Perché il governo andrà avanti e Renzi rimarrà nella maggioranza

Alessandro Cipolla

14 Febbraio 2020 - 08:53

Continuano le scintille tra Giueseppe Conte e Matteo Renzi sul tema della prescrizione: anche se il governo sembrerebbe essere a un passo dalla crisi, il sentore è che la maggioranza andrà avanti così com’è senza rimpasti o “sostituzioni”.

Perché il governo andrà avanti e Renzi rimarrà nella maggioranza

I tuoni non mancano di certo ma alla fine difficilmente pioverà. Sono giorni molto complessi per il governo giallorosso, con la questione della riforma della prescrizione, ma ultimamente ci sarebbe anche il nodo Autostrade, che agita le acque della maggioranza.

Le ultime notizie raccontano di un CdM disertato dalle due ministre di Italia Viva dove il lodo Conte, che prevede lo stop alla prescrizione solo per i condannati in primo e secondo grado, è stato inserito nel disegno di legge sulla riforma del processo penale.

Questo vuol dire che il ddl adesso dovrà affrontare il consueto lungo iter parlamentare, un modo questo per prendere tempo e “passare la nottata”, ma se Matteo Renzi dovesse continuare a picchiare duro contro Palazzo Chigi il premier potrebbe anche accelerare il tutto e arrivare alla fatidica conta in Parlamento.

Il sentore è che alla fine i toni torneranno a essere normali e il pallone lentamente si sgonfierà, anche perché per Renzi far cadere il governo oppure uscire dalla maggioranza sarebbe un autentico suicidio politico, a meno che non abbia già in tasca un accordo con la Lega per un governo Draghi.

Perché il governo andrà avanti

La situazione all’interno della maggioranza è questa. Il Movimento 5 Stelle che è l’azionista di maggioranza sta attraversando il suo peggior periodo di sempre, è in sostanza senza un capo politico (non ce ne voglia il reggente Vito Crimi) e anche in questa polemica sulla prescrizione è rimasto in secondo piano lasciando in prima linea il solo Bonafede insieme al premier Conte.

Il Partito Democratico è ringalluzzito dal voto in Emilia Romagna, ha trovato una buona sintonia con Palazzo Chigi ed è convinto che con i 5 Stelle così deboli potrà adesso imporre la propria agenda di governo all’esecutivo.

Liberi e Uguali con il 3% preso alle elezioni vuole restare al timone il più a lungo possibile, mentre capire cosa voglia Italia Viva al momento appare come una sciarada. Nel governo però la convinzione sembrerebbe essere che in fondo Matteo Renzi stia bluffando.

Per prima cosa bisogna ricordare che se mai il governo dovesse cadere la crisi deve esserci subito. Il prossimo 29 marzo ci sarà infatti il referendum per il taglio dei parlamentari: vista la scontata vittoria del Sì, i peones non vorranno mai andare a casa con quasi tre anni d’anticipo avendo pochissima chance di essere poi rieletti.

Se Matteo Renzi decidesse quindi di uscire dalla maggioranza a breve, si parla già un gruppo di centristi “responsabili”, dietro si mormora ci sarebbe la regia di Gianni Letta, pronti a sostituire quelli di Italia Viva.

Così facendo l’ex premier si troverebbe di colpo all’opposizione senza ottenere delle elezioni, un po’ come è capitato lo scorso agosto a Matteo Salvini. Resta il fatto poi che con ogni probabilità il vero obiettivo del senatore di Rignano non siano le urne, con il 4% attribuito dai sondaggi non andrebbe molto lontano, ma cacciare Giuseppe Conte da Palazzo Chigi per creare una sorta di governo istituzionale.

Da tempo si parla infatti di Mario Draghi come possibile premier, ma per questo ribaltone servirebbe il sostegno della Lega: se Giancarlo Giorgetti firmerebbe anche subito, Matteo Salvini invece è molto più scettico a riguardo.

Appoggiare un governo del genere significherebbe per il Capitano perdere molto appeal nella parte più radicale del suo elettorato, tutto a vantaggio della rampante Giorgia Meloni che invece rimarrebbe di certo all’opposizione.

Uscire dal governo infine vorrebbe dire per Matteo Renzi non sedersi al tavolo dell’abbuffata delle nomine di marzo, quando il governo andrà a riempire circa 400 caselle tra le principali partecipate statali.

Il fatto che finora sia Renzi che Conte, nonostante i toni duri, abbiano deciso di evitare lo scontro frontale è sintomo di come con probabilità la voglia sia quella di andare avanti, anche se queste aspre polemiche lasceranno delle cicatrici che difficilmente si potranno rimarginare.

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