Chi sono i franchi tiratori?

Isabella Policarpio

13/07/2021

Qual è il significato di franchi tiratori, chi sono e perché questo termine viene usato in politica.

Chi sono i franchi tiratori?

Chi sono i franchi tiratori? Da cosa ha origine questo termine e perché si chiamano così? Non di rado nel linguaggio politico-giornalistico si sente parlare di loro, con una accezione negativa.

I franchi tiratori, infatti, sono coloro che esprimono un voto diverso da quello concordato con il partito di appartenenza, approfittando dello scrutinio segreto in Senato o alla Camera.

Si parlò a lungo di franchi tiratori in occasione della mancata ascesa al Quirinale di Romano Prodi nel 2013 (impedita da oltre 100 “franchi tiratori”) e se ne torna a parlare in questi giorni in merito all’approvazione del testo del ddl Zan.

Scopriamo chi sono, che significa questo termine e perché viene usato in senso figurato in politica.

Chi sono e perché si chiamano franchi tiratori

Spesso in televisione e sui giornali si parla di “franchi tiratori” per indicare gli appartenenti alla classe politica che votano in senso contrario rispetto a quanto dichiarato in precedenza o concordato con i vertici del partito che rappresentano. In altre parole, i franchi tiratori sono coloro che mandando all’aria (o tentano di farlo) l’approvazione di una delibera, di una legge o l’elezione di un certo candidato.

Da dove viene questo termine e come mai è entrato a far parte del gergo politico italiano? Secondo il vocabolario della lingua italiana Treccani, il franco tiratore è un “Guerrigliero che opera, per lo più isolato o in piccoli gruppi, contro forze regolari, soprattutto nei centri abitati che il nemico cerca di occupare o sta evacuando” quindi - in senso figurato - il “rappresentante di un partito o di uno schieramento che, in votazioni a scrutinio segreto, vota di nascosto in modo diverso da quello concordato o ufficialmente deciso dal proprio partito o schieramento.”

Questa espressione appartiene al linguaggio militare ed è comparsa per la prima volta in Italia nel 1870, come traduzione del termine “franc-tireur” (franchi tiratori) utilizzato dai giornali francesi per indicare i combattenti volontari nella guerra franco-prussiana dotati di notevole autonomia organizzativa. La parola “franco”, infatti, significa “libero”.

Il termine ricomparve durante la seconda guerra mondiale come sinonimo di “cecchini”, alludendo al fatto che colpiscono l’obiettivo nascondendosi e all’improvviso.

Il passaggio dal vocabolario militare a quello politico/giornalistico risale agli anni ‘50, da allora il franco tiratore è sinonimo di “traditore”; infatti, sfruttando le votazioni a scrutinio segreto (e non palese), possono esprimere delle preferenze in forma anonima per mandare all’aria elezioni o votazioni senza che il partito di appartenenza possa prendere provvedimenti in merito.

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