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Trading su materie prime: Mercati24 punta su petrolio e gas

Redazione

09/12/2022

Nonostante l’accelerazione della transizione energetica, i combustibili fossili continuano a essere delle risorse essenziali per le economie mondiali.

Trading su materie prime: Mercati24 punta su petrolio e gas

Nel 2022 il prezzo del petrolio Brent è aumentato del 10,78%, mentre quello WTI del 7,37%, ma durante l’anno hanno toccato entrambi livelli di prezzo ben al di sopra dei valori attuali.

Per il prezzo del gas l’incremento è stato ancora più significativo e si è mantenuto elevato fino a oggi, con il future sul gas naturale che è passato da 3,815 punti di gennaio agli attuali 6,698 punti, ossia un incremento di oltre il 75% dall’inizio dell’anno. Ovviamente rimangono dei fattori di incertezza nell’ambito del trading di materie prime petrolifere, soprattutto in merito al possibile rallentamento dei rialzi dei tassi da parte della FED che ha generato un ritrovato ottimismo e forti vendite sui titoli Oil&Gas.

A ogni modo, secondo il sito specializzato Mercati24 petrolio e gas possono ancora offrire delle opportunità interessanti di investimento, specialmente in virtù dello scenario internazionale odierno e delle prospettive macroeconomiche per il 2023. Tra i fattori principali da considerare c’è naturalmente la guerra in Ucraina, con le tensioni relative al gas russo che potrebbero tornare ad acuirsi nel corso dell’inverno, una condizione che avrebbe effetti diretti sul prezzo del gas naturale qualora l’Unione Europea non dovesse trovare un accordo condiviso sul price cap del gas.

Oil&Gas: ecco cosa valutare prima di investire

Con i mercati azionari in caduta e il crollo del settore delle criptovalute, il trading di materie prime rimane uno degli ambiti più interessanti per gli investitori, specialmente per quanto concerne il trading speculativo. L’impatto del conflitto in Ucraina sui prezzi dell’energia continua a farsi sentire, nonostante lo spettro della recessione nel 2023 potrebbe rallentare la domanda di energia e spingere al ribasso le quotazioni di petrolio e gas, ancora oggi le due principali materie prime energetiche dell’economia globale.

Una previsione positiva per il prezzo del greggio è quella degli analisti di Morgan Stanley, che indicano come il Brent potrebbe salire fino a 100 dollari al barile nel primo trimestre 2023, anche in seguito al taglio della produzione da parte dell’Opec+ di quasi 2 milioni di barili al giorno. La riduzione, infatti, dovrebbe essere limitata all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti, mentre la maggior parte dei paesi produttori dovrebbe mantenere le sue quote, con un impatto effettivo che potrebbe essere di appena 800 mila barili di petrolio in meno al giorno.

Il target price di 100 dollari al barile è condiviso anche dagli esperti di Goldman Sachs, che hanno ridimensionato le stime precedenti di 10 dollari per il quarto trimestre 2022. A preoccupare la casa d’investimento USA sono soprattutto la recrudescenza del Covid-19 in Cina e l’assenza di una strategia chiara da parte dei paesi del G7 su come affrontare l’escalation del prezzo del gas russo, inoltre mancano ancora delle stime attendibili sul reale impatto del divieto al petrolio russo dell’UE sull’economia del vecchio continente.

Per quanto riguarda il future sul gas la volatilità è rimasta particolarmente elevata in queste settimane, sostenuta da un possibile inverno più rigido del solito negli USA. Secondo molti economisti questo inverno potrebbe verificarsi un prelievo record dagli stoccaggi di gas, sia in Europa che negli Stati Uniti, un’attesa che sta spingendo la volatilità del future sul gas. A tutto ciò bisogna aggiungere che l’indipendenza dal gas russo da parte dell’UE richiederà ancora diversi anni, con la BCE che prevede il raggiungimento di questo traguardo non prima del 2025, quindi con almeno 3 inverni in cui la Russia potrà usare il gas come strumento geopolitico.

Gli obiettivi troppi ambiziosi sulle rinnovabili

L’unica soluzione disponibile per ridurre la dipendenza dal gas russo e dal petrolio mediorientale sono le rinnovabili, tuttavia appare sempre più evidente come gli obiettivi europei siano troppo ambiziosi su questo fronte. Inoltre, la corsa del prezzo del gas ha spinto i paesi UE ad accelerare la transizione energetica, ma un rallentamento del prezzo potrebbe portare di nuovo a investire in queste risorsa energetica considerando i numerosi benefici economici che offre.

Bisogna tenere conto anche che lo spostamento dal gas russo all’acquisto di LNG americano non sarà strutturale ma temporaneo, come sembra indicare la durata dei contratti stipulati tra l’UE e USA. Se nel lungo termine l’azionario relativo alle rinnovabili dovrebbe offrire le opportunità migliori, quando finalmente l’Unione Europea sarà in grado di coprire la maggior parte del suo fabbisogno energetico con le energie verdi, nel breve e medio termine l’Oil&Gas e il trading di materie prime potrebbero continuare a trainare la speculazione e gli investimenti, anche in ambito retail.

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