Caso Marra e caos Roma: ecco l’unica promessa mantenuta da Virginia Raggi

Antonio Atte

16/12/2016

16/12/2016 - 18:10

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Caso Marra: con l’arresto del braccio destro di Virginia Raggi e il caos che da mesi regna nella sua giunta, l’idea degli incarichi a progetto rischia di diventare l’unica promessa mantenuta dal sindaco M5S.

Caso Marra e caos Roma: ecco l’unica promessa mantenuta da Virginia Raggi

L’idea dell’assessorato a progetto rischia di diventare una delle poche promesse realizzate dalla kafkiana amministrazione capitolina targata Virginia Raggi. Forse l’unica.

Siamo a fine maggio e mancano pochi giorni alle elezioni amministrative del 5 giugno, stravinte al primo e poi anche al secondo turno dalla candidata del Movimento 5 Stelle. E’ il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, ospite della trasmissione di Rai 3 “In ½ ora”, ad anticipare la svolta rivoluzionaria: la giunta del futuro sindaco pentastellato avrà 9 assessorati a tempo determinato, per dire finalmente “basta alla rendita di una carica”.

L’esponente grillino non poteva certo prevedere le nefaste conseguenze della sua profezia. La giunta Raggi diventa ben presto la versione romanesca di “Dieci piccoli indiani”, il celebre romanzo giallo di Agatha Christie. Anzi, un film a metà tra il disaster movie e l’horror, dove nessuno è al sicuro e i personaggi, uno dopo l’altro, vanno incontro a epiloghi truculenti.

Giunta Raggi: i primi scricchiolii

Il cerchio si apre e si chiude con Raffaele Marra. Ai primi di luglio, l’ex direttore dell’ufficio Politiche abitative dell’era Alemanno viene nominato capo di gabinetto vicario insieme a Daniele Frongia, il braccio destro della Raggi.

E qui cominciano le prime rogne. La figura di Marra, il “Rasputin” del Campidoglio, è vista di cattivo occhio da molti pentastellati per via del suo passato. In un post su Facebook risalente a settembre, la deputata 5 Stelle Roberta Lombardi arriva addirittura a definirlo “il virus che ha infettato il Movimento”.

Dopo le pressioni, Raggi revoca l’incarico e piazza il suo uomo di fiducia alla guida del personale del Campidoglio. Viene ritirata anche la delega di Frongia, che diventa vicesindaco con delega allo Sport e alle Politiche Giovanili.

Giunta Raggi: il caso Raineri e le dimissioni di Minenna

Il ruolo di capo di gabinetto è affidato a Carla Raineri. Ma il magistrato della Corte d’Appello di Milano rimane in sella per pochissimo tempo. Costretta alle dimissioni dopo un parere dell’Anac di Cantone sulla sua nomina irregolare, Raineri lamenta la presenza di un clima intimidatorio tra le mura di Palazzo Senatorio e presenta un esposto in procura.

Da qui parte un’indagine che culmina con il blitz di ieri in Campidoglio da parte della polizia per acquisire gli atti sulle nomine effettuate dal sindaco Raggi.

Per solidarietà con Carla Raineri, il primo settembre Marcello Minenna lascia l’incarico di assessore al Bilancio. Nello stesso giorno si dimettono anche il dg e l’amministratore unico di Atac, Marco Rettighieri e Armando Brandolese.

Al posto di Minenna la Raggi sceglie il magistrato in pensione Raffaele De Dominicis, il quale viene silurato ancora prima di insediarsi per via di un’indagine per abuso d’ufficio. Nel frattempo se ne va anche il ragioniere generale Stefano Fermante.

Il 30 settembre Raggi affida l’assessorato al Bilancio ad Andrea Mazzillo, mentre Massimo Colomban riceve la delega alle partecipate.

Giunta Raggi: Berdini, Muraro e l’arresto di Marra

Gli ultimi mesi di passione vedono protagonisti l’assessore alla Sostenibilità ambientale Paola Muraro e quello all’urbanistica Paolo Berdini.

La prima lascia l’incarico il 13 dicembre dopo aver ricevuto un avviso di garanzia per presunti reati ambientali commessi nel periodo in cui era consulente Ama. Il secondo è ancora al suo posto, ma potrebbe presto gettare la spugna per i contrasti con la Raggi sulla realizzazione del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle.

L’arresto di oggi di Raffaele Marra - il quale, secondo l’accusa, avrebbe intascato una tangente nel periodo in cui lavorava all’Enasarco - chiude il cerchio di questo primo semestre di fuoco targato Raggi. All’insegna di una promessa mantenuta fin troppo scrupolosamente: ben vengano gli incarichi a progetto, ma qui si esagera.

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