Truffe non punibili se di lieve entità, cosa dice davvero la sentenza della Cassazione

Ilena D’Errico

28 Marzo 2024 - 23:50

condividi

La sentenza della Corte di Cassazione sulla non punibilità delle truffe di lieve entità, ecco cos’hanno stabilito davvero i giudici e cosa cambia nella repressione di questo reato.

Truffe non punibili se di lieve entità, cosa dice davvero la sentenza della Cassazione

La giurisprudenza in questi ultimi tempi sta attraversando svolte decisive, con cambiamenti in precetti che si consideravano ormai radicati e definizioni estremamente utili. La sentenza n. 8979 della Corte di Cassazione va ben oltre, segnando un precedente senza paragoni e che potrebbe influire sull’intera giurisprudenza. In particolare, la Corte ha dichiarato non punibili alcune truffe, sebbene ripetute, perché caratterizzate da lieve entità.

Su temi così delicati è facile interpretare impropriamente l’accaduto. Moltissime persone, appreso l’accaduto, stanno manifestando il timore che questa sentenza impedisca la punibilità di alcuni reati a discapito della collettività e della sicurezza dei cittadini. La finalità della Cassazione non è ovviamente questa, così come questo precedente non porterà affatto a una legalizzazione della truffa. È però vero che i giudici hanno ritenuto opportuno escludere la punibilità penale di questo reato, tenuto conto delle determinate e specifiche condizioni.

Cosa dice davvero la sentenza della Cassazione?

La citata sentenza della Corte di Cassazione riguarda il ricorso della Procura di Brescia. Il caso in oggetto è quello di un soggetto che ha denunciato di aver subito il furto di una carta Postepay, falsamente, dopo aver prelevato la somma di 150 euro. Secondo l’Arbitro bancario, infatti, in caso di furto Poste Italiane (o la banca che sia) deve restituire al cliente gli importi persi, salva comunque la possibilità di rifarsi contro il colpevole una volta condannato.

Una truffa a tutti gli effetti, con un bottino da 150 euro, dato che pari somma era già in possesso del soggetto. I giudici hanno quindi preferito non applicare le sanzioni penali, in ragione della “particolare tenuità del fatto”. Non si tratta di un concetto maturato nella sentenza, bensì esistente nel nostro ordinamento e disciplinato dall’articolo 131 bis del Codice penale.

Quest’ultimo esclude proprio la punibilità penale (niente pena pecuniaria o detentiva) per i reati che si caratterizzano di particolare tenuità, purché la legge non li punisca con pene edittali minime di 2 anni, ipotesi in cui si esclude automaticamente la tenuità. Quest’ultima va analizzata tenendo conto delle modalità e dell’eseguità del danno o pericolo procurato, a condizione che non si tratti di un comportamento abituale (diverso da ripetuto).

La non punibilità è comunque da escludere in casi particolarmente gravi, tra cui i motivi di crudeltà, l’approfittarsi di vittime in condizioni di minorata difesa, il causare morte o lesioni gravissime alla vittima seppur involontariamente. La sentenza della Cassazione è però da considerarsi innovativa per l’applicazione di questo principio alle mini-truffe, peraltro ripetute ma non abituali.

Truffe non punibili?

Il compito dell’ordinamento penale è quello di preservare l’incolumità collettiva, l’ordine, la sicurezza e la legalità. Non ci sono punizioni fini a sé stesse, bensì le pene devono essere applicate tenendo conto dell’impatto concreto del reato e delle sue conseguenze. L’importo della truffa è uno fra i tanti elementi che la Cassazione ha analizzato prima di giungere a questa conclusione, insieme anche al livello di colpevolezza dell’imputato.

La novità così introdotta potrebbe promuovere un cambiamento nell’applicazione delle pene ai reati minori, comunque conforme alla legge, e spingere la giurisprudenza ad adattarsi ai cambiamenti sociali rivedendo la proporzionalità delle pene. La Corte di Cassazione ha proprio la funzione di fornire l’interpretazione delle norme, ma in ogni caso le sentenze non hanno forza di legge.

Questo significa che a essere ribadito dalla Corte è il principio della particolare tenuità come causa di non procedibilità penale, con un esempio della sua applicazione alle truffe modeste, come previsto dalla legge. I tribunali continueranno a punire i reati di truffa come chiede l’ordinamento e potranno anche dissentire dagli Ermellini su casi analoghi. Ovviamente, c’è l’alta probabilità che un ricorso in Cassazione porti a una sentenza ispirata ai medesimi principi.

Nonostante ciò, non deve passare il messaggio che le truffe non sono punite, tantomeno per il solo fatto che hanno un importo esiguo.

Iscriviti a Money.it