance che proprio su quest’ultima siano presi provvedimenti disciplinari, pur in realtà infondati.

Talvolta le accuse sono ancora più deprecabili, perché per questa via si cerca di nascondere propri errori per incolpare invece qualcun’altro, o ancora si cerca - facendo la ’spia’ - di ottenere un maggior consenso dei superiori.

Tuttavia chi è vittima di queste angherie, che sfociano in casi di false accuse e vera e propria diffamazione sul luogo di lavoro, può certamente tutelarsi e difendersi. Infatti la legge garantisce protezione ai diritti individuali del lavoratore, ed infatti prevede regole ad hoc sul piano delle possibili sanzioni disciplinari. Non solo: talvolta gli strascichi delle false accuse sul luogo di lavoro possono finire in tribunale e, anche in circostanze come queste, è necessario sapere come comportarsi e quali contromisure adottare.

Rischio di sanzioni disciplinari e possibilità di difesa del lavoratore

Poniamo il caso che il tuo datore di lavoro creda alle false accuse sul tuo conto, perché magari il tuo irrispettoso collega ha ottime doti nell’esposizione di fatti.. totalmente inventati. Ebbene, sappi che anche se l’azienda dovesse dare retta alle false accuse nei tuoi confronti, non potrebbe comunque - soltanto per questo - adottare una sanzione disciplinare per ’sentito dire’. Il datore di lavoro dovrebbe infatti cercare delle prove o, per lo meno, degli indizi che attestino la tua responsabilità.

Ma non solo. Egli dovrebbe poi far partire l’iter di contestazione disciplinare di cui allo Statuto dei lavoratori. Nell’ambito di questo ben articolato percorso avrai la possibilità di provare che sei dalla parte della ragione, e dunque l’effetto boomerang per i tuoi sleali colleghi sarebbe inevitabile. Dell’iter in oggetto abbiamo parlato recentemente nel dettaglio ed esso è sempre alla base di una qualsiasi adozione di provvedimenti disciplinari.

Ciò che però qui vogliamo rimarcare è il punto che segue: la procedura ti dà tutte le modalità per chiarire le tue ragioni e controbattere alle false accuse e alla diffamazione sul tuo conto. Un tuo diritto molto importante attiene alla possibilità di sapere qual è la fonte delle accuse e su quali ’elementi’ si fonderebbero. Chiaro che se sai bene di essere dalla parte del giusto, avrai tutto l’interesse a ribaltare ciò che è stato detto contro di te, e con buone probabilità ne avrai anche gli strumenti - riuscendo nel tuo intento.

La contromossa del ricorso in tribunale: termini e modalità

La beffa per te che, come lavoratore, ti trovi vittima di infondate e false accuse e, dunque, di una vera e propria diffamazione a tuo danno, potrebbe essere del tutto evidente. Infatti all’esito delle tue difese nell’iter di contestazione disciplinare, il datore di lavoro potrebbe scegliere di sanzionarti comunque, laddove ritenesse non convincenti le tue difese.

Ma in queste circostanze avrai una ulteriore carta da giocarti, ovvero potrai rivolgerti al tribunale per far accertare ad un giudice come sono andate realmente le cose. Per questa via, contesterai la sanzione disciplinare (ingiusta) emessa nei tuoi confronti e, proprio in questo caso, c’è un aspetto che giocherà a tuo vantaggio. Infatti sarà sul datore di lavoro che graverà l’onere della prova dell’attendibilità delle accuse, dalle quali è scaturita la sanzione disciplinare. Chiaro che se il castello delle accuse si basa su un piano atto a screditarti immotivatamente, le tue chance di veder riconosciute in giudizio le tue ragioni saranno molto alte. E ovviamente tu potrai portare in giudizio quanti più elementi possibile a sostegno delle tue ragioni.

