Dogecoin: cos’è e come funziona

Pierandrea Ferrari

19/04/2021

Dogecoin, criptovaluta creata ad immagine e somiglianza di un popolarissimo meme: cos’è, come funziona e tutto quello che c’è da sapere.

Dogecoin: cos’è e come funziona

Il Dogecoin continua a tenere banco tra gli appassionati di criptovalute e gli investitori in cerca di profitti. E a dirlo, senza rischio di smentita, sono proprio i numeri. Un anno fa la valuta veniva scambiata a 0,0019 dollari, a distanza siderale dal Bitcoin e dalle prime Altcoin per market cap, ma con il vento favorevole dell’ultimo anno dritto nelle vele la crypto ha finito per realizzare un rialzo (monstre) del 13.573%, rompendo persino la quota dei 0,4 dollari prima di ritracciare. Un cammino che non ha eguali tra i seppur performanti BTC & Co..

Ma che cos’è, esattamente, questo Dogecoin? Come funziona? Di seguito una guida completa.

Dogecoin: cos’è e come funziona

Il Dogecoin, come accennato, è una criptovaluta creata nel 2013, nell’Oregon. Era ancora la prima repubblica dei social, e la comunità internettiana faceva circolare da tempo un meme raffigurante uno Shiba Inu, razza canina giapponese. Da lì, a tale Billy Markus venne l’ispirazione per fondere l’embrionale interesse verso le valute virtuali, che già montava, con la proverbiale irriverenza del web, dando vita ad una sorta di crypto-meme, il Dogecoin.

Insomma, uno scherzo, che tuttavia si è trasformato, di anno in anno, in qualcosa di vero, serio, tangibile, e che vale ormai quasi 50 miliardi di dollari. Incredibile, viste le premesse, ma tant’è.

Da un punto di vista prettamente tecnico, invece, il Dogecoin è una criptovaluta pura, ovvero viene utilizzata esclusivamente per effettuare pagamenti. In tal senso, è simile al Bitcoin, ma profondamente diversa, per logiche e natura, da valute come Ethereum e Ripple, che mettono le transazioni in secondo piano. Di base, dunque, il Dogecoin permette di comprare beni o servizi con un metodo di pagamento decentralizzato, sicuro e con bassi costi di commissione.

Non mancano le spine, tuttavia. E quella principale, al tempo del rinnovato interesse per le questioni dell’ecosostenibilità, è relativa al modo in cui vengono minati i token. Dogecoin utilizza infatti, come il Bitcoin, un modello di verifica proof-of-work, che sostanzialmente mette in competizione tra loro i miners, con enorme potenza di calcolo adoperata, enormi consumi di energia elettrica ed enormi danni all’ambiente.

Elon Musk e il Dogecoin

Tornando ai movimenti di mercato del Dogecoin, non vi sono dubbi sul fatto che buona parte dei rialzi della crypto siano da ascrivere all’incontinenza social di Elon Musk, numero uno di Tesla e SpaceX, che da mesi cerca di spingere i suoi follower, con una raffica di tweet, a puntare sull’asset.

Infatti, dietro pressoché tutti gli allunghi delle valuta, da un anno a questa parte, c’è stato un cinguettio del tycoon, e ancora oggi non è chiaro se i continui endorsement del geniale - ma controverso - “technoking” rispondano ad un interesse concreto verso il Dogecoin o siano soltanto un modo (velato) di prendere per il naso il mercato.

È un fatto, in ogni caso, che Elon Musk stia legando indissolubilmente il suo nome a quello della valuta, e che, in occasione di diverse interviste, abbia parlato del Dogecoin come della sua crypto preferita. E, tra il serio e il faceto, la quotazione continua a gonfiarsi.

Dogecoin, i motivi dell’ultimo boom

E il fattore Musk, a ben vedere, si nasconde anche dietro all’ultimo boom del Dogecoin. Nel giro di dieci giorni la crypto ha guadagnato infatti il 457%, passando da 0,061 a 0,34 dollari. Un exploit che, oltre ai tweet del tycoon (“Doge Barking at the Moon” l’ultimo post di Musk su Twitter), si può indubbiamente ascrivere anche all’Ipo di Coinbase, l’exchange che la scorsa settimana ha debuttato sul Nasdaq e premiato, a cascata, pressoché tutte le crypto.

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