Criptovalute: come pagare meno tasse

Claudia Cervi

20 Giugno 2023 - 10:22

condividi

Pagare meno tasse (legalmente) sulle criptovalute. Ecco come fare in Italia e all’estero: dall’opzione di affrancamento introdotta dalla legge di Bilancio 2023 al trasferimento all’estero.

Criptovalute: come pagare meno tasse

Pagare meno tasse e ridurre l’impatto fiscale delle criptovalute sono obiettivi primari per gli investitori. La crescente attenzione sull’aspetto fiscale delle transazioni digitali con criptovalute ha spinto sempre più persone a cercare soluzioni legali ed efficaci per ottimizzare i loro rendimenti finanziari.

In Italia, la tassazione delle criptovalute è stata oggetto di una nuova legge che mira a semplificare e regolamentare il sistema fiscale per i possessori di asset digitali.

Secondo questa normativa, i residenti italiani che generano plusvalenze superiori a 2.000 euro dalle transazioni con criptovalute saranno soggetti a una tassazione del 26%.

Tuttavia, tramite l’affrancamento del valore delle criptovalute è possibile ottenere un beneficio fiscale.

La riforma fiscale ha eliminato il precedente requisito che rendeva le operazioni con criptovalute rilevanti solo se superavano una soglia di giacenza media di 51.645,69 euro per sette giorni lavorativi consecutivi. Questo cambio normativo ha spinto molti utenti di criptovalute a considerare l’opzione di trasferire la propria residenza fiscale in Paesi più favorevoli alle criptovalute al fine di ridurre l’onere fiscale. La nuova tassazione ha sollevato preoccupazioni tra gli investitori, poiché l’eliminazione dei vantaggi fiscali potrebbe comportare un aumento significativo delle tasse sulle criptovalute. Pertanto, molti individui stanno seriamente valutando l’idea di spostare la loro residenza fiscale in Paesi con un clima fiscale più amichevole per le criptovalute.

Criptovalute: come pagare meno tasse in Italia

Quando si tratta di criptovalute, trovare modi per ridurre l’onere fiscale può essere una priorità per molti investitori. In Italia, la recente legge di Bilancio 2023 ha introdotto nuove disposizioni sulla tassazione delle criptovalute, aprendo nuove opportunità per coloro che desiderano ottimizzare il proprio carico fiscale.

Nuova legge italiana sulla tassazione delle criptovalute

La legge di Bilancio 2023 ha introdotto un concetto chiave per i detentori di criptovalute: l’affrancamento del valore delle criptovalute acquistate in passato a prezzi molto bassi. Secondo questa normativa, i contribuenti italiani hanno la possibilità di regolarizzare la propria posizione fiscale affrancando il valore delle criptovalute non precedentemente dichiarate entro il 31 dicembre 2021.

A chi conviene l’affrancamento del valore delle criptovalute

L’affrancamento del valore delle criptovalute è particolarmente vantaggioso per coloro che possiedono cripto attività con un valore aumentato significativamente nel corso del tempo. Mediante il pagamento di un’imposta sostitutiva del 14% sul differenziale tra il valore della cripto attività al 31 dicembre 2022 e il costo o valore di acquisto fiscalmente riconosciuto, i contribuenti possono ridurre il carico impositivo che sarà dovuto sulle plusvalenze al momento del loro definitivo realizzo.

Affrancando il valore delle criptovalute, si ottiene infatti un risparmio fiscale pari al 12%, rappresentato dalla differenza tra l’imposta ordinariamente dovuta sui redditi finanziari (26%) e l’imposta sostitutiva (14%). Questa procedura consente ai contribuenti di adeguare la valutazione delle criptovalute e influenzerà i calcoli delle plusvalenze nel futuro.

È importante notare che l’affrancamento può essere effettuato entro il 30 settembre 2023 (termine recentemente prorogato dal Mef), pagando un’imposta del 14% sul valore delle criptovalute al 31 dicembre 2022. Ciò consentirà ai contribuenti di indicare nella dichiarazione dei redditi un valore di acquisto aggiornato, basato sul valore di mercato delle criptovalute al 31 dicembre 2022.

Inoltre, l’affrancamento offre un’opportunità per coloro che non hanno mai dichiarato le criptovalute di regolarizzare la propria posizione fiscale. Ad esempio, se un contribuente possiede Bitcoin che non sono mai stati dichiarati, può affrancarne il valore pagando un’imposta del 14% entro il termine stabilito.

Sfruttare l’affrancamento del valore delle criptovalute può portare a notevoli vantaggi fiscali per gli investitori. Tuttavia, prima di prendere una decisione, è importante valutare attentamente la convenienza fiscale e considerare il valore attuale delle criptovalute, nonché le aspettative future sulla loro valutazione al momento della vendita.

Paesi dove si pagano meno tasse sulle criptovalute

Un’alternativa per pagare meno tasse sulle criptovalute è quella di trasferire la propria residenza fiscale all’estero in Paesi che offrono politiche più amichevoli. Si tratta di un’operazione legale, ma prevede il rispetto di precise regole. In particolare, per essere considerato residente all’estero (e per non pagare le tasse in Italia) è necessario risiedere nel Paese estero almeno 183 giorni di un anno solare e realizzare redditi in quel territorio.

Riordiamo che la recente approvazione della direttiva Dac8, che coinvolge i 27 Stati membri dell’Unione Europea, rappresenta un passo significativo nella cooperazione fiscale per il settore delle criptovalute. Questa direttiva integra il regolamento MiCA e il regolamento Tfr, i quali richiedono informazioni dettagliate sui trasferimenti di fondi e cripto-asset. Di conseguenza, verrà istituito uno scambio automatico di informazioni sulle transazioni di criptovalute all’interno dell’Unione Europea in modo da garantire una maggiore trasparenza e controllo.