Attenzione però alle tempistiche e alle modalità con cui fare ricorso in tribunale, infatti:

  • per procedere in giudizio è necessario prima impugnare la sanzione entro 60 giorni da quando ti è stata resa nota in forma scritta;
  • la contestazione della sanzione va effettuata con una generica lettera consegnata a mani, per raccomandata o con Pec.
  • nei 180 giorni posteriori all’invio della contestazione in oggetto, devi depositare il ricorso al giudice per il tramite di un legale di fiducia.

Lo ribadiamo per chiarezza: nel caso in cui il datore di lavoro non fosse in grado di provare che quanto ti è stato contestato corrisponde alla realtà, l’effetto sarebbe il venir meno della sanzione disciplinare. Ma è chiaro che il ruolo del giudice in questo caso sarebbe essenziale, ed anzi in caso di licenziamento rivelatosi ingiusto nei tuoi confronti, il magistrato disporrà in tuo favore la reintegra sul posto di lavoro.

Gli elementi a sostegno della posizione del lavoratore

Abbiamo accennato sopra al fatto che in giudizio il lavoratore potrà certamente raccogliere tutto il materiale utile a chiarire l’infondatezza e la falsità delle accuse. Ovviamente ogni tipo di elemento probatorio potrà giocare a tuo favore. Ad esempio potrai registrare le conversazioni con i tuoi colleghi o con i superiori: infatti in questo specifico caso sono ammesse in ufficio, essendo un’eccezione mirata a tutelare i propri diritti in tribunale.

Analogamente potranno avere rilievo le eventuali testimonianze dei colleghi di lavoro, ma anche dei clienti o fornitori laddove si tratti di un rapporto di lavoro che implica la loro possibile presenza.
Anzi le registrazioni audio delle confessioni di qualcuno dei soggetti appena citati potranno essere usate a tuo vantaggio in tribunale, laddove il potenziale testimone non intenda dare la testimonianza per timore di una qualche ritorsione.

Lo abbiamo ricordato sopra ma giova ricordarlo nuovamente: se sei un lavoratore vittima di false accuse, maldicenze e diffamazione sul luogo di lavoro, non cadrà su di te direttamente l’onere della prova di aver subito attacchi senza alcun fondamento. Piuttosto spetterà al datore di lavoro dimostrare la verità dei fatti contestati. Chiaro se questi ultimi si poggiano su falsità, sarà per lui praticamente impossibile procurarsi delle prove inconfutabili.

Però anche in questi casi è preferibile giocare d’anticipo per prevenire le mosse della parte avversaria in giudizio. Perciò tutto ciò che sarai in grado di raccogliere a sostegno della tua innocenza potrà comunque tornarti utile per veder accolte le tue ragioni nel più breve tempo: non soltanto documenti scritti, ma anche e-mail, file video, sms e testimonianze potranno risultare utili allo scopo.

Possibilità di denunciare per calunnia o per diffamazione: alcune precisazioni

In circostanze come quelle delle false accuse potresti anche pensare di denunciare per calunnia i responsabili delle false chiacchiere e maldicenze sul tuo conto. Il punto che potrà però sorprenderti è che non puoi farlo. Ebbene sì, e il motivo è molto semplice, infatti il reato di calunnia ricorre esclusivamente laddove una persona si rivolga all’autorità giudiziaria o un’autorità che ha il dovere di informare il giudice, come ad es. un poliziotto (con una denuncia, esposto o atti similari) incolpando un altro soggetto per un reato, nella consapevolezza che però questi è innocente. Chiaramente non è il caso in questione.

Avresti però la possibilità di difenderti contro le false accuse in quanto sarebbe in gioco il reato di diffamazione, ma attenzione: la condizione in questo caso è che le false accuse siano state riferite ad almeno due persone, non per forza nello stesso momento. Così prevede la legge. Potrai allora certamente rivolgerti alle forze dell’ordine, e conseguentemente alla Procura della Repubblica, per l’avvio del procedimento penale.

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