Assegno di inclusione tolto a chi commette questi errori (elenco completo)

Simone Micocci

02/03/2024

13/03/2024 - 15:57

condividi

Quali sono gli obblighi e i divieti che se non rispettati fanno perdere il diritto all’Assegno di inclusione? Facciamo chiarezza.

Assegno di inclusione tolto a chi commette questi errori (elenco completo)

La normativa che disciplina l’Assegno di inclusione, al pari di quanto succedeva con il Reddito di cittadinanza, prevede degli obblighi da rispettare al fine di mantenere il diritto al beneficio.

Sono diverse le situazioni che possono comportare la perdita dell’Assegno di inclusione e in alcuni casi si può trattare anche di errori commessi in buona fede. Tuttavia, “la legge non ammette ignoranza” e per questo motivo non ci si può giustificare dicendo di non sapere che un certo comportamento era vietato.

Ecco perché conoscere con esattezza quando si perde l’Assegno di inclusione è importante per non rischiare di ritrovarsi nella spiacevole situazione in cui oltre a non percepire più il sostegno bisogna anche restituire quanto è già stato ricevuto (e speso).

A tal proposito, per facilitare la comprensione degli obblighi dell’Assegno di inclusione, con l’obiettivo di realizzare una guida utile per tutti i percettori della misura, abbiamo suddiviso i vari obblighi e divieti per ambito.

Obblighi e divieti connessi alla politica attiva

Anche l’Assegno di inclusione, come il Reddito di cittadinanza, è collegato a una politica attiva che prevede, in base al profilo dei singoli componenti del nucleo familiare, l’affiancamento da parte dei servizi sociali comunali oppure dei servizi pubblici o privati per il lavoro.

A tal proposito, in tale ambito vanno collegati i seguenti obblighi e divieti (con annesse sanzioni):

  • presentarsi presso i servizi sociali competenti sul territorio entro il 120° giorno dalla sottoscrizione del Pad. Chi non lo fa incorre nella sanzione della sospensione del beneficio;
  • rispondere alle convocazioni (sia la prima che le successive) dei servizi sociali o dei servizi per il lavoro. In caso di assenza, senza giustificato motivo, l’Assegno di inclusione decade.

La prestazione viene tolta anche nel caso in cui anche uno solo dei beneficiari, salvo i casi di esonero:

  • si rifiuta di sottoscrivere il Patto di inclusione (con i servizi sociali) o il Patto di servizio personalizzato (con i servizi per il lavoro);
  • non partecipa alle iniziative di carattere formativo o di riqualificazione, o a qualsiasi altra iniziativa di politica attiva o di attivazione, inserita nel Patto di inclusione o in quello di servizio personalizzato;
  • non frequenta un percorso di istruzione degli adulti di primo livello o comunque funzionale all’adempimento dell’obbligo di istruzione;
  • non accetta un’offerta di lavoro congrua.

Ovviamente è possibile venir meno a uno dei suddetti obblighi e non rischiare la perdita dell’Adi in caso di giustificato motivo.

Va detto, inoltre, che quando l’Assegno di inclusione viene tolto per la mancata partecipazione alle politiche attive da parte di un componente, quindi per uno dei casi appena indicato, si può presentare la nuova domanda solamente trascorsi 6 mesi dalla decadenza.

Obblighi connessi allo svolgimento di un’attività lavorativa

L’Assegno di inclusione non è incompatibile con lo svolgimento di un’attività lavorativa: anzi, entro i primi 3.000 euro di reddito sono persino cumulabili.

Tuttavia, ci sono degli obblighi e dei divieti. In primis l’Inps va informato rispetto alla propria condizione lavorativa utilizzando il modello Adi-Com che indipendentemente da quello che è il reddito che si presume percepire va inviato entro 30 giorni dall’avvio dell’attività di lavoro subordinato.

Lo stesso deve fare chi avvia un’attività di lavoro autonomo, per il quale la comunicazione va data entro il giorno precedente l’inizio dell’attività, con l’obbligo poi di informare l’Inps ogni trimestre rispetto al reddito percepito.

Chi non rispetta queste scadenze incorre nella decadenza dell’Assegno di inclusione. Lo stesso vale per chi nel corso delle attività ispettive viene scoperto mentre svolge attività di lavoro in nero, per il quale ci sono anche sanzioni di tipo penale oltre all’obbligo di restituire quanto indebitamente percepito.

Mantenimento dei requisiti reddituali e patrimoniali

Ovviamente l’Assegno di inclusione viene tolto anche quando nel periodo di fruizione vengono meno i requisiti per beneficiarne. Ciò può accadere quando dalla presentazione del nuovo Isee oppure del modello Adi-Com ne risulta il superamento delle soglie patrimoniali o reddituali.

A tal proposito, con il modello Adi-Com ci sono 15 giorni di tempo per comunicare tutte quelle variazioni che incidono sulla percezione del beneficio, ad esempio quando a seguito di una donazione si supera il valore del patrimonio mobiliare, oppure se si entra in possesso di un immobile con conseguente superamento del limite reddituale.

Chi non lo fa va incontro alla decadenza della misura.

Variazioni dello stato dei componenti del nucleo familiare

L’Assegno di inclusione si perde anche quando non vengono comunicate all’Inps le variazioni riferite ai componenti del nucleo familiare.

È il caso ad esempio dell’aggiunta o dell’uscita di uno o più componenti, con l’obbligo di presentare una Dsu ai fini Isee aggiornata entro 1 mese dall’evento. Ed eccetto i casi di nascita e morte, bisognerà presentare anche una nuova domanda di Assegno di inclusione.

Ci sono 15 giorni di tempo, invece, per comunicare attraverso il modello Adi-Com se dopo la presentazione della domanda sono sopravvenuti nel nucleo familiare componenti in stato detentivo o ricoverati in istituti di cura di lunga degenza, come pure in qualsiasi altra struttura residenziale a totale carico dello Stato.

Lo stesso vale per quei componenti che hanno rassegnato le dimissioni (eccetto la giusta causa) dal lavoro.

Iscriviti a Money.it