Reddito di cittadinanza, il bluff del governo: cambia il nome e poco altro, assegno anche a chi può lavorare

Simone Micocci

7 Marzo 2023 - 11:21

Reddito di cittadinanza, cambia davvero poco con il passaggio alla Misura d’inclusione attiva: anche gli occupabili continueranno ad aver diritto a un sostegno statale.

Reddito di cittadinanza, il bluff del governo: cambia il nome e poco altro, assegno anche a chi può lavorare

Con l’uscita delle prime indiscrezioni sulla Mia, la Misura d’inclusione attiva che prenderà il posto del Reddito di cittadinanza già da quest’anno, viene scoperto il bluff del governo che in questi ultimi mesi aveva annunciato una stretta nei confronti degli occupabili, tanto da darne un primo segnale con la legge di Bilancio 2023 prevedendo che per tutti - eccetto che per chi ha nel proprio nucleo minori, disabili oppure over 60 - quest’anno l’assegno decade dopo il settimo mese di percezione.

Tant’è che queste famiglie si chiedevano cosa sarebbe successo dopo il settimo mese, ricevendo risposta che il governo li avrebbe accompagnati nella ricerca di un nuovo lavoro.

La stretta agli occupabili si sarebbe poi dovuta completare a inizio 2024, quando - citando le parole della ministra Calderone - al posto del Reddito di cittadinanza “ci saranno due percorsi distinti, uno di politica attiva per gli occupabili e un sostegno vero e proprio per chi invece non può lavorare”, anticipando quindi che lo Stato avrebbe smesso di supportare economicamente chi è nella condizione di poter lavorare.

Dichiarazioni smentite però dalle indiscrezioni sul Mia, su cui tuttavia il governo ci tiene a far sapere che si tratta solamente di una bozza e che modifiche sono all’ordine del giorno. Tuttavia, guardando a come viene ritagliata la Misura d’inclusione attiva non possiamo non notare che di diverso rispetto al Reddito di cittadinanza ci sia il nome e poco altro e che la stretta annunciata nei confronti degli occupabili avrà una portata inferiore rispetto a quanto dichiarato.

Mia 2023, salve queste famiglie

Con la Misura d’inclusione attiva, che dovrebbe essere introdotta già a settembre 2023, la platea dei beneficiari del Reddito di cittadinanza verrà suddivisa in due parti. Dovrebbe essere applicato lo stesso criterio già utilizzato dalla legge di Bilancio 2023 per valutare quali nuclei familiari avranno diritto al Rdc per tutto l’anno anziché per i 7 mesi previsti dalla manovra.

Quindi, da una parte i nuclei familiari in cui ci sono - indipendentemente dalla presenza o meno di occupabili - minori, disabili oppure over 60, e dall’altra tutti gli altri.

Per i primi le differenze rispetto al Reddito di cittadinanza sono minime, probabilmente la più importante riguarda il limite Isee che dovrebbe passare da 9.360 a 7.200 euro, riducendone così la platea.

Per il resto non dovrebbero esserci chissà che cambiamenti, tant’è che probabilmente sarebbe stato più semplice modificare il già esistente Reddito di cittadinanza anziché procedere con l’introduzione di una nuova misura. Ma il cambio nome è chiaramente un’operazione politica, con il governo che non ha voluto legittimare in alcun modo quanto fatto dal governo 5 stelle.

Gli importi dovrebbero rimanere gli stessi, con una base di partenza di 500 euro e incrementi riconosciuti in base al numero dei componenti del nucleo, come pure la durata nel primo periodo di percezione: la Misura d’inclusione attiva, quindi, spetterà per almeno altri 18 mesi, con la possibilità poi di rinnovarlo - previo un mese di sospensione - per altri 12 mesi.

Il passaggio, che avverrà alla decadenza del Reddito di cittadinanza, quindi solamente a gennaio 2024 per questi nuclei (visto che la legge di Bilancio li esclude dalla tagliola del settimo mese) dovrebbe essere indolore, almeno nell’immediato.

E ricordiamo che tra queste famiglie - a meno che il governo non dovesse rivederne i criteri di distinzione - ci sono anche quelle che al loro interno hanno uno o più componenti occupabili, “salvati” dalla presenza di minorenni, disabili e over 60.

La stretta, che come vedremo di seguito è persino meno severa di quanto era stato annunciato, verrà attuata solamente nei confronti di alcuni dei componenti occupabili, i quali potranno comunque esultare per la prospettiva di un nuovo sostegno alla scadenza del Reddito di cittadinanza.

Per gli occupabili la stretta è limitata

Sembrava che da agosto gli altri nuclei familiari avrebbero perso qualsiasi diritto al sostegno statale. La prospettiva per il dopo Reddito di cittadinanza, infatti, era quella di un percorso intensivo di accompagnamento al lavoro, privo però di qualsiasi sostegno economico.

Non sarà così, perché anche loro potranno godere della Misura d’inclusione attiva. Potranno farlo già alla scadenza del Reddito di cittadinanza e dopo aver atteso un mese di sospensione, quindi a partire da settembre 2023.

Rispetto all’attuale Rdc ci sarà però un sostegno inferiore: la base di partenza sarà 375 euro anziché 500, mentre la durata viene ridotta da 18 a 12 mesi. Rinnovarlo sarà possibile, ma in tal caso la durata sarà di 6 mesi; dopo la seconda scadenza, invece, bisognerà attendere fino a un anno e mezzo per un ulteriore rinnovo.

Una stretta c’è stata quindi, ma meno severa di quanto era stato dichiarato. Per il momento, quindi, anche i nuclei composti esclusivamente da occupabili possono tirare un sospiro di sollievo, ma è ovvio che dovranno intensificare la ricerca di un lavoro - e in questo saranno supportati tanto dai centri per l’impiego quanto dalle agenzie private - visto che dopo 1 anno e mezzo, stavolta sì, non avranno più diritto ad alcun sostegno.

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