Case green, obblighi per i proprietari più leggeri?

Nadia Pascale

27 Novembre 2023 - 15:03

condividi

Cambia la direttiva Case green, gli Stati hanno un maggiore spazio di manovra con conseguenti minori obblighi per i proprietari grazie alla «media nazionale».

Case green, obblighi per i proprietari più leggeri?

La direttiva Case green (o meglio “Epbd” Energy performance of buildings directive) sta generando preoccupazione in molti proprietari di casa per i quali si paventa l’obbligo di dover adeguare gli immobili e soprattutto sostenere i costi dell’adeguamento, per renderli a impatto quasi zero.

Dalle trattative in corso emergono però le prime novità e, in attesa del 7 dicembre, data in cui Parlamento Ue, Consiglio e Commissione, si riuniscono nuovamente, trapelano le prime indiscrezioni su obblighi più leggeri per i proprietari e maggiore autonomia per i governi nazionali.

La principale novità è rappresentata dall’introduzione della “media nazionale” come criterio per l’adeguamento alla normativa Case green.

Ecco cosa cambia con la nuova stesura della direttiva Case green.

Direttiva Case green, cambiano gli obblighi per i proprietari

Il testo approvato in prima stesura dal Parlamento europeo prevede obblighi molto stringenti per i proprietari:

  • gli edifici residenziali in Unione Europea entro il 2030 devono ottenere la classe energetica «E», mentre entro il 2033 la classe energetica «D»;
  • per gli edifici non residenziali e pubblici preesistenti, il raggiungimento della classe energetica «E» deve avvenire entro il 2027, mentre il raggiungimento della classe energetica «D» entro il 2030;
  • i nuovi edifici, se costruiti per fini pubblici, devono avere la classe «A», emissioni zero, già a partire dal 2026, mentre gli edifici privati devono essere costruiti con criteri che consentano le emissioni zero a partire dal 2028, ci sono quindi due anni in più di tolleranza.

I lavori di mediazione che stanno conducendo i Paesi membri portano, invece, a una linea più morbida in modo da garantire un maggiore margine di manovra.
L’ipotesi che sembra essere più quotata, in questo momento, è quella di fissare le medie di riferimento per ciascun Paese sull’intero patrimonio edilizio e non obbligare tutti i proprietari ad adeguare il singolo edificio.

I Paesi devono comunicare la road map degli interventi Case green

Gli Stati dovranno naturalmente studiare il proprio patrimonio edilizio, decidere su cosa puntare per raggiungere gli obiettivi e quindi scegliere quali interventi dovranno essere obbligatoriamente adempiuti nel breve termine e quali rimandati.

Si potrebbe, ad esempio, puntare su una nuova edilizia popolare adeguata ai nuovi criteri ed eliminare gli edifici più vetusti, senza incidere sulle sostanze economiche dei proprietari.
Si potrebbe incentivare ulteriormente l’uso del fotovoltaico senza obbligare i singoli proprietari a interventi particolarmente costosi sulla struttura.

I singoli Paesi dovranno delineare una road map in cui viene indicato anche il numero di edifici e unità immobiliari che annualmente devono essere adeguati alle nuove regole.
I Paesi membri potrebbero, quindi, anche escludere delle categorie di immobili dagli obblighi.

In base alle nuove disposizioni dovrebbe comunque restare invariato l’obiettivo finale, cioè l’azzeramento delle emissioni inquinanti degli edifici entro il 2050.
Tra gli obiettivi intermedi dovrebbe essere conservato l’obbligo di ridurre del 55% il consumo dell’energia primaria attraverso il rinnovo degli edifici più energivori. Per l’Italia vuol dire intervenire con priorità su 5 milioni di edifici su un totale di 12 milioni di quelli residenziali.

Case green, aumentano i prezzi degli immobili

Naturalmente la direttiva Case Green ha già ora un impatto sul mercato immobiliare. È stato calcolato che acquistare una casa che abbia buone prestazioni energetiche e che, quindi, non richieda lavori di efficientamento nel breve termine, ha un costo del 25% in più rispetto alla media nazionale.

Il costo elevato è determinato anche dal fatto che in Italia vi sono pochi edifici che hanno prestazioni energetiche particolarmente elevate. Nel 2022 solo il 10% degli immobili in vendita era classificato con classe da A1 ad A4, mentre il 65% degli immobili è in classe energetica F e G.

La legislazione italiana in materia è però abbastanza nebulosa, infatti, nel 2005 è stata recepita la Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (Epbd) del 2002, ma è stata data ampia autonomia alle Regioni per l’attuazione.

Le diverse Regioni hanno, quindi, adottato un sistema di certificazione della prestazione energetica eterogeneo.
A partire dal 2012 per la stipula di contratti di locazione o compravendita di immobili è necessario allegare l’Ace (Attestazione certificazione energetica) al contratto di compravendita o di locazione, inoltre la stessa deve essere indicata negli annunci immobiliari.

In seguito l’Ace è stato trasformato in Ape, attestazione prestazione energetica, ma restano differenze regionali. Questo implica che due abitazioni/edifici con caratteristiche diverse potrebbero avere la stessa classe energetica. Questa differenza è determinata anche dal fatto che il territorio italiano è diviso in diverse fasce climatiche e di conseguenza cambiano le emissioni inquinanti.
Naturalmente a questo punto è importante capire quali aiuti, o bonus edilizi, sono previsti per le famiglie che si ritrovano a sostenere le spese per l’adeguamento.

Iscriviti a Money.it