Smart working, sì al diritto alla disconnessione: cosa cambia

Teresa Maddonni

16 Aprile 2021 - 16:28

Smart working: ai lavoratori va riconosciuto il diritto alla disconnessione. A prevederlo è un emendamento al decreto Covid di marzo approvato dalle Commissioni riunite Affari Sociali e Lavoro della Camera. Vediamo cosa cambia.

Smart working, sì al diritto alla disconnessione: cosa cambia

Smart working: arriva l’ok al diritto alla disconnessione con un emendamento del Movimento 5 Stelle al decreto Covid di marzo approvato dalle Commissioni riunite Affari Sociali e Lavoro della Camera. Ma cosa cambia in Italia?

Il diritto alla disconnessione viene riconosciuto laddove il decreto Covid prevede lo smart working fino al 30 giugno per i genitori con i figli fino a 16 anni in didattica a distanza o in quarantena.

L’emendamento riconosce il diritto alla disconnessione per il lavoratore in smart working al fine di tutelarne i tempi di riposo e la salute. Per le pubbliche amministrazioni al momento la tutela resta quella dei contratti collettivi, ferma restando la necessità di ridiscutere la disciplina anche per il post pandemia.

Non a caso il Parlamento europeo ha approvato recentemente la Risoluzione 2019/2181 del 21 gennaio che invita la Commissione europea a elaborare una Direttiva cui dovranno poi adeguarsi tutti gli Stati membri in termini di diritto alla disconnessione garantito ai lavoratori in smart working e non.

Ricordiamo che al momento lo smart working con la procedura semplificata, quindi senza accordo, è previsto fino al 30 aprile - sebbene si stia pensando a una proroga - dimostrandosi uno strumento fondamentale nel mondo del lavoro anche per affrontare la pandemia.

L’emendamento sul diritto alla disconnessione per lo smart working è un passo avanti per la disciplina. Vediamo cosa prevede nel dettaglio.

Smart wornking, sì al diritto alla disconnessione: cosa cambia

Il diritto alla disconnessione per chi è in smart working viene riconosciuto con l’emendamento al decreto Covid di marzo. Cambia di fatto per i genitori con i figli minori di 16 anni in didattica a distanza o in quarantena fino al 30 giugno.

Ricordiamo che il decreto Covid stabilisce che coloro che non possano svolgere il lavoro in modalità agile fino a quella data possono utilizzare il congedo parentale retribuito o anche in alternativa il bonus baby sitter per figli fino a 14 anni (tra i 14 e i 16 anni il congedo non è retribuito).

Con l’emendamento approvato, laddove per la PA la disciplina resta quella dei contratti collettivi, l’emendamento stabilisce testualmente che viene “riconosciuto alla lavoratrice o al lavoratore che svolge l’attività in modalità agile il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche, nel rispetto degli eventuali accordi sottoscritti dalle parti e fatti salvi eventuali periodi di reperibilità concordati”.

E ancora viene stabilito che il diritto alla disconnessione in smart working è “necessario per tutelare i tempi di riposo e la salute del lavoratore, non può avere ripercussioni sul rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi.

D’altronde questi sono i principi sui quali si basa anche la Risoluzione del Parlamento europeo di cui abbiamo detto.

Al di là di quanto previsto dal decreto per l’emergenza l’obiettivo in Italia è di cambiare la disciplina sullo smart working, o lavoro agile, rafforzandola anche in merito al diritto alla disconnessione e anche nella contrattazione collettiva.

Anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando recentemente è intervenuto sulla questione ricordando come lo smart working sia lavoro a tutti gli effetti e che quindi dovrà trovare una forte affermazione in sede normativa, insieme al diritto alla disconnessione, anche post pandemia.

In Italia a parlare di diritto alla disconnessione in merito al lavoro agile è l’articolo 19 della legge n.81/2017, ma che lo rimette all’accordo privato tra datore di lavoro e dipendente.

Di fatto, sebbene oggi viga in deroga alla suddetta legge la forma semplificata di smart working per emergenza Covid, in generale è necessario per il lavoro agile un accordo tra datore di lavoro e dipendente.

Il diritto alla disconnessione in Italia al momento è relegato al lavoro agile e non viene riconosciuto come diritto fondamentale a livello nazionale per tutti i lavoratori come avviene in Spagna o Francia, anche a quelli non in smart working.

I sindacati hanno già più volte ribadito la necessità di regolamentare ulteriormente lo smart working o lavoro agile con la contrattazione collettiva.

Smart working e diritto alla disconnessione: cosa chiede la Risoluzione UE

Di smart working e diritto alla disconnessione potremmo sentirne parlare a lungo specie dopo l’approvazione della Risoluzione da parte del Parlamento europeo a gennaio di cui abbiamo detto. Centrale nella Risoluzione approvata è il diritto alla disconnessione riconosciuto agli smart workers come fondamentale per la protezione della stessa salute dei lavoratori.

La cultura dell’iperconnessione e la crescente aspettativa che i lavoratori possano essere sempre raggiungibili in ogni momento può avere degli effetti negativi sull’equilibrio tra lavoro e vita privata, come anche sulla salute fisica e mentale e del benessere personale in generale.

La Risoluzione approvata in ultimo a gennaio dal Parlamento europeo definisce cosa si intende per diritto alla disconnessione ovvero: “il mancato esercizio di attività o comunicazioni lavorative per mezzo di strumenti digitali, direttamente o indirettamente, al di fuori dell’orario di lavoro”.

Il diritto alla disconnessione con lo smart working diventa ancora di più un’esigenza se si considera che da quando è iniziata la pandemia di COVID-19 circa un terzo dei lavoratori europei è da remoto, ma non c’è al momento un regolamento comune in Europa che definisca il diritto alla disconnessione. A chiederlo ora è la Risoluzione approvata.

Attraverso la successiva Direttiva della Commissione, ma già con la Risoluzione in verità, i governi degli Stati membri potrebbero impegnarsi ad appoggiare i sindacati nella regolamentazione del diritto alla disconnessione nel rinnovo dei contratti collettivi, cosa che per l’Italia, grazie anche all’emendamento approvato, con gli annunci del governo e l’impegno dei sindacati, sembra un obiettivo prossimo.

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