Usa pronti al rilascio di riserve di petrolio, cosa significa per il mercato globale?

Violetta Silvestri

31/03/2022

Nel giorno in cui si riunisce l’OPEC, il greggio potrebbe subire la scossa degli Stati Uniti. Biden, infatti, potrebbe annunciare il rilascio di riserve di petrolio come mai nella storia.

Usa pronti al rilascio di riserve di petrolio, cosa significa per il mercato globale?

L’inflazione energetica, e quindi il prezzo del petrolio, restano protagonisti nella cornice della guerra in Ucraina causata dall’invasione russa.

La notizia trapelata dai media internazionali, infatti, racconta di un piano strategico sul rilascio di greggio dalle riserve che proprio oggi, 31 marzo, Joe Biden starebbe per annunciare.

Combattere l’aumento dei prezzi della benzina e la carenza di forniture in seguito dell’invasione russa dell’Ucraina è diventata una priorità di tutte le economie mondiali, anche degli Usa.

A quanto ammonta il potenziale rilascio di petrolio dalle riserve strategiche Usa e cosa significa per il mercato globale del petrolio?

Usa stanno per rilasciare petrolio dalle riserve: quali conseguenze?

L’indiscrezione rimbalza sui media mondiali stamane: l’amministrazione Biden sta valutando un piano per rilasciare circa un milione di barili di petrolio al giorno dalle riserve statunitensi, per diversi mesi.

Il rilascio totale potrebbe arrivare fino a 180 milioni di barili, il più grande nei quasi 50 anni di storia delle riserve Usa.

La Casa Bianca ha dichiarato che il presidente Joe Biden parlerà oggi dei suoi sforzi per ridurre i prezzi dell’energia e “abbassare i costi alla pompa per le famiglie americane”, impennati a livelli record anche a causa dell’aggressione all’Ucraina decisa dal presidente russo Vladimir Putin.

Biden è sotto pressione per rallentare il ritmo dell’inflazione - e ridurre in particolare i prezzi della benzina - con l’avvicinarsi delle elezioni di medio termine negli Stati Uniti a novembre. Il presidente ha già ordinato due grandi rilasci di petrolio dalle riserve statunitensi negli ultimi sei mesi: 50 milioni di barili a novembre e altri 30 milioni di barili a marzo, dopo l’invasione della Russia. Le versioni precedenti hanno avuto un effetto tenue: i prezzi medi alla pompa negli Stati Uniti sono aumentati dopo che l’amministrazione ha iniziato a discutere la sua prima versione lo scorso autunno.

La Casa Bianca sta anche lottando per convincere le nazioni OPEC ad aumentare la produzione abbastanza da ridurre i prezzi. Il cartello si riunisce proprio oggi, 31 marzo, per decidere della prossima produzione di greggio da mettere sul mercato ma non sembra intenzionata ad aumentarne il volume oltre i 400.000 bp al giorno.

“Il rilascio del petrolio negli Stati Uniti potrebbe essere efficace nel ridurre la volatilità selvaggia e ridurre i bruschi movimenti di tendenza al rialzo, ma con l’OPEC+ ancora riluttante a sostenere la produzione, i prezzi hanno bisogno di una soluzione a lungo termine”, ha affermato Avtar Sandu, un gestore di materie prime di Phillip Futures.

Il piano degli Stati Uniti è accompagnato da una spinta diplomatica affinché l’Agenzia internazionale dell’energia coordini un rilascio globale di petrolio da parte di altri Paesi.

L’inflazione energetica sta diventando insostenibile, complice le sanzioni contro la Russia. Più petrolio sul mercato aiuterebbe a raffreddare in parte i prezzi.

Le stime degli analisti sulla mossa di Biden

Cosa può davvero accadere al mercato del petrolio con la decisione, ancora da confermare, di Biden?

I prezzi del petrolio hanno reagito rapidamente alla notizia, ma è improbabile che ci sia un forte impatto a breve termine sui mercati fisici poiché i volumi sono ancora relativamente piccoli rispetto alle perdite dovute alla guerra in Europa secondo Daniel Hynes, stratega senior delle materie prime in Australia e New Zealand Banking Group Ltd.

“Un potenziale rilascio di greggio dalla Strategic Petroleum Reserve aiuterebbe il mercato a riequilibrarsi quest’anno, ma non risolverà un deficit strutturale per il petrolio”, hanno affermato in una nota analisti di Goldman Sachs.

Scetticismo è stato espresso anche dagli esperti di Oanda: “A lungo termine, significa che la riserva strategica statunitense sarà sostanzialmente ridotta, proprio quando la domanda salirà durante la stagione estiva degli Stati Uniti, provocando un potenziale rialzo per i prezzi del petrolio.”

Secondo ING, il rilascio sarebbe il più grande in assoluto se provenisse tutto dagli Stati Uniti e ciò aiuterebbe ad alleviare parte della mancanza di offerta. Mentre porterebbe il volume delle riserve petrolifere strategiche della nazione ai livelli più bassi dagli anni ’80, gli Stati Uniti probabilmente spingeranno per un rilascio coordinato in modo che la mossa abbia un impatto più significativo sul mercato.

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