Prezzo petrolio, cosa succede oggi? Usa e Mar Rosso in primo piano

Violetta Silvestri

21/12/2023

21/12/2023 - 08:39

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Il prezzo del petrolio apre stabile, ma il greggio resta osservato speciale per almeno 2 motivi. Tensioni in Mar Rosso e produzione statunitense sono i fattori chiave per monitorare la materia prima.

Prezzo petrolio, cosa succede oggi? Usa e Mar Rosso in primo piano

Il prezzo del petrolio resta in primo piano nella giornata di scambi di oggi.

La volatilità del greggio degli ultimi giorni ha riacceso i riflettori dei mercati e degli investitori sulla materie prima, ora sotto pressione soprattutto per 2 motivi: la tensione sul Mar Rosso che può sconvolgere il commercio internazionale - soprattutto di greggio - e i dati macroeconomici a livello mondiale, in grado di scuotere gli equilibri domanda/offerta.

Nel dettaglio, mentre si scrive il Brent scambia a 74 dollari al barile circa e i futures sul WTI a 79 dollari al barile, con entrambe le quotazioni poco mosse. I prezzi del petrolio sembrano quindi essersi stabilizzati dopo tre giorni consecutivi di guadagni, poiché i timori per la bassa domanda in seguito all’inaspettato aumento delle scorte di greggio statunitense hanno superato il nervosismo per le interruzioni del commercio globale nel Mar Rosso.

IN questo contesto più che mai incerto e pieno di insidie, gli investitori osservano le oscillazioni del prezzo del petrolio, cercando nuovi indizi per avere previsioni sulle quotazioni di greggio nel 2024.

Prezzo petrolio stabile oggi grazie a questi 2 fattori

Le quotazioni di greggio non riservano sorprese nei primi scambi di oggi.

Il petrolio ha registrato un rialzo questa settimana, poiché l’escalation degli attacchi nel Mar Rosso ha spinto i caricatori a deviare le navi dal Canale di Suez, passaggio strategico e cruciale per la fornitura di greggio e non solo.

Nonostante i guadagni dettati dai timori di un’escalation di tensione in Medio Oriente, il prezzo del petrolio dovrebbe registrare il suo primo calo annuale dal 2020, con gli investitori non convinti che l’OPEC+ sarà in grado di restringere il mercato nel prossimo trimestre nonostante la decisione del gruppo di prolungare i limiti dell’offerta. Ciò avviene con l’aumento della produzione da parte di Paesi al di fuori del cartello, tra cui Stati Uniti, Guyana e Brasile.

Proprio l’offerta di greggio statunitense ha controbilanciato la spinta in alto dei prezzi e riportato in primo piano la questione della produzione di petrolio maggiore della domanda. Mercoledì 20 dicembre la US Energy Information Administration (EIA) ha dichiarato che le scorte di greggio statunitense sono aumentate di 2,9 milioni di barili nella settimana terminata il 15 dicembre a 443,7 milioni di barili, rispetto alle aspettative degli analisti in un sondaggio Reuters che prevedevano un calo di 2,3 milioni di barili.

L’EIA ha anche affermato che la produzione Usa è salita al record di 13,3 milioni di barili al giorno (bpd) la scorsa settimana, rispetto al precedente massimo storico di 13,2 milioni di barili al giorno.

“L’attenzione del mercato è tornata sulla debole domanda globale poiché l’impatto sul Mar Rosso è considerato limitato sul petrolio fintanto che non si riversa nello Stretto di Hormuz”, ha affermato Tsuyoshi Ueno, economista senior presso il NLI Research Institute. “Anche l’aumento delle scorte di greggio statunitense e la produzione record di petrolio nazionale hanno aggiunto ulteriore pressione”, ha aggiunto.

È un mercato con molte tensioni e in particolare sull’offerta, secondo Vishnu Varathan, responsabile dell’economia e della strategia presso Mizuho Bank Ltd. “C’è il Mar Rosso, ma c’è anche una produzione record negli Stati Uniti e segnali di perdita di pcontrollo dell’OPEC sulla disciplina delle quote”.

Mentre gli Stati Uniti stanno valutando un’azione militare contro gli Houthi, Washington preferirebbe una soluzione diplomatica e sta lavorando con gli alleati occidentali e arabi per rafforzare una forza di protezione marittima. Quasi il 12% del commercio globale passa attraverso il Mar Rosso e più di 100 navi portacontainer stanno attualmente percorrendo la lunga rotta attorno all’Africa per paura di attacchi. Tuttavia, sul fronte petrolio, la crisi è finora solo tenuta e in stato potenziale, non reale.

Secondo gli analisti, l’impatto sull’offerta di greggio è stato finora limitato, perché la maggior parte della materia prima del Medio Oriente viene esportata attraverso lo Stretto di Hormuz. Se la situazione diventerà più grave e si estenderà all’Iran e al controllo di questo altro passaggio, le ripercussioni potrebbero essere più gravi. In generale, comunque, il prezzo del petrolio resta in primo piano in questo imprevedibile finale del 2023.

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