Con la revoca della cedolare secca il canone di affitto va rivalutato: ecco i rischi

Patrizia Del Pidio

23 Gennaio 2024 - 13:10

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Una volta scelta l’opzione della cedolare secca, può essere revocata dal proprietario che può applicare anche gli aumenti per le rivalutazione annuale.

Con la revoca della cedolare secca il canone di affitto va rivalutato: ecco i rischi

La cedolare secca può essere revocata dal locatore. Per ogni annualità successiva alla prima, entro il termine previsto per il pagamento dell’imposta di registro annuale, l‘opzione della cedolare secca può essere revocata e applicato l’aggiornamento del canone di locazione.

Ricordiamo che la cedolare secca è un regime di tassazione che può essere scelto, al posto dell’Irpef, per pagare le imposte sui canoni di locazione. Esercitando l’opzione il proprietario paga le imposte in base alle aliquote sostituire che possono essere al 10% o al 21%. La cedolare secca non è alternativa solo all’Irpef, ma va a sostituire anche l’imposta di registro e di bollo sulle proroghe, i rinnovi e le risoluzioni dei contratti.

Revoca dell’opzione della cedolare secca

Il locatore, in base a quanto previsto dal provvedimento direttoriale de 7 aprile 2011, deve comunicare tramite lettera raccomandata al conduttore, la volontà di rinuncia all’opzione di cedolare secca e la volontà di applicare l’aggiornamento del canone in base alla variazione dell’indice Istat.

La revoca può essere esercitata per ogni anno successivo al primo, entro il termine ultimo previsto per il versamento dell’imposta di registro riferita a quell’anno.

Una volta revocata l’opzione, il locatore può provvedere all’aggiornamento del canone di affitto in base all’inflazione. Il divieto all’aggiornamento, infatti, è previsto solo il periodo di durata dell’opzione: una volta revocata la cedolare secca, quindi, decade anche il divieto.

L’aggiornamento del canone all’inflazione deve essere calcolato sulla variazione sul contratto non rivalutato per effetto della cedolare secca.

Canone di locazione e aggiornamento Istat

Il canone di affitto si rivaluta annualmente in base all’andamento dei prezzi al consumo. L’andamento in questione è calcolato mensilmente dall’Istat sulla differenza rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. L’ultimo aggiornamento, con data 16 gennaio 2024, è riferito al mese di dicembre 2023 ed è pari a + 118,9 su base annua (adeguamento annuale dello 0,6% rispetto al mese precedente e del 12% su base biennale per i contratti che prevedono l’adeguamento ogni 2 anni).

Con l’adeguamento annuale o biennale, si fa in modo che l’importo del canone di locazione sia adeguato al costo della vita. Con la cedolare secca il canone mensile resta fisso e non è oggetto di rivalutazione annuale. Per chi ha scelto la cedolare secca, quindi, non è possibile applicare l’adeguamento in base alla variazione dei prezzi.

Una volta che viene revocata l’opzione della cedolare secca, però, il canone mensile di locazione può essere adeguato annualmente (od ogni due anni) all’andamento dei prezzi. Come si calcola l’adeguamento Istat?

La revoca della cedolare secca può essere scelta solo dal proprietario

Come abbiamo detto il proprietario dell’immobile, entro 30 giorni dalla scadenza dell’annualità, può revocare la scelta della cedolare secca. In questo modo i canoni di locazione che si percepiscono sono soggetti a tassazione ordinaria e non più agevolata, ma al tempo stesso il proprietario può adeguare il canone mensile all’inflazione, e questo, soprattutto negli ultimi anni, comporta un aumento dell’importo dovuto dal conduttore. In questa scelta, di fatto, l’inquilino non è considerato e non può opporsi alla modalità con cui il proprietario decide di pagare le tasse sui canoni che riscuote.

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