Petrolio: USA pronti a utilizzare le riserve strategiche per calmierare i prezzi

Mauro Speranza

07/10/2021

L’amministrazione Biden potrebbe mettere mano alle riserve strategiche di petrolio per cercare di ridurre i prezzi del petrolio.

Petrolio: USA pronti a utilizzare le riserve strategiche per calmierare i prezzi

Seconda giornata di calo per il prezzo del petrolio, dopo i picchi toccati martedì. Oggi i futures sul greggio WTI cedono l’1% e si attestano a 76,30 dollari, ritracciando dal massimo di 79,78 toccato ieri.
Il calo del petrolio arriva con le dichiarazioni della Segretaria di Stato USA per l’Energia che si aggiungevano alle parole di Putin sulle forniture di gas dalla Russia.
Con il prezzo della benzina negli Stati Uniti che continua ad aumentare, ormai ai massimi da sette anni, il governo americano potrebbe mettere mani alle riserve strategiche di petrolio, cercando così di alleviare la corsa del carburante.

Gli USA pensano alle riserve strategiche di petrolio

Un articolo del Financial Times rivelava le possibili mosse dell’amministrazione Biden per cercare di frenare l’aumento dei prezzi del petrolio dei giorni scorsi. A spiegarle è stata la Segretaria di Stato per l’Energia, Jennifer Granholm, la quale ipotizzava un ricorso alla Strategic Petroleum Reserve (SPR) quale misura attualmente presa in considerazione.

La SPR contiene attualmente circa 617,8 milioni di barili di greggio, livello più basso degli ultimi 18 anni, ma il governo potrebbe lo stesso vendere parte di questa riserva.
Dalla Casa Bianca, però, non hanno voluto confermare questa ipotesi. Interrogato sulla questione, il portavoce Jen Psak ha rifiutato di commentare le parole di Granhol. “Mi rimetto alla Segretaria per l’Energia, ma non ho niente di nuovo da riferire su questo da parte della Casa Bianca”, dichiarava ai giornalisti.

Un’altra ipotesi non esclusa da Granholm riguarda la possibilità di vietare le esportazioni di greggio, provvedimento revocato nel 2015 dall’allora Presidente Barak Obama.

I dati sulle scorte americane

L’ipotesi rilanciata dalla Segretaria arriva dopo il dato sulle scorte di greggio negli Stati Uniti rilasciati ieri dall’EIA, la divisione del Dipartimento dell’Energia americano, i quali hanno mostrato un aumento.
Nella settimana che terminava il primo ottobre, gli stock di greggio sono cresciuti di circa 2,3 milioni a 420,9 Mbg, dato superiore alle attese degli analisti che si attendevano un calo di 0,4 milioni.
In aumento anche le scorte di benzine, salite di 3,3 milioni a quota 225,1 Mbg, rispetto ad un calo previsto di 0,3 milioni.

Le parole di Putin

Ieri era stata anche la giornata dell’intervento del Presidente russo Vladimir Putin, il quale si mostrava pronto a stabilizzare i mercati energetici globali dopo le polemiche dei giorni scorsi sulla fornitura di gas verso i paesi dell’Unione europea.
Secondo Putin, “la crisi energetica è dovuta ad una somma di diversi fattori, comprese azioni affrettate, mentre la Russia resta un fornitore di gas affidabile per l’Asia e l’Europa e rispetta gli impegni in pieno”.

Se “tra le cause c’è la politica dei contratti di breve termine rivelatasi errata”, spiegava Putin, Gazpromnon ha mai rifiutato di aumentare le forniture di gas all’Europa, se richiesto”.
Dichiarazioni che venivano interpretate dal mercato delle materie prime come un’apertura da parte di Putin e che contribuivano a far scendere i prezzi di petrolio e gas e alleviare anche i mercati azionari.

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