Premio Nobel per la Pace 2019: chi vincerà?

Camilla Carè

7 Ottobre 2019 - 17:59

Chi vincerà il Nobel per la Pace 2019? Tra i candidati in lizza, Greta Thunberg è la favorita. Ecco i nomi degli altri papabili vincitori.

Premio Nobel per la Pace 2019: chi vincerà?

Premi Nobel 2019 al via: dopo l’assegnazione dei Nobel per la medicina, la consegna più attesa è indubbiamente quella dei Nobel per la Pace. Chi sarà il vincitore quest’anno? È la domanda più gettonata di queste ore.

Il Nobel per la Pace è il riconoscimento mondiale più importante per politici, attivisti e personalità che si siano contraddistinti per azioni mosse dall’urgenza di inclusività e pace. Quest’anno il nome del vincitore o della vincitrice sarà annunciato venerdì 11 ottobre in diretta streaming dal comitato di consegna, che ha già dichiarato di aver ricevuto 301 nomination di cui 223 singoli individui e 78 organizzazioni. Il comitato ha il dovere di non rivelare i nomi per 50 anni dalla nomina, tuttavia possiamo basarci su indiscrezioni e speculazioni per individuare i maggiori candidati di quest’anno.

Chi vince il Nobel per la Pace 2019: i candidati

Il 2019 è stato un anno intenso per la politica e l’attivismo mondiale, e si possono individuare facilmente quelle personalità che hanno spiccato nella lotta per la giustizia e l’unione. Ecco i nomi dei favoriti per il Nobel della Pace 2019:

  • il primo ministro dell’Etiopia Abiy Ahmed, per la riconciliazione con l’Eritrea sancita nel 2018, suo anno di presa in carica. In un solo anno di governo, ha attuato strategie per la pace che comprendono l’accordo con il dittatore eritreo per la riapertura delle rispettive ambasciate, della comunicazione e degli scambi commerciali tra i Paesi.
  • il capo del gruppo indigeno brasiliano Kayapo, Raoni Metuktire. Il leader è simbolo vivente della lotta secolare dei popoli indigeni dell’Amazzonia nonché delle proteste ambientaliste nella stessa zona, che quest’anno è stata scenario e soggetto di devastanti incendi.
  • la prima ministra della Nuova Zelanda Jacinda Ardern, per l’empatia dimostrata verso le vittime dell’attacco terroristico a Christchurch. Dalle parole pronunciate in ricordo delle persone colpite dall’attacco (“Loro siamo noi”) alla decisione di indossare un hijab nell’incontro con la comunità musulmana, fino alla decisione di coprire i costi dei funerali di ogni vittima.
  • Papa Francesco. Sarebbe il primo papa della storia dei Nobel a ricevere il premio. Fatto è che in tre anni e mezzo di pontificato, Bergoglio ha conquistato milioni di persone per le sue idee sui rifugiati, la povertà e i cambiamenti climatici.

Tuttavia la favorita tra i favoriti resta la leader del movimento ambientalista Fridays For Future, la sedicenne Greta Thunberg.

Greta Thunberg Nobel per la Pace 2019: pro e contro la nomina

Da poco insignita da Amnesty International del premio Ambasciatore della Coscienza, Greta Thunberg sarebbe stata candidata al Nobel da tre membri del Parlamento norvegese e, nel caso di vittoria, sarebbe l’attivista più giovane al mondo a ricevere il premio Nobel. Più giovane anche dell’attivista pakistana Malala Yousafzai, premiata nel 2014 all’età di 17 anni.

Greta Thunberg meriterebbe il Nobel per la Pace 2019 per la capacità di aver creato e mosso un vero e proprio movimento per il clima, per affrontato a viso aperto i leader mondiali ed essere diventata volto rappresentativo di un’intera generazione che si vuole impegnare per avere un mondo migliore.
Inoltre il tema stesso della lotta di Greta potrebbe essere il focus scelto per il Nobel di quest’anno, in quanto attualissimo e di grande urgenza.

Le ragioni alla base delle posizioni contrarie all’assegnazione del Nobel alla giovane svedese sono le seguenti: la campagna lanciata da Greta contro l’utilizzo dell’aereo, denominata #flightshame, utilizza la parola vergogna non molto cara alla commissione. Inoltre la giovane età della Thunberg rende scettici gli esperti del premio, tra cui Asle Sveen che afferma “È un fardello tremendo dare un Nobel a un adolescente”.

Entrambi gli schieramenti si chiedono, tuttavia, se la lotta per l’ambiente rientri o meno all’interno dei confini del premio, come accaduto nel 2007 con la vittoria di Al Gore e l’IPCC.

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