Tutti i rischi per l’economia globale in 6 punti

Violetta Silvestri

20 Aprile 2024 - 13:18

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Economia globale ancora in bilico a causa di incertezza, squilibri, dati macro rischiosi: in 6 punti, ecco cosa è accaduto di importante in una settimana nelle potenze economiche.

Tutti i rischi per l’economia globale in 6 punti

L’economia globale naviga in acque agitate, anche se l’impennata dei prezzi energetici e la recessione sembrano scongiurate.

Un’attenta osservazione degli ultimi eventi macroeconomici mondiali accaduti in questa settimana di aprile che volge al termine, ha messo in evidenza 6 motivi per cui le aspettative di crescita e sviluppo sono ancora offuscate, dall’Europa gli Usa fino alla Cina.

Jerome Powell ha segnalato che la Fed aspetterà più a lungo per tagliare i costi di finanziamento dopo una serie di dati sull’inflazione sorprendentemente elevati, che riducono lo spazio per politiche più accomodanti in tutto il mondo.

I capi della finanza globale riuniti a Washington per gli incontri primaverili del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, intanto, stanno valutando la forza dell’economia statunitense, mentre i tassi di interesse elevati e un dollaro forte costringono le altre valute a scendere e complicano i piani per ridurre i costi di indebitamento.

Nel frattempo, l’escalation del conflitto in Medio Oriente sta sollevando preoccupazioni per una guerra regionale più ampia che potrebbe far salire i prezzi del petrolio oltre i 100 dollari al barile.

In questa cornice si compone un quadro incerto con almeno 6 rischi provenienti da tutte le maggiori potenze.

1. Mondo frammentato

L’alta marea per i tassi di interesse globali è passata, ma la tregua per l’economia mondiale potrebbe essere limitata poiché i politici restano cauti nei confronti della minaccia dell’inflazione. L’ultima svolta di Powell crea un dilemma per i banchieri centrali di tutto il mondo.

Quest’anno il FMI ha aumentato le sue aspettative per la crescita economica mondiale, citando la forza degli Stati Uniti e di alcuni mercati emergenti, pur avvertendo che le prospettive rimangono caute in un contesto di inflazione persistente e rischi geopolitici.

La storia economica sempre più promettente del 2024 finora è quella di un mondo diretto verso un atterraggio morbido. Purtroppo quello stesso mondo sta diventando anche più pericoloso, diviso, indebitato e diseguale.

2. Usa destabilizzano il mondo

Le vendite al dettaglio negli Stati Uniti sono aumentate più del previsto a marzo e il mese precedente è stato rivisto al rialzo, dimostrando una domanda di consumo resiliente che continua ad alimentare un’economia sorprendentemente solida.

Mentre il presidente Joe Biden questa settimana ha osannato l’economia americana in forte espansione come la più robusta al mondo durante un tour della campagna di rielezione nella Pennsylvania, i capi della finanza globale riuniti a Washington hanno lanciato un messaggio diverso: gli Usa devono “calmarsi”.

Se da un lato l’economia più grande del mondo sta contribuendo a sostenere la crescita globale, dall’altro significa anche che gli Stati Uniti sono “leggermente surriscaldati”, ha affermato Kristalina Georgieva del FMI, in parte grazie alla posizione fiscale di Washington, con il divario di bilancio che si spinge verso il 7% del Pil. Il debito Usa rischia di essere insostenibile, mentre un dollaro che si rafforza sta mandando in crisi le altre valute, in Asia soprattutto.

3. Europa e i nodi da sciogliere

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sta scatenando una raffica di restrizioni commerciali contro la Cina nel tentativo di mantenere l’impegno di rendere l’Ue un attore politico più rilevante sulla scena globale. È nel settore della tecnologia pulita che l’Unione sta combattendo con più fervore per evitare la concorrenza delle importazioni cinesi a basso costo di tutto, dai veicoli elettrici ai pannelli solari.

L’inflazione nel Regno Unito intanto è rallentata meno del previsto lo scorso mese poiché i prezzi del carburante sono aumentati, spingendo gli operatori a sciogliere ulteriormente le scommesse su quanti tagli dei tassi di interesse la Banca d’Inghilterra effettuerà quest’anno.

4. La ripresa in Cina

La Cina ha registrato una crescita economica più rapida del previsto nel primo trimestre, insieme ad alcuni numeri che suggeriscono che le cose diventeranno più difficili nel resto dell’anno.

Il Pil è salito del 5,3% nel periodo, accelerando leggermente rispetto al trimestre precedente e battendo le stime. Ma gran parte del rimbalzo è avvenuto nei primi due mesi dell’anno. A marzo, la crescita delle vendite al dettaglio è crollata e la produzione industriale è stata inferiore alle previsioni, suggerendo sfide all’orizzonte.

5. Medio Oriente

Secondo quanto riferito, Israele ha risposto all’Iran venerdì mattina, dopo giorni di frenetica diplomazia da parte degli Stati Uniti e delle nazioni europee in cui hanno cercato di convincere il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a non rispondere in modo troppo aggressivo, se non del tutto, all’attacco iraniano.

La loro principale preoccupazione è quella di evitare una guerra più ampia in una regione già tormentata dal conflitto Israele-Hamas e che potrebbe portare i prezzi del petrolio sopra i 100 dollari al barile.

Gli scenari però restano tutti aperti e possibili, con i prezzi energetici per ora sotto osservazione, ma non con certezza. Inoltre, il controllo di Teheran dello Stretto di Hormuz, passaggio di merci, rende il conteso anocra più pericoloso per l’economia globale, le relazioni commerciali, i costi delle materie prime.

6. India e prezzi agricoli

L’India prevede un monsone superiore alla norma quest’anno, alimentando l’ottimismo sul fatto che abbondanti piogge stimoleranno la produzione agricola e la crescita economica, oltre a spingere il governo ad allentare i freni sulle esportazioni di grano, riso e zucchero.

La previsione di una stagione di monsoni nella normalità è di buon auspicio per l’allentamento dei costi alimentari e, infine, per l’inflazione dei prezzi al consumo, ha affermato Anubhuti Sahay, responsabile della ricerca economica per l’Asia meridionale presso Standard Chartered Plc.

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