Cos’è la procedura di infrazione e cosa rischia l’Italia

Alessandro Cipolla

4 Aprile 2024 - 12:18

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Per il ministro Giancarlo Giorgetti è scontato che l’Ue apra una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per debito eccessivo: cosa significa e quali sono i rischi.

Cos’è la procedura di infrazione e cosa rischia l’Italia

Una procedura di infrazione per debito eccessivo da parte dell’Unione europea nei confronti dell’Italia appare essere certa. A confermarlo è stato il nostro ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in audizione alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato.

Essendo terminata a fine 2023 la sospensione del Patto di Stabilità e crescita introdotta a seguito della pandemia e prorogata per via della crisi energetica - ha dichiarato Giorgetti -, in base all’indebitamento netto registrato dall’Italia lo scorso anno (7,2% del Pil secondo le prime stime Istat) è scontato che la Commissione europea raccomanderà al Consiglio di aprire una procedura per disavanzo eccessivo nei confronti del nostro come di diversi altri Paesi”.

La decisione riguardante l’Italia e gli altri Paesi comunitari con un deficit eccessivo sarà presa a fine giugno, ovvero dopo le elezioni europee con il rinvio che è stato dettato dalla necessità di non condizionare la campagna elettorale, ma il nostro governo già si aspetta di ricevere la temuta lettera da Bruxelles.

Ma cos’è la procedura di infrazione? Quali sono i rischi per l’Italia? Vista la scontata decisione da parte dell’Ue, vediamo allora a cosa sta andando incontro il nostro Paese insieme a una decina di altri Stati membri tra cui anche la Francia.

La procedura di infrazione per deficit eccessivo

Stando alle parole di Giancarlo Giorgetti per l’Italia sarebbe scontata l’apertura di una procedura di infrazione per deficit eccessivo, con la lettera della Commissione europea che dovrebbe arrivare a fine giugno.

La procedura di infrazione scatta se uno degli Stati membri dell’Ue non rispetta uno dei due parametri del Patto di Stabilità, dal primo gennaio 2024 tornato in vigore dopo la sospensione durante il periodo della pandemia:

  • il disavanzo di bilancio supera il 3% del Pil;
  • il debito pubblico supera il 60% del Pil e non diminuisce di 1/20 l’anno (nella media dei tre precedenti esercizi).

L’iter della procedura di infrazione per correggere livelli eccessivi di disavanzo di bilancio o di debito pubblico di un Paese membro prevede per prima cosa una relazione da parte della Commissione, con l’Ecofin - il Consiglio Economia e finanza composto dai ministri competenti dei 27 Stati membri - che poi è chiamato a formulare un parere.

La palla poi passa al Consiglio che emette delle raccomandazioni se vengono riscontrati degli scostamenti rispetto alle normative comunitarie; lo Stato nel mirino così ha da 3 a 6 mesi per dimostrare di essersi adoperato per porre rimedio alla situazione in essere.

Come riporta Openpolis, se questo non accade il Consiglio può intraprendere quattro strade:

  • richiedere informazioni supplementari;
  • invitare la Banca europea per gli investimenti a riconsiderare la politica di prestiti verso lo stato;
  • richiedere allo Stato di costituire un deposito infruttifero presso l’Unione fino alla correzione del disavanzo eccessivo;
  • infliggere ammende.

Le decisioni prese cessano di essere in vigore solo nel momento in cui lo Stato membro corregge il disavanzo: il Consiglio così su richiesta della Commissione pone fine alla procedura di infrazione.

I rischi per l’Italia

Finora per l’Italia è scattata due volte la procedura di infrazione per deficit eccessivo: nel 2005 e nel 2009, entrambe le volte alla guida del governo c’era Silvio Berlusconi. Per bene nove volte invece il nostro Paese è stato oggetto delle relazioni, ma in sette occasioni si è salvato.

Adesso però tutto farebbe pensare a una nuova procedura di infrazione - andremmo così a eguagliare il poco edificante record di tre detenuto da Malta -, visto che nel 2023 il rapporto debito/PIL dell’Italia si è attestato al 137,3% e il deficit 2024 dovrebbe essere secondo le previsioni del governo al 4,3%.

L’Italia così presto potrebbe essere chiamata dall’Ue a correggere il proprio livello di disavanzo del debito: con ogni probabilità il governo dovrà aderire a un piano triennale contenente una correzione strutturale del deficit pari allo 0,5% annuo.

Il braccetto correttivo in cui l’Italia si appresta a entrare di conseguenza non sembrerebbe essere particolarmente severo - la musica cambierà dal 2027 quando si applicheranno a pieno le nuove regole del Patto di Stabilità -, ma le riforme promesse di pensioni e fisco difficilmente potranno vedere la luce così come sarà scontato un taglio alla spesa pubblica.

Che cos’è una procedura di infrazione

In generale la procedura di infrazione è uno degli strumenti più efficaci - e temuti - in mano all’Unione europea per cercare di far rispettare regole e impegni da parte dei 27 Stati membri. La decisione viene presa dalla Commissione che può agire per iniziativa propria, su segnalazione dell’Eurocamera o di privati cittadini.

Se la Commissione europea rileva che un Paese ha violato una norma comunitaria, invia una “lettera di messa in mora” concedendo al governo in questione due mesi di tempo per presentare le proprie osservazioni.

In mancanza di una risposta alla lettera oppure di motivazioni giudicate valide, la Commissione emette un parere motivato con cui si diffida il Paese in causa a porre fine entro una data stabilita.

Nel caso in cui la Corte di Giustizia accerta che lo Stato membro ha mancato l’obbligo riguardante la procedura di infrazione, questa emette una sentenza con le sanzioni applicabili che consistono in una penalità giornaliera e in una somma forfettaria, calcolate dalla Commissione sulla base di tre criteri specifici: la gravità dell’infrazione, la durata dell’infrazione e la necessità di garantire l’efficacia dissuasiva della sanzione.

Stando a questi criteri, per l’Italia la somma forfettaria minima è pari a 7.038.000 euro.

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