Dopo un’approfondita analisi della legislazione internazionale, abbiamo individuato i Paesi più favorevoli per coloro che possiedono criptovalute e desiderano stabilirsi nel 2023. Attraverso la valutazione delle normative vigenti, siamo riusciti a identificare le giurisdizioni più convenienti in termini di regolamentazione e vantaggi fiscali per i titolari di cripto attività che intendono stabilire la propria residenza all’estero.

  1. Svizzera: in Svizzera, i piccoli investitori non professionisti sono esenti da tasse sulle vendite di criptovalute. Trader professionisti e minatori pagano invece imposte sul reddito. Vi è anche una tassa sul patrimonio, con aliquote variabili a seconda del cantone di residenza.
  1. Germania: se si detengono criptovalute per più di un anno, in Germania non ci sono tasse. Tuttavia, se le si vendono entro un anno e si ottiene un profitto di almeno 600 euro, si dovranno pagare le relative imposte. Inoltre, l’attività di mining e staking è soggetta a imposte sul reddito.
  1. Portogallo: dal 2023, le plusvalenze derivanti dalla vendita di criptovalute detenute per meno di un anno saranno soggette a un’imposta del 28%, mentre restano esenti i profitti generati dalla vendita di criptovalute detenute per oltre un anno. Fino al 2022 tutte le plusvalenze realizzate con criptovalute non erano tassate in Portogallo. Lo staking di criptovalute è tassato al 15%, mentre il mining può essere tassato fino al 95%, a seconda del reddito e delle spese. Gli investitori che detengono cripto attività su piattaforme estere potrebbero ottenere un’esenzione fiscale se il reddito è già tassato nello Stato di origine.
  1. Malta: nota come la «Blockchain Island», Malta ha una politica favorevole alle criptovalute. In termini di tassazione, non ci sono imposte sulle plusvalenze per le criptovalute detenute come investimento. Il «denaro elettronico» e gli «utility token» non sono considerati beni capitali e quindi non sono soggetti a tassazione sulle plusvalenze, a differenza dei «security token». Tuttavia, se si svolge attività di trading in modo professionale e ripetuto nel tempo, si è soggetti all’imposta sul reddito delle persone fisiche, con aliquote che variano dal 15% al 35% in base al livello di reddito.
  1. Georgia: in Georgia, i residenti godono dell’esenzione da qualsiasi imposta sui redditi derivanti dalla vendita di criptovalute. Le criptovalute stesse non sono soggette all’imposta sulle plusvalenze. Tuttavia, per le persone giuridiche, i profitti ottenuti dalle cripto-attività sono soggetti a un’imposta sulle società (CIT) con un’aliquota del 15%.
  1. Bielorussia: qui le attività legate alle criptovalute sono legalizzate dal 2018 e tutte le persone fisiche e giuridiche sono esentate dal pagamento di qualsiasi tassa sulle cripto attività fino al 2023, miners compresi. Attualmente, la Bielorussia è considerata un paradiso fiscale per le criptovalute, ma è importante notare che la legge sarà soggetta a revisione nel corso del 2023, potenzialmente introducendo cambiamenti.
  1. Emirati Arabi: negli Emirati Arabi Uniti (EAU), gli investitori individuali non sono soggetti a imposte sul reddito o sulle plusvalenze. A Dubai, in particolare, non esiste un’imposta sul reddito personale o sulle plusvalenze derivanti da criptovalute. Beni e servizi acquistati con criptovalute sono invece soggetti a un’imposta sul valore aggiunto del 5%.
  1. El Salvador: dal 2023, El Salvador ha abolito completamente le tasse sulle criptovalute, incluse le imposte sul reddito, sulle plusvalenze e sul possesso. Di conseguenza, i guadagni e le plusvalenze derivanti dalle criptovalute sono esenti da qualsiasi imposta. El Salvador è anche il primo Paese al mondo dove Bitcoin è considerato una moneta legale.
  1. Porto Rico: pur essendo un territorio degli Stati Uniti, il governo locale ha piena autonomia in materia di tasse sulle criptovalute ed esenta completamente i residenti dall’imposta sulle plusvalenze.
  1. Singapore è considerata un paradiso fiscale in quanto non applica imposte sulle plusvalenze, sia per individui che per imprese. Le criptovalute sono classificate come beni immateriali e il loro utilizzo come baratto esenta dall’imposta sulle transazioni. Tuttavia, le imprese che accettano criptovalute come pagamento devono pagare l’imposta sul reddito, così come le società che operano principalmente nel trading di criptovalute.
  1. In Malesia, i singoli individui non sono tassati sui profitti derivanti dallo scambio di criptovalute, a meno che le operazioni di trading siano frequenti e ripetute. Se si agisce come un day trader, i profitti sono soggetti a tassazione. Tuttavia, per le aziende coinvolte in attività cripto come il mining, lo staking e il trading, i profitti sono soggetti all’imposta sul reddito.
  1. Isole Cayman rappresentano un noto paradiso fiscale per gli investitori, inclusi quelli di criptovalute. La Cayman Islands Monetary Authority, l’autorità di regolamentazione fiscale del Paese, non prevede l’applicazione di imposte sulle plusvalenze o sul reddito per i residenti. Queste isole sono una scelta popolare per molte aziende crypto.

Iscriviti a Money.it