Colpo di sonno alla guida, il conducente è sempre responsabile: cosa si rischia

Isabella Policarpio

07/01/2020

Colpo di sonno alla guida, il conducente del veicolo è sempre responsabile dei danni perché la stanchezza non è una causa di giustificazione. Chi soffre di disturbi del sonno può subire il ritiro della patente.

Colpo di sonno alla guida, il conducente è sempre responsabile: cosa si rischia

Il colpo di sonno alla guida non è una scusante, anzi chi provoca incidenti e danni di vario genere a causa di un improvviso colpo di sonno mentre è alla guida non solo risponde dei danni provocati ma è anche soggetto ad una multa per non aver prestato la dovuta cautela.

Le cose diventano ancor più gravi quando a causa del colpo di sonno, anche breve, il conducente passa con il rosso, non rispetta il senso di marcia o addirittura commette un omicidio stradale. Il guidatore non potrà mai avere una diminuzione di responsabilità, anzi potrebbe anche subire la revoca della patente se l’improvviso colpo di sonno è stato causato da un disturbo cronico.

Colpo di sonno: responsabilità e sanzioni

Può capitare a tutti di mettersi alla guida stanchi e assonnati. In questo caso però l’unica cosa da fare è accostare il veicolo e aspettare che il sonno passi, oppure proseguire dopo una pausa di ristoro. Questo perché l’articolo 141 del Codice della strada prevede che:

“il conducente deve sempre conservare il controllo del proprio veicolo ed essere in grado di compiere tutte le manovre necessarie in condizione di sicurezza, specialmente l’arresto tempestivo del veicolo entro i limiti del suo campo di visibilità e dinanzi a qualsiasi ostacolo prevedibile.”

Dunque in caso di notevole stanchezza il conducente non sarà certamente in grado di prestare la dovuta attenzione alla guida, alla segnaletica stradale, al rispetto del limiti e quindi aumenteranno le possibilità di fare incidenti. Per questo se si viene fermati dai vigili a causa di una infrazione non ci si potrà scusare dicendo che è stato un colpo di sonno, anche se di pochi secondi. Anzi, in questo caso viene applicata una multa che va da 41 euro a 169 euro, in base alla gravità della condotta. A questa sanzione se ne possono poi aggiungere delle altre se il conducente ha commesso altre violazioni del codice della strada, come andare troppo piano o troppo veloce, passare con il rosso, superare sulla striscia continua e così via.

Colpo di sonno, che succede in caso di incidente stradale?

Le cose si fanno più serie se il colpo di sonno alla guida provoca lesioni a cose altrui o persone. Di queste il conducente è sempre responsabile e oltre alle pene previste dovrà anche risarcire i danni.

Nell’ipotesi più grave, il colpo di sonno potrebbe anche provocare un incidente mortale, che a prescindere dal sonno o meno integra il delitto di omicidio stradale, per cui è prevista la pena massima di 18 anni di reclusione.

Ci si potrà chiedere come si faccia a dimostrare in giudizio che l’incidente è stato causato dal colpo di sonno e non da altri fattori. Questo arduo compito spetta ai consulenti tecnici che andranno a fare delle perizie sul manto stradale per determinare la dinamica dei fatti.

Disturbi del sonno alla guida: scatta il ritiro della patente

In casi estremi il colpo di sonno può portare al ritiro della patente. Questo accade quando il medico accerta che il guidatore soffre di disturbi del sonno tali da impedire una guida regolare e in sicurezza. Tale previsione normativa è stata introdotta dal decreto del ministero dei trasporti 22 dicembre 2015 il quale nega il rilascio/rinnovo della licenza di guida a:

“candidati o conducenti affetti da disturbi del sonno causati da apnee ostruttive notturne che determinano una grave ed incoercibile sonnolenza diurna, con accentuata riduzione delle capacità dell’attenzione non adeguatamente controllate con le cure prescritte.”

In maniera analoga, il rinnovo/rilascio della patente non è consentito nemmeno a chi soffre di particolari malattie neurologiche che limitano l’attenzione alla guida e mettono a rischio la sicurezza della circolazione dei veicoli. La valutazione circa la compatibilità della patologia con la guida spetta sempre alla commissione medica locale.

Anche quando viene riconosciuta l’idoneità, per i soggetti “a rischio” la licenza di guida ha una durata non superiore a tre anni, dopo i quali dovranno sottoporsi a nuovi test.

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