Prezzi gas più bassi, ma qualcosa non torna per l’industria in Europa

Violetta Silvestri

4 Febbraio 2023 - 11:37

Quali sfide deve ancora affrontare l’industria europea per non cadere? Ancora molte, e i prezzi più bassi del gas sono soltanto un precario vantaggio. Il focus sullo sviluppo industriale in Germania.

Prezzi gas più bassi, ma qualcosa non torna per l’industria in Europa

Con i prezzi del gas scesi dai massimi storici e rimasti sotto la soglia di 60 euro a megawattora, c’è nuova fiducia sulla possibilità che l’Europa non sprofondi in recessione.

La nota dei costi energetici in ribasso è stata menzionata con tono positivo anche da Lagarde nella conferenza stampa dopo la riunione Bce del 2 febbraio. Non c’è dubbio che questa componente così cruciale per l’inflazione può giocare un ruolo chiave nel raffreddamento dei prezzi. Tuttavia, i rischi energetici per l’Europa sono ancora in agguato.

Diversi fattori non lasciano ancora piena tranquillità al riguardo: dall’esito della guerra, all’incertezza sulle scorte di gas per il 2024 fino alla effettiva ripresa dello sviluppo industriale.

Un punto, quest’ultimo, diventato assai delicato per il vecchio continente anche a causa della rivalità con gli Usa, forte dei miliardari sostegni approvati dalla Casa Bianca per la produzione nazionale in campo green e non solo.

Per capire quanta ancora il comparto industriale europeo sia minacciato, basta fare un focus sulla Germania.Il Paese ha assistito a un’ondata di ottimismo sul fatto che il peggio della crisi energetica sia passato. Ma per le maggiori industrie della nazione locomotiva d’Europa, il quadro a lungo termine rimane deprimente.

L’industria tedesca soffre ancora. E il segnale non è buono per l’Europa

Aziende come BASF, Dow Inc e Lanxess AG sono pronte a tagliare migliaia di posti di lavoro e spostare gli investimenti fuori dalla Germania perché non si aspettano che Berlino fornisca in modo affidabile l’energia di cui hanno bisogno a prezzi vicini a quelli che una volta pagavano per il gasdotto russo.

“Non siamo più competitivi in ​​Germania”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Lanxess Matthias Zachert in una recente conferenza organizzata dal quotidiano Die Welt. Il produttore chimico con sede a Colonia prevede di mantenere i suoi siti di produzione nel Nord Reno-Westfalia, “ma i nostri investimenti per crescere ulteriormente andranno in località più competitive come gli Stati Uniti”.

La Germania sta spingendo a tutto campo per assicurarsi abbastanza energia a prezzi accessibili per evitare che la sua forza industriale si indebolisca. La fiducia delle imprese è aumentata nelle ultime settimane dopo che un periodo di tempo insolitamente caldo e il completamento anticipato di un terminale di gas naturale liquefatto hanno contribuito a far abbassare i prezzi ed evitare possibili razionamenti e blackout.

La tregua ha fatto tirare un sospiro di sollievo ad alcuni produttori: i giganti automobilistici Mercedes-Benz AG e Volkswagen AG erano preoccupati che il razionamento del carburante avrebbe inferto un duro colpo alle catene di approvvigionamento.

Tuttavia, la Germania non ha ricevuto importazioni dirette di gas russo da settembre: un cambiamento epocale considerando che Mosca rappresentava più della metà delle importazioni di gas tedesche prima dell’invasione dell’Ucraina. Con nessuna prospettiva di ripresa di tali importazioni, gli scenari per le aziende tedesche di prodotti chimici, vetro e materiali da costruzione, dove gas ed elettricità possono rappresentare un terzo dei costi, rimangono cupi.

Anche dopo i recenti cali, i prezzi dell’energia in Germania restano sostanzialmente più alti rispetto alle zone di produzione rivali negli Stati Uniti e in Asia.

Il gruppo industriale Aluminium Deutschland, per esempio, ha affermato che un recente sondaggio tra i produttori di metalli ha mostrato che due terzi hanno confermato un leggero miglioramento dei prezzi dell’energia negli ultimi mesi, mentre l’86% delle aziende ha descritto la prospettiva di forniture di gas ed elettricità a lungo termine in Germania come “non buone”.

L’industria chimica e farmaceutica tedesca impiega circa 466.500 persone e ha un fatturato annuo di oltre 200 miliardi di euro, secondo il ministero dell’economia tedesco. È parte integrante del settore automobilistico e di altre catene di approvvigionamento. Un sondaggio dell’associazione chimica tedesca VCI alla fine di gennaio ha rivelato che quasi la metà delle aziende chimiche prevede di tagliare gli investimenti in Germania quest’anno a causa dei costi energetici.

Allo stesso tempo, le imprese industriali stanno assistendo a un calo della domanda in un contesto di rallentamento dell’economia globale. Ciò rende sempre più difficile aumentare i prezzi in linea con i costi elevati.

La Germania lotta per il rilancio dell’industria

Riprendendo un’analisi di Bloomberg, emerge chiaramente come la guerra in Ucraina e la nuova tensione con la Cina stiano rivoluzionando il modo di fare affari e la politica industriale delle nazioni europee.

Durante i lunghi anni di Angela Merkel, aziende come Mercedes-Benz AG e Volkswagen AG erano libere di coniare fortune in Cina, e BASF SE e Uniper SE hanno tratto profitto dall’energia russa a buon mercato. Quei tempi del boom sono finiti.

L’invasione russa dell’Ucraina ha costretto il più affidabile cliente di petrolio e gas di Mosca a cercare rifornimenti altrove. La consapevolezza che l’industria automobilistica tedesca dipende troppo da Taiwan per i chip e dai fornitori cinesi per i materiali delle batterie ha spinto Berlino a prendere provvedimenti per ridurre la sua esposizione. Sotto la guida di Scholz, l’industria tedesca sta lottando per trovare nuove tecnologie e partner commerciali per fornire la spina dorsale per l’imminente trasformazione verde.

Scholz ha bisogno di investimenti del settore privato che lo aiutino a svezzare il Paese dal carbone, dal gas e dall’energia nucleare, il che significa vendere la Germania come destinazione per le aziende di nuova generazione.

Non a caso, domenica Scholz era a Buenos Aires, in Argentina, per assicurarsi l’accesso alle risorse di idrogeno. Lunedì era a Santiago, in Cile, a negoziare la fornitura di litio per l’industria tedesca. Più tardi era in Brasile, per svelare un pacchetto ambientale di 200 milioni di euro con fondi stanziati per iniziative di energia rinnovabile. In tutte queste fermate, il messaggio di fondo alla Germania aziendale e al resto del mondo era lo stesso: Berlino è aperta agli affari.

Tutti gli stati europei si stanno aprendo a nuove e necessarie relazioni commerciali: hanno bisogno di materie prime come gas, petrolio, litio, alluminio, rame ora più che mai. Le sfide della Germania sono quelle dell’Ue, che ha l’arduo e fondamentale compito di rendere competitiva e più indipendente l’area economica.

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