Cosa rischia chi ha un profilo falso e quando è reato

Ilena D’Errico

7 Maggio 2024 - 00:08

Avere un profilo falso non è sempre legale e può perfino essere un reato. Ecco in quali casi e cosa rischia chi utilizza un account fake.

Cosa rischia chi ha un profilo falso e quando è reato

Creare un profilo falso sui social network non è troppo difficile, tanto che gli account fake fioccano su Instagram, Facebook e così via. Non sempre dietro l’intenzione di occultare la propria identità c’è un intento malevolo, anche se molti approfittano della cosa per agire in modo inopportuno. Non tutti sanno che non sempre avere profili falsi è legale e anzi, talvolta, si commette perfino un reato. Tutto dipende dall’uso che si fa dell’account fake e in parte anche dalle tecniche usate per celare la reale identità del titolare.

Quando avere un profilo falso è reato e cosa si rischia

Di per sé aprire un profilo sui social network che non rivela la propria identità non è illegale, a patto che non si utilizzi l’account fake per commettere illeciti o reati. Questi ultimi possono riguardare questioni evidenti come le truffe, le minacce, le estorsioni, l’adescamento e la condivisione di materiale pornografico senza consenso o avente ad oggetto minori.

In queste situazioni, terribili e purtroppo molto frequenti, tendenzialmente si sa di essere di fronte a un reato. Chi lo commette ne è a conoscenza, così come le vittime che lo subiscono, anche se non hanno avuto modo di accorgersene in tempo. Ci sono però ulteriori reati che possono essere integrati dall’utilizzo di un profilo falso che saltano meno all’occhio, venendo sottovalutati da ambo le parti finché non assumono particolari connotazioni di gravità.

I più comuni sono:

  • la sostituzione di persona;
  • gli atti persecutori (il cosiddetto stalking);
  • il trattamento illecito di dati (sebbene più frequente come illecito civile piuttosto che come reato).

Sostituzione di persona

La sostituzione di persona, punita dall’articolo 494 del Codice penale con la reclusione fino a 1 anno, è a mani basse il reato per eccellenza degli account fake, a volte commesso persino in modo consapevole. Secondo il Codice penale commette questo reato chi finge o comunque fa credere di essere un’altra persona per ottenere un vantaggio o procurare un danno.

Bisogna sapere che danni e vantaggi non sono da intendersi necessariamente in modo patrimoniale, ma anche che questo reato si configura anche quando un soggetto assume un’identità diversa da quella personale e si attribuisce qualità rilevanti giuridicamente che non gli competono.

In altre parole, si commette un reato quando il profilo falso utilizza l’identità di un’altra persona reale o immaginaria ma verosimile, dunque completa di nome e cognome, eventuali titoli e così via. Chi utilizza un profilo falso per mantenere l’anonimato affidandosi a un nomignolo inventato (che palesemente non corrisponde al nome anagrafico) e senza assumere qualità non vere (proprietà, titoli professionali e così via) non corre in questo rischio.

Atti persecutori

Gli atti persecutori si configurano quando il profilo falso viene impiegato per molestare ripetutamente uno o più soggetti, tanto da causare ansia, paura e un cambiamento delle proprie abitudini quotidiane, comprese quelle relative all’utilizzo dei social network. Lo stalking è punito dall’articolo 612 bis del Codice penale con la reclusione da 1 anno a 6 anni e 6 mesi, ma la pena viene aumentata quando il fatto viene commesso con mezzi informatici e telematici.

Trattamento illecito di dati

Oltre alla citata sostituzione di persona, l’utilizzo di dati altrui per l’account fake può far scattare il reato di trattamento illecito di dati individuato dall’articolo 167 del Codice della privacy e punito con la reclusione da 6 mesi a 1 anno e 6 mesi.

Questo reato si configura quando la violazione avviene con il fine di procurare ad altri un danno oppure di ottenere un profitto, in riferimento ai soli dati sensibili. Secondo la Cassazione questo reato può essere commesso anche dai privati cittadini.

In ogni caso, il trattamento di dati rappresenta sempre un illecito civile che dà diritto al risarcimento del danno, e può integrare ulteriori reati (dallo stalking alla diffamazione).

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