Certificato unico dei debiti tributari, cos’è, a cosa serve e come si richiede

Patrizia Del Pidio

11/12/2023

11/12/2023 - 15:29

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Cosa è il certificato unico dei debiti tributari e come può essere utilizzato dal contribuente? Vediamo come e a chi si richiede ed entro quanto giorni è emesso.

Certificato unico dei debiti tributari, cos’è, a cosa serve e come si richiede

Cos’è il certificato unico dei debiti tributari? Si tratta di un documento in cui sono riportati tutti i debiti di natura tributaria e permette, quindi, di conoscere la propria situazione debitoria. Si tratta di un certificato in cui è attestata l’esistenza di debiti tributari che derivano da imposte dirette o indirette in capo al contribuente che lo richiede. In esso, quindi, sono presenti tutte le imposte che il contribuente non ha pagato.

Chi può richiedere il certificato unico dei debiti tributari? A poterlo richiedere sono tutti i cittadini, ognuno per la propria situazione pendente nei confronti del Fisco. Se a richiederlo è un’impresa sono presenti anche debiti pendenti risultanti dal tribunale se sono in corso procedure come fallimento o liquidazione giudiziale.

A chi si richiede il certificato unico dei debiti tributari?

La domanda per avere il rilascio di questo certificato va presentata all’Agenzia delle Entrate alla direzione provinciale di competenza. L’emissione del documento, poi, avviene entro 30 giorni dalla richiesta. Come si presenta l’istanza? Bisogna compilare il modello di richiesta.

Modello richiesta certificato unico debiti tributari
Istanza da compilare

Il modello, poi, va presentato, sottoscritto, in uno dei seguenti modi:

  • con consegna di documenti e istanze, servizio presente sul portale dell’Agenzia delle Entrate allegando copia di un documento di riconoscimento;
  • consegna a mano presso un Ufficio territoriale di competenza;
  • con raccomanda con avviso di ricevimento da inviare all’Ufficio territoriale di competenza allegando copia di un documento di identità;
  • con Posta Elettronica certificata specificando nell’oggetto “Richiesta Certificato unico debiti tributari (Art. 364 D.lgs. n. 14/2019)”. Se sottoscritto con firma autografa è necessario allegare documento di riconoscimento.

Cosa indicare nella richiesta

Nella richiesta del certificato unico dei debiti tributari il contribuente deve inserire i propri dati identificativi (Se a richiederlo è una persona diversa dall’interessato dovranno essere inseriti quelli del soggetto di imposta per cui si richiede il documento).

Se a richiedere il documento è il soggetto di imposta dovrà indicare:

  • codice fiscale;
  • numero di partita Iva;
  • nome, cognome e denominazione;
  • domicilio fiscale.

Se a richiede il certificato p un soggetto diverso dal soggetto d’imposta si dovranno indicare:

  • codice fiscale;
  • cognome e nome;
  • residenza;
  • in qualità di (in questo campo bisogna indicare se a richiedere il certificato è un rappresentate della società, un delegato, un cancelliere del tribunale).

A cosa serve il certificato unico dei debiti tributari?

Oltre a permettere al contribuente di conoscere la propria situazione debitoria, con esso si possono conoscere anche debiti di cui ancora non si è a conoscenza perché non sono stati ancora contestati. Questo permette un pagamento degli stessi tempestivo.
Può essere utilizzato, poi, anche ai fini di procedure concorsuali come la liquidazione giudiziale.

Su specifica richiesta del debitore, infatti, l’amministrazione finanziaria è tenuta a fornire un certificato che elenchi tutti i debiti risultanti da:

  • atti;
  • contestazioni in corso;
  • contestazioni definite per le quali i debiti non sono stati ancora riscossi.

Cosa contiene il certificato unico dei debiti tributari?

Il certificato è un documento suddiviso in un prospetto a 11 colonne che contiene i seguenti dati:

  • nella colonna A la tipologia dell’atto;
  • nella colonna B l’identificativo dell’atto;
  • nella colonna A l’anno di imposta;
  • nella colonna D la data di notifica o della consegna;
  • nella colonna E l’importo residuo al netto degli interessi di mora che sono previsti per le cartelle di pagamento;
  • nella colonna F l’importo residuo non definitivo se per l’atto stesso:
    • pendono termini di impugnazione:
    • è stato impugnato o c’è presupposto di impugnazione;
    • non sono decorsi i termini di pagamento;
  • nella colonna G gli istituti definitori dell’Agenzia delle Entrate;
  • nella colonna H gli istituti definitori dell’Agenzia delle Entrate Riscossione;
  • nella colonna I l’eventuale dilazione;
  • nella colonna L l’importo sospeso;
  • nella colonna M l’importo in contenzioso.

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