Allarme siccità, perché evitare i razionamenti sarà quasi impossibile per il governo Meloni

Giacomo Andreoli

20/03/2023

Secondo il ministro della Protezione Civile e del Mare, Nello Musumeci, governo ed enti locali potrebbero riuscire ad affrontare la siccità senza razionamenti, ma è una sfida quasi impossibile.

Allarme siccità, perché evitare i razionamenti sarà quasi impossibile per il governo Meloni

L’allarme siccità continua a spaventare l’Italia e in particolare il settore agricolo, assieme alle piccole comunità del Nord-Ovest, in cui i bacini idrici sono sempre più in difficoltà. Per questo il governo Meloni si è attivato e si sta coordinando con le Regioni per tutte le misure da mettere in campo da qui all’estate. L’obiettivo dell’esecutivo è evitare i razionamenti e secondo il ministro della Protezione Civile e del Mare, Nello Musumeci, “si potrebbe scongiurare il pericolo” se le condizioni meteo sosterranno il piano del governo.

Il razionamento dell’acqua è però competenza di Regioni ed enti locali, che già la scorsa estate si sono trovate costrette ad intervenire con alcune misure di questo tipo, mentre botti d’acqua viaggiavano lungo tutto il Paese e lo stato d’emergenza proclamato dall’allora governo Draghi faceva arrivare ristori immediati alle aziende agricole in crisi.

Siccità, il piano del governo Meloni per evitare i razionamenti

Secondo Musumeci saranno decisive la precipitazioni delle prossime settimane. “Monitoriamo in particolare Piemonte e Lombardia - ha spiegato - dove pesano anche le scarse nevicate e soffre l’agricoltura”.

Nel frattempo l’esecutivo ha creato una cabina di regia per definire un piano idrico straordinario, da stilare d’intesa con Regioni ed enti territoriali. Il primo obiettivo è quello di fissare le priorità e programmare gli interventi. A questo si affiancherà una campagna di sensibilizzazione per invitare la cittadinanza a usare responsabilmente le risorse idriche. Arriverà poi anche un decreto legge con la nomina di un commissario straordinario.

L’idea, però, è quella di andare oltre l’emergenza contingente e lavorare a un piano di “medio-lungo termine, che avrebbe 8 miliardi di euro di risorse a disposizione, tra fondi nazionali ed europei, già a disposizione dei ministeri che si occupano del settore idrico. Per Musumeci “dovevano essere spesi prima, la burocrazia e lo scarso coordinamento hanno rimandato troppo a lungo”.

Perché i razionamenti dell’acqua potrebbero essere inevitabili

Il governo vuole investire in dissalatori e depuratori e guardare al modello israeliano per ridurre gli sprechi, ad esempio non usando acqua potabile per irrigare i campi. Se serve, poi, interverranno di nuovo le autobotti a portare acqua dai bacini dove è disponibili fin dove non c’è. Tutto ciò basterà ad evitare i razionamenti?

Secondo l’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa, però, “il razionamento è purtroppo un rischio potenziale”, che potrebbe essere necessario anche se si mettessero in campo quelle che lui considera le misure giuste in questo momento, cioè: riparare le condutture che oggi perdono oltre il 40% di acqua e finanziare una irrigazione con acqua riciclata e piccoli invasi di approvvigionamento.

Per meteorologi e studiosi dei fenomeni di siccità, in effetti, questa estate il pericolo che la siccità sia peggiore dello scorso anno è forte, anche perché al momento la situazione è peggiore rispetto a un anno fa.

Secondo Legambiente, il potenziale che avrebbero insieme la raccolta delle acque meteoriche nelle città e il riutilizzo di quelle reflue per l’agricoltura è pari a 22 miliardi di metri cubi all’anno, cioè circa 3 volte la capacità contenuta nei 374 grandi invasi in esercizio, che ammonta a circa 6,9 miliardi di metri cubi. È la stima fatta dall’Osservatorio CittàClima, che nel dossier “Accelerare il cambiamento: la sfida dell’acqua passa dalle città” fotografa la situazione anche a fronte del fatto che sono aumentati del 367% i casi di danni a causa della siccità, dai 6 del 2021 ai 28 del 2022.

La ong sollecita una roadmap per riqualificare e riprogettare gli spazi aperti e gli edifici delle città, che punti al recupero del 20% delle acque meteoriche entro il 2025, del 35% entro il 2027 e del 50% entro il 2030.

Dove scatterebbero i razionamenti?

Si partirebbe con la limitazione dell’acqua per usi non domestici. Tra le aree dove possono scattare subito i razionamenti ci sono: il Piemonte, dove sono già entrate in azione le autobotti; molti paesi lungo la linea del Po e nella Pianura Padana, con portate al di sotto del minimo storico e ovviamente inferiori al 2022; vicino al Lago di Garda (ai minimi di livello di riempimento da 35 anni a questa parte).

L’assenza di piogge fa però salire la paura per una possibile siccità anche nelle zone tirreniche dell’Italia centrale. La decrescita di livello del fiume Tevere è evidente e sempre più forte: dall’Umbria fino alla foce. Anche il fiume Aniene e il Lago di Bracciano sono in forte difficoltà.

Se la situazione dovesse peggiorare si potrebbe valutare anche il razionamento dell’acqua per uso domestico, magari solo in alcune fasce orarie limitate. A rischio, poi, c’è anche la fornitura ininterrotta di energia elettrica, come segnalato a febbraio dall’assessore all’Ambiente della Provincia autonoma di Trento, Mario Tonina.

Certamente ci sono dei rischi sulla produzione idroelettrica - ha confermato il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin - perché se le dighe non sono in grado di far scendere l’acqua, la ruota non gira. Già l’anno scorso abbiamo avuto qualche riduzione e speriamo che si riescano a riempire le dighe nei prossimi due, tre mesi, visto che qualche pioggia dovrebbe esserci, altrimenti ci sarebbero delle conseguenze”.

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