C’è l’accordo fiscale frontalieri tra Italia e Svizzera, Senato approva. Cosa cambia ora?

Redazione

31/05/2023

Tutte le novità inserite nell’accordo tra Italia e Svizzera sul trattamento fiscale da applicare ai frontalieri.

C’è l’accordo fiscale frontalieri tra Italia e Svizzera, Senato approva. Cosa cambia ora?

Alla fine il Senato ha detto “sì”. Con 120 voti favorevoli oggi l’Aula ha ratificato l’accordo tra Italia e Svizzera, con cui si definisce la nuova regolamentazione sulla doppia imposizione per lavoratori frontalieri. In contemporanea, la Svizzera ha ottenuto la tanto agognata eliminazione dalla black list italiana sancita nel 1999 che la relegava tra le realtà nazionali meno trasparenti.

Patto di reciprocità

Il nuovo accordo tra i due Paesi sul tema dei lavoratori frontalieri si sviluppa su un piano di reciprocità. Una novità, rispetto a quanto invece era stato stabilito nel 1974 che «premiava» soltanto i cittadini italiani attivi in Svizzera. Da ora in poi, quindi, le regole concordate avranno una valenza identica, ossia saranno considerate di riferimento anche per i cittadini svizzeri che lavorano sul nostro territorio nazionale. Ma cosa cambia in concreto? Ciò che muta è il metodo della tassazione. Sul lavoratore frontaliere - italiano o svizzero che sia - graveranno le imposte sia dello Stato in cui è residente, che quelle del Paese in cui percepisce il proprio reddito.

Telelavoro anche per i frontalieri

L’approvazione di oggi ha sciolto poi un’altra questione delicata che gravava sui lavoratori frontalieri italiani impegnati in Svizzera, relativa alla possibilità di svolgere parte delle proprie mansioni da casa. Sarà dunque possibile per loro operare in regime di telelavoro nel limite del 40% del tempo totale settimanale, a partire però dal 30 giugno di quest’anno.

Svizzera fuori dalla black list

Veniamo ora alla questione della black list. Anche qui la vicenda ha origini lontane che risalgono agli anni Novanta, quando fu approvato il decreto ministeriale n. 107 con cui l’Italia inserì la Svizzera nella «lista nera» dei Paesi considerati «a regime fiscale privilegiato», i cosiddetti paradisi fiscali. I motivi di questa decisione vanno ricercati nell’allora «segreto bancario» che permetteva alla Svizzera di tutelare i contribuenti italiani che dirottavano i propri averi nelle banche della Confederazione per sfuggire alla tassazione italiana. Con il tempo, nonostante il segreto bancario fosse poi venuto meno, l’Italia non aveva aggiornato la propria black list, lasciando la Svizzera in una posizione scomoda.

Frontalieri, un fenomeno interazionale

Con l’approvazione avvenuta oggi dal Senato si conclude dunque il lungo iter iniziato il 23 dicembre del 2020, con la firma dell’accordo di Roma. La nuova disposizione varrà per i nuovi frontalieri, ossia coloro che inizieranno a lavorare in Svizzera con permesso «G» a partire dal gennaio 2024. Il loro reddito percepito nella Confederazione sarà tassato all’80% in Svizzera, dichiarando nel contempo i proventi anche all’Italia dove pagheranno le imposte per la parte rimanente.
Oggi la Svizzera dà lavoro a circa 386.000 frontalieri provenienti dai Paesi confinanti.
In Italia per frontalieri si intendono quelle persone residenti in Comuni situati entro 20 chilometri dal confine, che quotidianamente si recano all’estero per lavoro. Oltre la metà arriva dalla Francia (56,4%), mentre il 23,7% - poco più di 91.000 persone - sono italiani e il 16,7% tedeschi. Gli italiani, circa 80mila sono impegnati nel Canton Ticino, mentre la quasi totalità dei rimanenti è attiva in quello dei Grigioni.

Argomenti

# Lavoro

Iscriviti a Money.it